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Governo 21 Feb 2011

Intercettazioni, Franco Siddi: “Pronti a impedire i bavagli alla stampa” Roberto Natale: “I giornalisti non ci stanno”

''Questo disegno di legge è ormai come un pallone bucato e si sa che forato difficilmente può essere lanciato in profondità e andare in rete''. Lo dice il segretario della Federazione nazionale della stampa, Franco Siddi, commentando l'intenzione del premier Berlusconi di rilanciare il ddl intercettazioni nella versione originaria.A ''nuove forme di segreto di Stato noi proprio non possiamo starci''. Lo afferma il presidente della Federazione Nazionale della Stampa, Roberto Natale, intervistato da La Stampa sulla proposta di ritornare alla versione originaria del testo di legge sulle intercettazioni.

''Questo disegno di legge è ormai come un pallone bucato e si sa che forato difficilmente può essere lanciato in profondità e andare in rete''. Lo dice il segretario della Federazione nazionale della stampa, Franco Siddi, commentando l'intenzione del premier Berlusconi di rilanciare il ddl intercettazioni nella versione originaria.
A ''nuove forme di segreto di Stato noi proprio non possiamo starci''. Lo afferma il presidente della Federazione Nazionale della Stampa, Roberto Natale, intervistato da La Stampa sulla proposta di ritornare alla versione originaria del testo di legge sulle intercettazioni.

''Questo disegno di legge è ormai come un pallone bucato e si sa che forato difficilmente può essere lanciato in profondità e andare in rete''. Lo dice il segretario della Federazione nazionale della stampa, Franco Siddi, commentando l'intenzione del premier Berlusconi di rilanciare il ddl intercettazioni nella versione originaria.

''Le vicende del passato anche recente - continua Siddi – lo hanno ampiamente dimostrato. Sicuramente faremo ancora una volta di tutto per impedire bavagli imbrigliature all'informazione''.

Siddi ricorda che ''nel progetto di riforma professionale cui la commissione Cultura della Camera ha dato l'ok c'è il giurì per la lealtà dell'informazione''. (ANSA)

INTERCETTAZIONI: NATALE (FNSI),GIORNALISTI NON CI STANNO

BERLUSCONI VUOLE METTERE SEGRETO SU ATTI DI PUBBLICA RILEVANZA

 

ROMA, 19 FEBBRAIO - A ''nuove forme di segreto di Stato noi proprio non possiamo starci''. Lo afferma il presidente della Federazione Nazionale della Stampa, Roberto Natale, intervistato da La Stampa sulla proposta di ritornare alla versione originaria del testo di legge sulle intercettazioni.

'Il premier mostra di ritenere che, essendo cambiati i numeri della maggioranza, fuori dalle scatole il Fli – afferma Natale - gli sia consentito di riprendere il tema come se la questione fosse stata giocata tutta e solo nei palazzi delle istituzioni''. Ma cosi' non è e Natale suggerisce al premier di ricordare ''quale vasto movimento di opinione pubblica si mosse per contrastare l'attacco al diritto di informare e al diritto di sapere''.

''Io credo che Berlusconi andrebbe a sbattere contro lo stesso grande movimento di opinione pubblica - aggiunge – se dovesse scriteriatamente decidere di richiamare in vigore il ddl''.

Secondo il presidente della Fnsi, Berlusconi ''vuole garantire il segreto sui fatti di pubblica rilevanza - sottolinea - . Ma a queste nuove forme di segreto di Stato noi proprio non possiamo starci''. (ANSA)

INTERCETTAZIONI: GHIRRA (ODG), PRONTI A NUOVA MOBILITAZIONE

NON SERVONO NUOVE LEGGI, GIORNALISTI NON ABBASSERANNO LA GUARDIA

ROMA, 21 FEB - ''Non servono nuove leggi per punire rivelazioni di notizie tutelate dal segreto e violazioni della privacy. E invece tornano i tentativi di imporre divieti autoritari alla libertà di stampa, con multe per gli editori e carcere per chi scrive. Ma i giornalisti italiani non abbasseranno la guardia''. Cosi' il segretario del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti Giancarlo Ghirra commenta la volontà del governo di rilanciare la legge sulle intercettazioni.

''Nell'estate dello scorso anno - aggiunge Ghirra - il duro attacco alla libertà di stampa venne sventato grazie alla mobilitazione dei giornalisti e dei cittadini, veri titolari del diritto a essere informati sulle malefatte delle cricche politico-affaristiche. Oggi torna l'esigenza di mettere insieme un forte movimento di opinione pubblica e quanti, in Parlamento, hanno dimostrato e sapranno dimostrare sensibilità a una libertà di stampa senza bavagli''. (ANSA)

 'PALETTI' NAPOLITANO SU GIUSTIZIA E INTERCETTAZIONI

SUA PREROGATIVA AUTORIZZARE DDL;OK FESTA 17 MARZO,PAPA CI SARÀ

 (di Alberto Spampinato)

 (ANSA) - ROMA, 18 FEB - Al momento si conoscono solo i titoli delle riforme in materia di giustizia rimesse in campo dal Consiglio dei ministri. Riforma del CSM, separazione delle carriere, intercettazioni, immunità parlamentare. Temi controversi che toccano il nervo scoperto del rapporto fra politica e giustizia. Giorgio Napolitano si guarda bene dall'esprimere un qualsiasi parere su testi che sono ancora da scrivere. Al momento non sembra sia stato coinvolto, ma dovrà esserlo, perché la presentazione in parlamento dei disegni di legge di iniziativa del governo deve essere autorizzata dal presidente della Repubblica. E sul modo di affrontare questi problemi Napolitano ha delle idee precise.

