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Governo 01 Apr 2010

Il Governo taglia le agevolazioni per le spese postali dei quotidiani e periodici in abbonamento, protestano Fieg e Uspi Siddi: “L’Esecutivo sospenda il decreto sulle tariffe postali che strangola il settore”

(Da www.blitzquotidianoonline.it/) In sordina è stato approvato un decreto, pubblicato oggi, 1 aprile, sulla Gazzetta Ufficiale, che taglia le agevolazioni concesse ai quotidiani e periodici per le spese di spedizione postale agli abbonati. Il blitz di Giulio Tremonti sconfessa la linea del portavoce del premier Paolo Bonaiuti, che finora aveva rappresentato al Governo gli interessi dell’editoria. Il provvedimento, ironia della sorte, penalizza anche Berlusconi stesso,

(Da www.blitzquotidianoonline.it/) In sordina è stato approvato un decreto, pubblicato oggi, 1 aprile, sulla Gazzetta Ufficiale, che taglia le agevolazioni concesse ai quotidiani e periodici per le spese di spedizione postale agli abbonati. Il blitz di Giulio Tremonti sconfessa la linea del portavoce del premier Paolo Bonaiuti, che finora aveva rappresentato al Governo gli interessi dell’editoria. Il provvedimento, ironia della sorte, penalizza anche Berlusconi stesso,

questa volta nella sua veste di editore. Il taglio delle agevolazioni, sorta di sovvenzione statale indiretta ai giornali, è stata ovviamente mal digerita dalle associazioni di categoria, Fieg in testa. Ma anche un quotidiano di solito sobrio nelle sue argomentazioni come il Sole 24 Ore, questa volta si vede costretto ad alzare i toni. “Rigor mortis” per i giornali è il caustico commento. La misura viene soppesata in relazione alla libertà di stampa, minacciata in maniera pesante. La Federazione degli editori (Fieg) fa sapere che la sospensione delle tariffe agevolate «avrebbe l’insostenibile effetto di far gravare sugli editori un nuovo onere» e per di più «di farlo retroattivamente, e cioè imponendo la tariffa piena anche agli abbonamenti in corso, retti da condizioni non più negoziabili. Sarebbe un pesantissimo aggravio di costi per i già difficili bilanci delle imprese che si avvalgono del servizio postale» La Fieg esprime quindi “preoccupazione” e “assoluta contrarietà a tale misura”, chiedendo “un ripensamento quanto meno su tempi e modi”. La Fieg sottolinea infatti che non è stata ancora attuata la disposizione di legge che impone a Poste – in assenza di concorrenza – un tetto alla compensazione per gli abbonamenti postali, commisurato al prezzo praticato al miglior cliente di servizi analoghi. Per questo la Federazione chiede un intervento che, “in un ragionevole arco temporale, preveda una progressiva riduzione della misura dell’agevolazione medesima, fino al raggiungimento di un livello sostenibile per lo Stato e gli editori”. “Alla fine del processo di razionalizzazione e contenimento – conclude la Fieg – le risorse pubbliche potrebbero essere mantenute allo stesso settore editoriale e gestite in un sistema che premi la diversità e competizione dei canali distributivi”. La Federazione si dice “pronta a un confronto immediato” che possa condurre alla riduzione degli oneri per lo Stato – attraverso la limitazione del campo di applicazione soggettivo ed oggettivo della tariffa agevolata spesso applicata a soggetti che non hanno nulla a che fare con l’editoria –  e all’apertura al mercato dei servizi di recapito dei giornali in abbonamento. Critiche arrivano anche dall’Uspi, l’Unione stampa periodica italiana. In una lettera ai sottosegretari alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e Paolo Bonaiuti, il Segretario Generale dell’Uspi, Francesco Saverio Vetere, esprime “tutto il disappunto dell’Uspi per il decreto del ministro dello Sviluppo Economico del 30 marzo 2010 che sospende le agevolazioni postali per l’editoria”. Per Vetere, si tratta di “un fatto di inaudita gravità e potenzialmente idoneo a decimare concretamente un settore già in grave crisi come quello dell’editoria medio-piccola. Le agevolazioni postali sono previste da decenni da leggi che ne fissano i criteri di applicazione e demandano ai decreti ministeriali esclusivamente la misura delle tariffe e delle conseguenti agevolazioni.
I decreti, quindi non hanno altra funzione che quella di eseguire concretamente la volontà del Parlamento. Disporre con decreto la sospensione delle agevolazioni significa ottenere un risultato che solo la volontà espressa dal Parlamento avrebbe potuto ottenere: la fine di questa forma di sostegno all’editoria”. L’Uspi si augura che “in tempi brevissimi venga abrogato questo decreto e si torni alle agevolazioni postali. Non è possibile che gli editori che hanno già venduto gli abbonamenti annuali da mesi si trovino da un giorno all’altro, e senza preavviso, nella condizione di dover fronteggiare un aumento del 120% delle tariffe”.

