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Freelance 05 Mar 2010

Amedeo Vergani, presidente del Gsgiv sul caso Monica Andolfatto, redattrice del Gazzettino: "Sanzionata perché solidale con fotoreporter senza lavoro"

La gravità dell'accaduto dovrebbe far concentrare l'attenzione dei vertici del Sindacato, oltre che nella difesa della giornalista, anche sul problema che aveva innescato la sua presa di posizione - Tutta da verificare la legittimità degli "appalti" selvaggi che, soprattutto nei quotidiani, regolano i rapporti tra editori e agenzie fotografiche specializzate nella produzione dell'informazione visiva destinata ai lettori delle cronache locali - Le tariffe sono ormai così basse che possono essere accettate solo da chi non campa di solo fotogiornalismo (da " Redazione Gsgiv Notizie " )

La gravità dell'accaduto dovrebbe far concentrare l'attenzione dei vertici del Sindacato, oltre che nella difesa della giornalista, anche sul problema che aveva innescato la sua presa di posizione - Tutta da verificare la legittimità degli "appalti" selvaggi che, soprattutto nei quotidiani, regolano i rapporti tra editori e agenzie fotografiche specializzate nella produzione dell'informazione visiva destinata ai lettori delle cronache locali - Le tariffe sono ormai così basse che possono essere accettate solo da chi non campa di solo fotogiornalismo (da " Redazione Gsgiv Notizie " )

Monica Andolfatto, redattrice de "Il Gazzettino" e vicesegretaria del Sindacato giornalisti del Veneto, è stata sanzionata a livello disciplinare dai vertici del giornale per aver fatto girare in redazione un messaggio di solidarietà per un gruppo di fotoreporter rimasti senza lavoro dopo che l'azienda non aveva riconfermato l'appalto della cronaca fotografica di Mestre e Treviso ad una fotoagenzia locale per la quale lavoravano.

Secondo quanto è stato reso noto dal Sindacato, la colpa imputata dai dirigenti de "Il Gazzettino" alla giornalista è quella di "slealtà" perché il messaggio di solidarietà sarebbe stato diramato agli altri giornalisti con una email partita dal computer che lei ha in uso in redazione.

La sanzione disciplinare nei confronti di Monica Andolfatto è stata immediatamente contestata dalla Fnsi, dal Sindacato veneto e dal Cdr del giornale che invece giudicano i comportamenti della giornalista "perfettamente legittimi, tanto più che la sanzione è stata inflitta senza che le sia stato consentito un confronto con l’azienda nel merito delle questioni".

"La colpa della collega - spiega un comunicato del Sindacato - sarebbe stata quella di aver inviato dal suo computer un’email della redazione in segno di solidarietà all’agenzia fotografica che dopo anni di servizio, alla vigilia di Natale, vedeva rescisso il suo rapporto di collaborazione. La presa di posizione, va ribadito, era nata da un confronto interno della redazione e in quanto tale sottoscritta da tutti i giornalisti della medesima redazione".

"Per questa ragione - controbatte il Sindacato - oltre che ingiusto, il provvedimento adottato a danno di Monica Andolfatto presenta profili discriminatori. L’iniziativa, inoltre, appare diretta a impedire e limitare la libera espressione dei giornalisti. Un tentativo di intimidazione che respingiamo. Non entriamo qui ulteriormente nel merito della vertenza, ma di certo siamo di fronte ad un uso che riteniamo distorto del potere disciplinare: il quale, così, assume le caratteristiche di uno sterile strumento punitivo, estraneo alle ragioni e finalità per le quali la legge ed il contratto lo assegna al datore di lavoro. La forzatura è evidentemente volta, oltre che a colpire la collega, a ricreare al Gazzettino un clima di tensione e scontro. Lo riteniamo un gravissimo errore".

Dalla parte della redattrice de "Il Gazzettino" si è poi schierato anche l'Ordine dei giornalisti del Veneto.