Idee che  manifesta dall'inizio del mandato. In  materia penale occorrono, ha ripetuto recentemente, ''interventi non disorganici né settoriali, ma di ampio respiro'', occorre rafforzare il ruolo di garante del giudice e riqualificare la funzione del difensore, e bisogna discutere in modo aperto, anche serrato, ma senza sterili contrapposizioni e senza lasciarsi influenzare ''dalle contingenze''. Sono ''paletti'' di cui si dovrà tenere conto.

  Anche sulle intercettazioni Napolitano ha fissato alcuni punti di principio fin da quando il governo Berlusconi ha cominciato a discuterne, nel 2008. Il problema è reale e merita di essere affrontato, disse, auspicando larghe intese, che del resto si erano raggiunte nella precedente legislatura sul ddl Mastella.

Furono scintille con Berlusconi quando voleva procedere per decreto. Poi arrivò il ddl Alfano, e il Quirinale non nascose le sue riserve per il sovraccarico di limitazioni imposte non solo alla pubblicazione (che Napolitano entro certi limiti ritiene giustificate) ma all'uso delle intercettazioni da parte dei giudici come strumento di indagine, e per il sovrappiù di norme punitive per i giornali e limitative del diritto di cronaca. Dopo le correzioni apportate al Senato lo scorso giugno, il governo disse di aver reso la legge proprio come la voleva Napolitano. Non era vero. Da quel momento il capo dello Stato non suggeri' nessuna  correzione. Aspetterò l'approvazione, disse, poi vedrò se posso firmarla. E la legge fini' sul binario morto.

Anche sulla riforma delle carriere Napolitano ha indicato dei limiti insuperabili, le garanzie costituzionali di autonomia e indipendenza che devono essere mantenute per i magistrati e per il CSM in quanto organo costituzionale. Sulle ipotesi di ripristino dell'immunità parlamentare estesa, che era in sostanza uno scudo processuale per ogni parlamentare, Napolitano non si è ancora pronunciato. Ma dalle palesi riserve che manifestò rispetto al progetto di estendere ai ministri l'immunità prevista per le quattro più alte cariche dello Stato dal Lodo Alfano, si può immaginare che non ne sia un fautore.

Napolitano intanto continua a spendersi per la piena riuscita delle celebrazioni del 150/mo dell'unità d'Italia. Ha accolto con soddisfazione la decisione del governo di riconoscere, sia pure col malumore della Lega,  la festività del 17 marzo. Oggi ha avuto l'adesione del Papa all'invito a partecipare alla celebrazione internazionale prevista il 2 giugno, alla quale sono invitati altri 68 capi di stato. E lunedì, al Quirinale, Napolitano presiederà un convegno sulla lingua italiana quale fattore portante dell'identità nazionale: lo stesso tema trattato magistralmente da Roberto Benigni a Sanremo. Il capo dello Stato ha apprezzato quello straordinario intervento, e lo ha fatto sapere a Benigni. (ANSA)

STRETTA SU INTERCETTAZIONI, IL TESTO CUI PENSA PDL

È IL DDL APPROVATO NEL 2009; SANZIONI E LIMITE DI 75 GIORNI

ROMA, 19 FEB - Eseguibili per un massimo di 75 giorni, con il divieto di pubblicarne il contenuto sui giornali, pena l'applicazione di pesanti pene per giornalisti e editori.

   Le intercettazioni  uscirebbero cosi' dalla ''dieta'' imposta dal disegno di legge approvato dal Senato il 10 giugno del 2009 (passato alle cronache come ''legge bavaglio'') e che oggi, secondo quanto riferiscono autorevoli fonti della maggioranza, è la base di partenza del nuovo provvedimento voluto da Silvio

Berlusconi.

  Ecco, in sintesi, di che cosa si tratta.

     - LIMITI: Le intercettazioni, come oggi, sono  possibili solo per i reati puniti con più di cinque anni. Ma i telefoni possono essere messi sotto controllo al massimo per 75 giorni.

Se c'è necessità, vengono  concessi altri tre giorni prorogabili di volta in volta con provvedimento del gip. Per i reati più gravi (mafia, terrorismo, omicidio ecc.) le intercettazioni sono possibili per 40 giorni, più altri venti prorogabili.

