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Osservatorio sui media 06 Dic 2005

Due fotoreporter tra i feriti nel blitz notturno delle forze di polizia in Val di Susa

L'episodio torna a dimostrare gli altissimi rischi che vengono vissuti ogni giorno da una realtà professionale del giornalismo che, benché essenziale, nel concreto è totalmente tagliata fuori da garanzie e norme previste dal contratto di lavoro Cnlg e , troppo spesso, persino dall'applicazione delle legge sull'ordinamento professionale

L'episodio torna a dimostrare gli altissimi rischi che vengono vissuti ogni giorno da una realtà professionale del giornalismo che, benché essenziale, nel concreto è totalmente tagliata fuori da garanzie e norme previste dal contratto di lavoro Cnlg e , troppo spesso, persino dall'applicazione delle legge sull'ordinamento professionale

Anche due fotogiornalisti torinesi tra i feriti della scorsa notte durante la carica delle forze di polizia avvenuta a Venaus in Val di Susa contro i manifestanti che si oppongono alla costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità. Sono Alessandro Contaldo, collaboratore di Repubblica, e Mario Solavaggione, 53 anni, che stava coprendo gli avvenimenti per Torino Cronaca. Quest'ultimo è finito in ospedale con il piede destro rotto, mentre Contaldo, colpito da alcune manganellate, se l'è cavata con lividi ed escoriazioni. Chi li ha feriti e tutte le eventuali responsabilità connesse, sono ancora aspetti da chiare. Al di là di questo, il fatto torna comunque a dimostrare per l'ennesima volta gli altissimi rischi ai quali ogni giorno si devono esporre i fotogiornalisti per permettere ai media di informare i propri lettori con testimonianze da prima linea. Realtà che non trova però alcun riconoscimento concreto da parte degli editori e degli stessi colleghi giornalisti con ruoli di responsabilità decisione all'interno delle redazioni. I fotoreporter infatti, ormai nella totalità, operano fuori da ogni garanzia stabilita dal contratto di lavoro dei giornalisti e , sempre più spesso, anche dalle stesse regole della legge sull'ordinamento professionale. Il tutto in una costante più generale condizione di precarietà determinata dalla caduta verticale dei loro compensi in un clima crescente di aggressiva tendenza al più selvaggio sfruttamento, non solo da parte degli editori ma anche dell'articolata miriade di realtà di intermediazione del loro lavoro - cosiddette agenzie fotografiche - che, nell'assoluta disattenzione di tutti gli organismi di categoria, si è ormai impossessata del delicatissimo "mercato" dell'informazione fotogiornalistica. Materia sulla quale il Gsgiv dell'Alg è da anni pronto a fornire delucidazioni e approfondimenti a chiunque voglia affrontare il problema con tutte le dovute serietà.

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