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Osservatorio sui media 05 Ott 2005

Judith Miller: “In carcere per il diritto di tutti all’informazione”

Una settimana dopo il suo rilascio, la giornalista del New York Times Judith Miller è intervenuta ieri sera a “Lou Dobbs Tonight”, talk show in onda sulla Cnn. La Miller era stata imprigionata in seguito al suo rifiuto di svelare a un giudice federale le proprie fonti su una fuga di notizie della Cia, in merito alla reale identità di Valerie Plame, la moglie dell'ex ambasciatore Usa Joseph Wilson.

Una settimana dopo il suo rilascio, la giornalista del New York Times Judith Miller è intervenuta ieri sera a “Lou Dobbs Tonight”, talk show in onda sulla Cnn. La Miller era stata imprigionata in seguito al suo rifiuto di svelare a un giudice federale le proprie fonti su una fuga di notizie della Cia, in merito alla reale identità di Valerie Plame, la moglie dell'ex ambasciatore Usa Joseph Wilson.

(Astro9colonne) - New York, 5 ott - Una settimana dopo il suo rilascio, la giornalista del New York Times Judith Miller è intervenuta ieri sera a “Lou Dobbs Tonight”, talk show in onda sulla Cnn. La Miller era stata imprigionata in seguito al suo rifiuto di svelare a un giudice federale le proprie fonti su una fuga di notizie della Cia, in merito alla reale identità di Valerie Plame, la moglie dell'ex ambasciatore Usa Joseph Wilson. Alcuni articoli comparsi nel 2003 avevano rivelato che la donna era un agente segreto della Cia mettendo di fatto fine alla sua carriera.. “La prigione è il posto più squallido che abbia mai visto – ha raccontato la vincitrice del premio Pulitzer nel 2001 -. Noi diamo per scontate cose come i colori, il silenzio, il diritto di prendere due aspirine quando si ha il mal di testa. Ma in prigione questo non è affatto scontato. E’ stata un’esperienza umiliante e degradante. Mi sono sentita molto sola, ma mi ha aiutato pensare che prima o poi sarebbe finita. Esperienze come questa ti insegnano molto”. In tanti, ha chiesto il conduttore Dobbs alla giornalista, ritengono che tu ti sia sentita al di sopra della legge e non abbia voluto rivelare al giudice le tue fonti... “Se mi fossi sentita al di sopra della legge – ha risposto la Miller -, non avrei accettato la punizione, come invece ho fatto. Non mi sarei fatta 85 giorni di carcere per difendere il principio che i giornalisti devono salvaguardare la riservatezza delle fonti. E’ stata una via un po’ estrema per dimostrarlo, ma sentivo di doverlo fare. E lasciami aggiungere che il conto che mostravi ogni volta in trasmissione, quel ‘Judith Miller è in carcere da x giorni’, mi ha dato un grande incoraggiamento. E voglio ringraziare te e la Cnn per aver difeso i diritti dei giornalisti”. Qualcuno, ha chiesto ancora Lou Dobbs, ti ha accusato di coprire in realtà la Casa Bianca, non le tue fonti, e di negare così al pubblico il diritto di essere informato. “Ho ricevuto molte lettere in carcere – spiega la Miller -, che mi dicevano di testimoniare, di non capire perché non raccontassi tutto al giudice. Ma tu sai e io so che non stavo coprendo nessuno. Stavo proteggendo la riservatezza della mia fonte, alla quale avevo dato la mia parola. E fino a che non ho saputo che la mia stessa fonte voleva veramente che io testimoniassi, sarei rimasta in prigione. Non mi piaceva di certo stare in carcere, ma sapevo che il principio della riservatezza era talmente importante che avrei dovuto accettarlo, perché se la gente non si può fidare di noi, se non ci vengono a raccontare le cose che il governo e le corporazioni industriali non vogliono farci sapere, allora siamo finiti. E’ per questo che sono stata in prigione: per il diritto della gente a essere informata”.

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