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Parlamento 18 Feb 2009

Fieg e Fnsi unite "nel denunciare al Parlamento e al Paese la gravissima violazione del diritto di cronaca prevista dal ddl Alfano sulle intercettazioni"

La Fieg e la Fnsi si uniscono "nel denunciare al Parlamento e al Paese la gravissima limitazione del diritto di cronaca prevista dal disegno di legge del ministro Alfano in materia di intercettazioni approvato ieri dalla Commissione giustizia della Camera.

La Fieg e la Fnsi si uniscono "nel denunciare al Parlamento e al Paese la gravissima limitazione del diritto di cronaca prevista dal disegno di legge del ministro Alfano in materia di intercettazioni approvato ieri dalla Commissione giustizia della Camera.

(AGI) - Roma, 17 feb. - Le disposizioni in esso contenute - scrivono la Federazione degli editori e quella della Stampa - colpiscono duramente giornalisti ed editori, imponendo loro il silenzio totale sulle indagini e sui loro sviluppi, anche quando non sussiste il segreto istruttorio. L'effetto e' quello di impedire ai cittadini e all'opinione pubblica di conoscere fatti rilevanti della vita pubblica quali appunto le notizie sugli atti di indagine, non segreti. Se il disegno di legge dovesse essere approvato dal Parlamento, il divieto duramente sanzionato costituirebbe una autentica "pietra tombale" della cronaca giudiziaria". Fieg e Fnsi sottolineano "con forza" all'opinione pubblica "che non vanno confusi la limitazione delle intercettazioni e il divieto della divulgazione di loro parti con la possibilita' di dare notizia di una investigazione in corso non coperta da segreto (attuazione di misure cautelari, arresti, sequestri, interrogatori, testimonianze). Se fosse approvato il disegno di legge nell'attuale versione si tornerebbe indietro di molti decenni, all'epoca di vigenza del Codice Rocco del 1930. Ad essere violato e' il diritto di cronaca e il diritto di informare e di essere informati e, con essi, la Costituzione che li tutela e garantisce. Gli editori e i giornalisti concordano sulla necessita' di norme a tutela della riservatezza delle persone, soprattutto delle persone estranee alle indagini (da proteggere a monte), ma non possono accettare sanzioni fuori luogo rispetto al bene da tutelare ed estranee ad ogni principio di responsabilita'". Gli editori e i giornalisti italiani si appellano al Presidente della Repubblica, al Parlamento, alle forze politiche e sociali e all'opinione pubblica "affinche' vengano evitate nel nostro ordinamento norme che costituiscono un'evidente e palese compressione dei valori della liberta' di stampa riconducibili all'articolo 21 della Costituzione". (AGI)

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