Il Segretario Generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Franco Siddi, ha dichiarato:

 “Lo Stato strangolatore è proprio troppo! La decisione del Governo di cancellare con un decreto le tariffe agevolate per la spedizione di giornali in abbonamento postale apre una spaventosa voragine nel settore dell’editoria, dove ora rischiano la cancellazione centinaia di testate e alcuni migliaia posti di lavoro tra giornalisti, amministrativi e tecnici. Anziché trovare la giusta strada dell’apertura della concorrenza del mercato postale, dell’abbattimento ordinario delle tariffe, il Governo ha deciso, di punto in bianco, di cancellare le agevolazioni che – va detto con chiarezza – andavano direttamente alle Poste italiane, incapaci di proporre tariffe a prezzi equi o organizzate per applicarle con una base alta alla stampa, perché tanto la differenza l’avrebbe sempre pagata lo Stato.

C’era questa distorsione – tariffe più alte del valore reale - da correggere. Le parti sociali, editori e giornalisti su tutti, avevano dato la loro disponibilità perché si potesse avviare un progressivo riordino tariffario e del mercato postale nel suo complesso, anche allo scopo di ridurre il rimborso a carico delle casse dello Stato. Sembrava fosse in vista una soluzione di questo tipo. E invece è arrivato un colpo basso.

Tra l’altro  l’immediato stop delle tariffe agevolate, deciso con decreto, sta provocando uno sconquasso immediato negli stessi uffici postali. Le riviste depositate da oggi nei centri di smistamento potrebbero restarvi a lungo perché non risultano siano stati approntati i nuovi meccanismi di codificazione. Di conseguenza, molti giornali, oggi come oggi, non partirebbero neppure con tariffa postale completa. Un pasticcio, a meno che le Poste italiane non si dimostrino in grado di un atto di saggezza.

Il taglio delle tariffe postali agevolate, peraltro, colpisce indistintamente tutti i settori dell’editoria: in misura minore i quotidiani ma alcuni (quelli di contenuto prevalentemente specialistico lo sono) e intanto, mettono in ginocchio soprattutto l’area dei periodici, quella più colpita dalla crisi, contrassegnata da massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali. C’è un rischio reale di cancellazione di tante attività editoriali di qualità, di carattere tecnico e professionale, su cui poggia l’attività di piccole e medie imprese di eccellenza e viene duramente colpita tutta l’editoria no profit, protagonista di un’attività di informazione sociale e culturale che rende un servizio incalcolabile alla convivenza civile.

Questi nuovi tagli arrivano, peraltro, mentre ancora sono aperte le ferite dell’ignobile taglio dei fondi per la stampa della comunità italiana all’estero, per la quale si attende una risposta coerente del Governo agli ordini del giorno di ripristino dei fondi approvati dal Parlamento.

Altro che politica di riforme a piccoli passi! Con piccole botte, una dietro l’altra, si sta portando un settore come l’editoria ad una crisi superiore a quella che ha investito a suo tempo l’Alitalia. Sarebbe davvero un disastro, che poi lo stesso Stato - all’origine di questo tracollo - dovrebbe pagare con ben altre risorse.

Vorremmo sperare si sia trattato di errori di valutazione tecnica.

Chiediamo perciò all’Autorità politica, in primo luogo al Presidente del Consiglio, di voler sospendere questi provvedimenti e avviare, verificandone l’impatto con le parti sociali, un serio e qualificante processo di riordino degli interventi, prevedendo in primo luogo i risparmi di spesa laddove ci sono gli abusi. La Fnsi avvierà con le altre parti sociali una serie di azioni perché, rapidamente, in un arco di tempo ragionevole e determinato, si compiano quelle riforme di sistema indispensabili per assicurare il corretto equilibrio e la tenuta del mondo dell’editoria italiana”. MEDIACOOP, INACCETTABILE STOP AGEVOLAZIONI POSTALI

 ''Un provvedimento inaccettabile e sbagliato sia nel metodo che nel merito, contro il quale ci batteremo con la convinzione di vivere ancora in uno Stato di diritto'': è il commento di Mediacoop, Associazione delle Cooperative Editoriali e della Comunicazione, alla soppressione a partire da oggi, stabilita con un decreto interministeriale del 31 marzo, delle tariffe postali agevolate: ''un altro duro colpo all'editoria che sta attraversando una difficile congiuntura a tutti ben nota, Governo compreso''.

''Il provvedimento - sottolinea Mediacoop in una nota – è inaccettabile nel metodo, perché non è possibile cambiare dall'oggi al domani le regole in corso e, per di più, senza alcun preavviso e confronto, senza tener conto dei rapporti contrattuali esistenti, che coinvolgono editori, operatori ed abbonati, sui quali si agisce retroattivamente. Ed è sbagliato nel merito, perché si doveva dare attuazione alle norme vigenti che stabiliscono la compensazione per Poste Spa fino alla tariffa praticata ai loro migliori clienti: ciò avrebbe consentito di ottenere i risparmi necessari per ridurre il fabbisogno e di evitare un altro durissimo colpo all'editoria''.

Secondo Mediacoop, occorre ''porre riparo rapidamente a tale improvvida decisione, perché gli aggravi economici che produce ricadono immediatamente sugli editori, gran parte dei quali, piccoli e medi, non sono in grado di sostenerli, né esistono le condizioni di mercato per trattare direttamente con Poste il costo delle spedizioni, con il rischio reale di dover cessare le pubblicazioni''. (ANSA)

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