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Fnsi 03 Feb 2006

Satira-Islam, le prese di posizione del Segretario generale della Fnsi, dell'Ifj e di Senza Bavaglio

'In occidente dovremmo tutti quanti mantenere molto ferma la barra sulla difesa della libertà, perché autolimitare la propria libertà di informazione sarebbe una concessione troppo forte nei confronti di chi questa libertà non la vuole'.

'In occidente dovremmo tutti quanti mantenere molto ferma la barra sulla difesa della libertà, perché autolimitare la propria libertà di informazione sarebbe una concessione troppo forte nei confronti di chi questa libertà non la vuole'.

Lo ha detto il segretario nazionale della FNSI, Paolo Serventi Longhi, a proposito delle recenti polemiche sulla pubblicazione di vignette satiriche riguardanti Maometto su alcuni giornali europei in un'intervista ai microfoni di Radio R101. Secondo Serventi Longhi, una posizione così forte non soltanto di alcuni gruppi estremisti, ma addirittura dei governi di paesi islamici preoccupa molto. 'Il fatto che vengano messi in discussione le relazioni economiche, politiche e sociali, così come il dialogo internazionale per una vicenda come questa, è un elemento assolutamente preoccupante'. 'Io - ha aggiunto - ho grande rispetto per la cultura islamica, ma questo rispetto non può far dimenticare i valori fondanti non tanto di una civiltà rispetto all'altra, quanto i valori della democrazia, della libertà dei diritti'. 'Credo che la libertà di informazione, di opinione, di satira, siano elementi forti di una crescita collettiva del mondo intero e anche elementi di una battaglia di libertà e di civiltà. Quando si rivendica il diritto che il mondo abbia rispetto per una battaglia, per una lotta, occorre avere la capacità di rispettare le altre opinioni anche nelle forme più forti'. Secondo Serventi Longhi 'non è legittimo addirittura calpestare le bandiere di quei paesi i cui organi di stampa decidono di pubblicare una vignetta che non ti piace'. (AGI) La Federazione internazionale dei giornalisti ha lanciato un appello ai media ''per evitare azioni che potrebbero provocare tensioni fra comunita' o all'estero'' a proposito delle polemiche scoppiate in seguito alla pubblicazione di alcun caricature di Maometto su vari giornali. In un comunicato, disponibile anche in arabo, la Federazione, che raccoglie giornalisti provenienti da 110 paesi, ha anche invocato un ''dibattito robusto e franco'' sul ruolo dei media nella promozione di una migliore comprensione fra culture. L'organizzazione ha espresso le sue preoccupazioni per il licenziamento del direttore di 'France Soir' Jacques Lefranc, definendolo ''un segnale pericoloso'', rilevando che ''i governi arabi che invocano azioni politiche contro i media sono colpevoli di ingerenza infondata nel lavoro dei giornalisti''. (ANSA) VIGNETTE BLASFEME/Per noi la libertà di Stampa vale quanto per loro Maometto In nome della libertà di stampa è possibile offendere con vignette blasfeme le convinzioni di milioni di persone? Questa domanda se la stanno ponendo in tanti in questi giorni dopo la pubblicazione sul quotidiano danese Jylland Posten di 12 caricature del profeta dell’islam, Maometto. In effetti, il Jylland Posten ha stampato i cartoon il 30 settembre scorso ma le manifestazioni di protesta sono scoppiate quattro mesi dopo. Certo il contenuto di quelle vignette era pesante. Maometto era raffigurato come un terrorista armato di granate e cinture esplosive, come se tutti i mussulmani fossero dei bombaroli. E’ questo un buon motivo per chiedere censure, condanne e sanzioni? No. Si può condannare nello stesso tempo il contenuto di quelle vignette, la mano che ha disegnato quelle facce orripilanti, e nello stesso tempo disprezzare, come un’offesa alla nostra cultura fatta di tolleranza e di ragione, di laicità, di separazione tra stato e religione, le manifestazioni che chiedono di condannare i vignettisti e pretendono le scuse dai giornali che hanno pubblicato i loro lavori. Certo lo si può e lo si deve fare, nel nome del sano principio invocato da Voltaire: “Io non condivido quello che tu dici ma mi batterò fino alla morte per il tuo diritto di dirlo”. Il nostro tipo di civiltà (attenzione! Proprio perché crediamo in uno stato laico, non daremo mai un giudizio di merito: migliore o peggiore di altre, la definiremo solo “diversa”) prevede il diritto di cittadinanza per tutte le idee e per tutte le opinioni. La libertà di stampa per noi occidentali è un bene prezioso. Gli unici confini sono: onestà, integrità e correttezza. In pratica ciò vuol dire che non si debbono pubblicare notizie false, quando si è a conoscenza del loro carattere ingannevole. Per scrivere che tizio è un ladro devo avere le prove che ha rubato! Nessun confine invece sulle opinioni, sulla critica e sulla satira ed è questo il caso delle vignette incriminate. Per giudicare se sia stata legittima la loro pubblicazione occorre rispondere alla domanda: è meglio tutelare la libertà di stampa e quindi non limitarla, oppure è meglio rispettare il sentimento religioso di chi si sente offeso da quelle vignette? Io non ho dubbi. Tutelare la libertà di stampa, principio cardine della nostra organizzazione sociale. Insomma, per noi la libertà di stampa vale esattamente quanto il loro Maometto. Massimo A. Alberizzi Senza Bavaglio

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