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La giornalista Barbara Orsini (Foto: Facebook)
Associazioni 29 Lug 2017

Chieti, il giudice del lavoro dispone il reintegro della giornalista Barbara Orsini

La collega di Rete 8, senza stipendio da marzo, era stata licenziata in tronco lo scorso 20 maggio. In violazione, come rilevato dal tribunale, delle prescrizioni giuridiche in materia. L'emittente televisiva condannata al risarcimento del danno. La soddisfazione del Sindacato Giornalisti Abruzzesi.

Il Sindacato Giornalisti Abruzzesi plaude al provvedimento del giudice del lavoro del tribunale di Chieti, Ilaria Prozzo, con il quale ha accolto in toto il ricorso della collega di Rete 8 Barbara Orsini, disponendone l'immediato reintegro e condannando la proprietà dell'emittente televisiva al risarcimento del danno.

La giornalista era stata licenziata lo scorso 20 maggio con un atto immotivato e pretestuoso che il giudice ha ritenuto anche illegittimo, come peraltro il sindacato aveva puntualmente rilevato in tutte le fasi della vertenza, di cui era stato investito e che era stato seguito con attenzione e scrupolo.

«La sinergia con l'avvocato Leo Brocchi – spiega il Sga in una nota – ha contribuito a demolire un castello di carte costruito dalla proprietà dell'emittente che avrebbe costituito un pericoloso precedente per l'intera categoria, limitandone libertà e indipendenza di giudizio».

Orsini era stata sospesa da marzo, senza stipendio, e quindi licenziata senza indennità di preavviso. «Il suo reintegro, in accoglimento del ricorso d'urgenza ex art. 700, dimostra senza alcun dubbio che la linea del sindacato, d'intesa con quella del legale Leo Brocchi che ha curato in ogni sua parte la strategia difensiva, era quella esatta e, alla luce dei risultati, la più proficua. Questo anche in presenza di una inquietante cortina di silenzio che si era levata attorno alla vicenda di Barbara Orsini, che ha assunto risvolti omertosi o di palese imbarazzo nello schierarsi apertamente al fianco della collega ingiustamente licenziata», commenta il sindacato regionale.

Il Sga ricorda altresì che le procedure di licenziamento erano state avviate con la delazione di comunicazioni telefoniche confidenziali, violando non solo il vincolo etico di riservatezza interpersonale, ma anche le prescrizioni giuridiche in materia: «Tale modo di agire – prosegue l'Assostampa – qualifica tanto chi se n'è reso protagonista quanto chi l'ha utilizzato per un provvedimento così grave come il licenziamento che, lo ripetiamo, esulava da qualsivoglia aspetto o elemento dell'attività professionale». Tutti elementi fattuali e di diritto colti appieno dalla sentenza del giudice del lavoro.

«Confidiamo – conclude il sindacato regionale – di vedere presto di nuovo al suo posto la collega, ribadendole la vicinanza del Sga non solo formale, e invitiamo tutte le componenti sindacali abruzzesi, nonché i colleghi tutti, a tener sempre presente lo spirito e l'importanza di una interazione continua con il Sga su qualsiasi abuso o prevaricazione subiti nelle aziende a qualsiasi titolo. Il sindacato c'è e ha dimostrato di saper rispondere con i fatti».

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