"Un redattore che si espone e mette in gioco la propria carriera nell'interesse dei fotoreporter - ha commentato invece, a nome dei fotogiornalisti della Lombardia, Amedeo Vergani, presidente del Gsgiv dell'Associazione lombarda dei giornalisti - è "merce rarissima" e davvero molto preziosa in un ambiente professionale e sindacale nel quale i meccanismi e i problemi che stanno dietro alla produzione dell'informazione visiva pubblicata dai nostri giornali sembrano appartenere a galassie assolutamente ignote persino quando vengono imposti con prepotenza in tutta la loro evidenza da scandali come quelli emersi dalle recenti inchieste del filone "scatti&ricatti", comprese le corruzioni e i silenziamenti connessi".

" Speriamo che ora - ha sottolineato poi Vergani - dopo le loro belle parole di solidarietà, i vertici di Sindacato e Ordine difendano Monica Andolfatto anche nei fatti e con tutta la fermezza necessaria. E magari, se non vogliono continuare a fingere di non vedere e di non sapere, ne prendano pure spunto per andare ad analizzare a fondo gli avvenimenti all'origine della presa di posizione, ora sanzionata, della collega veneta e ne valutino bene la loro legittimità".

L'azione di solidarietà della Andolfatto e dei suoi colleghi di redazione era scattata dopo la decisione dei responsabili de "Il Gazzettino" di tagliare le spese di produzione dell'informazione visiva delle redazioni di Mestre e Treviso, rimpiazzando con un "fornitore" a minor costo l'agenzia fotografica "Union Press" che da circa dieci anni assicurava al giornale la copertura di tutti gli avvenimenti del territorio attraverso il lavoro dei suoi fotoreporter. Prima di perdere l' "appalto", i proprietari di "Union Press" avevano tentato di tenersi stretto il cliente abbassando di un ulteriore venticinque per cento le proprie tariffe già ribassate del trenta per cento proprio un anno prima. Tutto era però stato inutile: il giornale, secondo il parere generale, aveva trovato un rimpiazzo con offerte risultate imbattibili.

Si è trattato di un caso che purtroppo non è isolato nel gran caos del sistema del fotogiornalismo italiano dove, espulsi dalle redazioni anche i pochi fotoreporter assunti in organico, si è passati gradualmente al fenomeno ormai generale dell'appalto di interi settori informativi a strutture esterne senza alcuna veste giornalistica e "ingaggiate", anziché dai direttori di testata, direttamente dai dirigenti amministrativi in base a criteri selettivi determinati, come nelle pieghe più selvagge del libero mercato, da una progressiva e inarrestabile riduzione dei costi.

Hanno così preso molto spesso il sopravvento strutture di servizio e agenzie fotografiche che, pur di reggere ad una concorrenza sempre più al ribasso, impiegano collaboratori disponibili al sottocosto e quasi sempre al di fuori da ogni norma che regola il mondo del lavoro.

"In questo balletto infinito di "appalti" ottenuti con tariffe sempre più da canna del gas, la conseguenza numero uno è l'impossibilità di sopravvivenza economica per chiunque voglia campare esclusivamente di foto destinate ai giornali" commenta Vergani, aggiungendo che praticamente, è ormai da anni che, nella disattenzione generale, la professione di fotogiornalista, salvo eccezioni rare come i panda, sta diventando un po' in tutte le sue variegate forme di "esercizio" sempre più un autentico lusso destinato ai pochi che possono permettersi di lavorare in perdita".

"C'è poi da chiedersi - ha aggiunto il presidente Gsgiv - sino a che punto, soprattutto nel settore dei quotidiani, sia legittimo che a decidere chi debba o meno lavorare per produrre informazione visiva per un giornale, anziché il direttore responsabile come vorrebbe anche il Cnlg , siano invece dei manager che considerano la fotografia giornalistica molto più sbrigativamente alla stregua di qualsiasi altro bene di consumo necessario al funzionamento quotidiano delle loro aziende, carta igienica compresa".

@fnsisocial

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