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Osservatorio sui media 15 Set 2005

Informazione: Indymedia, i siti furono oscurati per errore

Perché, nell’ottobre 2004, sono stati oscurati i siti di Indymedia? Documenti dettagliati rivelano ora i motivi per i quali l’amministrazione statunitense chiese e ottenne la chiusura di due server britannici e di oltre 20 siti Internet giornalistici (tra cui quello italiano).

Perché, nell’ottobre 2004, sono stati oscurati i siti di Indymedia? Documenti dettagliati rivelano ora i motivi per i quali l’amministrazione statunitense chiese e ottenne la chiusura di due server britannici e di oltre 20 siti Internet giornalistici (tra cui quello italiano).

(Astro9colonne) - Londra, 15 set – Perché, nell’ottobre 2004, sono stati oscurati i siti di Indymedia? Documenti dettagliati rivelano ora i motivi per i quali l’amministrazione statunitense chiese e ottenne la chiusura di due server britannici e di oltre 20 siti Internet giornalistici (tra cui quello italiano). La questione era stata discussa pochi mesi dopo il fatto alla Camera dei Comuni inglese ma il contenuto della discussione era stato tenuto segreto. Ora, emergono alcuni dettagli: i server erano oggetto di un’indagine sui tentativi di uccidere l’ex presidente della Commissione europea Romano Prodi. E’ stato rivelato che i server non avrebbero dovuto subire la chiusura; l’FBI voleva solo vedere i file contenuti nei computer. Indymedia è un “collettivo” giornalistico che controlla 140 siti web in tutto il mondo ed è stato creato nel 1999, per dare voce e seguito alle proteste dell’Associazione mondiale no-global di Seattle. I documenti resi noti in questi giorni rivelano che il governo americano aveva intrapreso un’indagine sui siti Usa ospiti dei server inglesi dopo una richiesta dell’ufficio del procuratore di Bologna. L’autorizzazione a procedere alle verifiche richieste dall’Italia è stata possibile grazie al Trattato di aiuto reciproco firmato da molti Stati per la cooperazione nella lotta al terrorismo internazionale e al riciclaggio di denaro sporco. Il governo italiano voleva verificare chi avesse accesso ai siti di Indymedia in relazione agli attentati contro Prodi da parte di presunti gruppi anarchici. Nel dicembre del 2003, due ordigni esplosivi erano stati piazzati nei pressi dell’abitazione del politico italiano. Una lettera inviata al quotidiano Repubblica confermava la responsabilità del gesto da parte della Federazione Anarchica e annunciava l’inizio di una campagna contro le politiche economiche dell’Unione europea, accusate di “sfruttamento”. Nello stesso mese, Prodi aveva ricevuto un pacchetto indirizzato a sua moglie, contenente un libro al cui interno c’era materiale esplosivo. Pacchetti simili erano stati trasmessi agli uffici di Jean Claude Trichet, presidente della Banca centrale europea, al Parlamento Europeo a Bruxelles ed all’ufficio di Manchester del membro del Parlamento Europeo britannico Gary Titley. I documenti resi noti a Londra rivelano che il governo degli Stati Uniti aveva chiesto soltanto i contenuti dei file del sito Rackspace - uno dei provider che ospitano il web di Indymedia con uffici negli Stati Uniti e a Londra - non l’intero hardware dei server Indymedia. La decisione di consegnare i server, con la conseguente chiusura dei siti, fu dovuta ad un errore commesso da un funzionario di Rackspace. L’avvocato Kurt Opsahl, che tutela gli interessi di Indymedia, ha dichiarato: “Dando al governo inglese e poi a quello americano più dati di quelli richiesti l’azienda Rackspace non soltanto ha violato la privacy dei giornalisti di Indymedia, ma ha insidiato il flusso libero delle informazioni ed ha provocato la chiusura di tutti i siti collegati a Indymedia”. L’avvocato ha inoltre precisato che “dal momento che i presunti legami tra il server e i gruppi anarchici non esistevano affatto, Rackspace non avrebbe dovuto dare un bel niente al governo”.

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