L'Associazione della Stampa di Puglia esprime "sconcerto e preoccupazione per la decisione della Procura della Repubblica di Lecce di sottoporre a perquisizione il collega Giuliano Foschini, giornalista di Repubblica". Lo afferma in una nota il presidente, Raffaele Lorusso. "Con un tempismo raramente riscontrabile in analoghe vicende in cui sono cittadini comuni a rivolgersi alla magistratura - prosegue - la Procura di Lecce, poche ore dopo la denuncia di uno dei sostituti procuratori della Repubblica di Bari protagonisti dello scontro, ha disposto la perquisizione da parte della polizia nell'abitazione del collega Foschini e nella redazione barese di Repubblica, dove lavora.
Il collega Foschini, cui va la piena solidarietà del sindacato dei giornalisti pugliesi, ha fatto soltanto il proprio dovere, informando i cittadini su una vicenda che, indipendentemente da come andrà a finire, non contribuisce a rafforzare nell'opinione pubblica la fiducia nella giustizia e in coloro che l'amministrano. L'approccio nei confronti dei giornalisti da parte una certa magistratura inquirente non può non destare preoccupazione perché le passerelle delle forze di polizia nelle redazioni nascondono sempre il tentativo di mettere il bavaglio alla stampa. Ancor più grave, in questo caso, appare la contestazione al collega Foschini del reato di ricettazione".
"Essendone poco chiari, se non fantasiosi i contorni - prosegue Lorusso - sarebbe grave se l'ipotesi di reato fosse stata formulata soltanto per risalire alle fonti del giornalista, attraverso perquisizioni e intercettazioni, e quindi per impedire a quest'ultimo di lavorare e di dare notizie scomode". "Quello di indagare per ricettazione i giornalisti in presenza di fughe di notizie chiaramente ascrivibili ad altri e non a chi ha il dovere di divulgarle nell'interesse esclusivo dei cittadini ad essere informati - conclude - è ormai uno schema cui la magistratura inquirente ricorre con sempre maggiore frequenza e verso il quale non si può restare inermi e silenti. Si tratta di una situazione inquietante e intollerabile, che riporta ai tempi della censura di cui, evidentemente, in tanti, non soltanto in Parlamento, sentono la nostalgia". (BARI, 17 NOVEMBRE - ANSA)
Il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi, ha dichiarato:
Lascia interdetti, anche se non è una novità assoluta, il capo di imputazione ipotizzato dalla Procura di Lecce nei confronti del giornalista di Repubblica Giuliano Foschini, accusato di ricettazione dopo aver pubblicato il contenuto di una lettera in cui due pm della Procura di Bari accusavano il gup del tribunale che ha assolto il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola. Il rispetto del sindacato dei giornalisti nei confronti della magistratura è alto, ma non esime da una valutazione severamente critica su questa scelta. A giudizio della Fnsi, la legittimità del percorso di procedura penale prescelto non appare esente da una riserva di fondo da parte di chi svolge la professione giornalistica nel rispetto dell'articolo 2 della sua legge professionale. Ciascun professionista ha il dovere del segreto professionale e di rendere noto ai cittadini le notizie di pubblico interesse, purché ne abbia la consapevole certezza. Immaginare che un giornalista possa essere messo sotto inchiesta per ricettazione - evidentemente superando la circostanza del segreto professionale - è un'operazione che, ancorché proceduralmente legittima, appare impropria e incomprensibile. I cittadini debbono sapere che in casi del genere l'indagato può essere messo anche sotto intercettazione e, nel caso del giornalista, vulnerato nelle sue fonti. E' una condizione che non ci è mai piaciuta e non ci piace neanche adesso. Si tratta di una circostanza che il buon senso dovrebbe suggerire di non prendere neanche in considerazione.