   - DIVIETI E SANZIONI: Gli atti delle indagini in corso possono essere pubblicati solo con un riassunto. Gli editori che li pubblicano in modo testuale rischiano fino a 300mila euro di multa. Le intercettazioni sono off limits per la stampa fino a conclusione delle indagini: per gli editori che ignorano i divieti ci sono 300 mila euro di multa, che salgono a 450mila se si tratta di intercettazioni di persone estranee ai fatti.

Colpiti anche i giornalisti: fino a 30 giorni di carcere o una sanzione fino a 10.000 euro.

   - CIMICI: Niente  più microfoni piazzati in casa o in auto per registrare le conversazioni degli indagati. Le

intercettazioni saranno consentite al massimo per tre giorni, prorogabili di altri tre.

   - PM: Se il responsabile dell'inchiesta passa alla stampa atti coperti dal segreto d'ufficio o, semplicemente, va in tv a parlare dell'inchiesta, rischia di essere sostituito dal capo del suo ufficio.

   - TALPE: Chi passa alla stampa intercettazioni o atti coperti dal segreto istruttorio rischia da uno a sei anni di carcere.

   - NORMA TRANSITORIA: Le nuove  regole si applicano ai processi in corso.

   - RIPRESE: Sulle riprese tv per i processi decide il presidente della corte d'appello, che può autorizzarle anche se non c'è il consenso delle parti. (ANSA)

BERLUSCONI CONTRO PM E INTERCETTAZIONI,PRESTO IN TV

GALERA A CHI LE DIFFONDE; POLEMICHE SU RITORNO A IMMUNITÀ

   (di Teodoro Fulgione)

   (ANSA) - ROMA, 20 FEB - L'offensiva mediatica di Silvio Berlusconi non si arresta. Il premier affida ad un messaggio web ai Promotori della Libertà il suo nuovo attacco alla magistratura, nel quale annuncia una 'stretta' sulle intercettazioni: ''nuove norme'' per le quali ''chi le passa alla stampa va in galera e ci resta per molti anni''. Parole dure che il premier è pronto a ripetere anche in tv.

Il Cavaliere, infatti, - spiegano fonti del Pdl - ha deciso di passare al contrattacco anche in tv per ''una prova di coraggio'': far capire che è ''pronto a dar battaglia sul caso Ruby'', raccontando la propria verità direttamente agli italiani, come fece quando andò a Porta a Porta per difendersi dalle accuse della moglie Veronica.

Il Cavaliere, insomma, sceglie la strada della difesa a oltranza sull'inchiesta di Milano e quella dello scontro duro con i pm di Milano: autori di ''danni per le ennesime, insensate e imperdonabili iniziative giudiziarie'' che comunque non hanno fermato ''il governo e la maggioranza che invece stanno lavorando alacremente''.

Secondo chi gli è vicino, Berlusconi non è rimasto indifferente all'esortazione di Giuliano Ferrara a rivolgersi direttamente alla gente e 'scendere nuovamente in campo' come nel 1994.

Per Berlusconi ''la giustizia è divenuta sempre più un contropotere politico che esonda dai principi costituzionali'' e ''sempre meno un servizio pubblico efficiente e giusto''.

Ritorna perciò sulla necessità di riforma della giustizia: ''Introdurremo procedure più snelle per invocare la responsabilità civile dei magistrati'', sottolinea.

   Ma il Cavaliere rivendica anche i meriti del suo governo nell'aver ''affrontato bene la crisi economica e internazionale'': cita la ''tenuta dei conti pubblici e del bilancio dello Stato'', la ''pace sociale'', l'avvio della ''riforma della pubblica amministrazione'', il via libera alla ''riforma della scuola e dell'università', i ''molti provvedimenti per le imprese''. Berlusconi spiega che ''tutto questo ci consente di mettere i primi mattoni della ripresa e del rilancio dell'economia''.

   ''Il nostro governo, lungi dall'essere paralizzato o bloccato, come va dicendo l'opposizione con argomentazioni assolutamente infondate - conclude - non si è mai fermato neppure un momento''; e questo malgrado ''Fini e i suoi abbiano di proposito ritardato le riforme, in particolare, quella della giustizia e quella sulle intercettazioni''.

   Ma è la riforma della giustizia in cima ai pensieri del premier. Il Cavaliere sembra aver 'convertito' anche il ministro Ignazio La Russa: ''Nella scorsa legislatura - spiega La Russa - mi sono opposto a varare la separazione delle carriere dei magistrati ma oggi non sono più di quella opinione e credo che occorra andare a una riforma profonda della giustizia''.

   La Russa si spinge anche a valutare positivamente ''un ritorno dell'autorizzazione a procedere da parte del Parlamento'' perché ''per un po' ci farebbe parlare di giustizia senza dover dire necessariamente che si è a favore o contro Berlusconi''.

   Sull'ipotesi della immunità parlamentare si è aperto un vero e proprio dibattito. Persino nell'opposizione c'è qualche voce favorevole, come quella del democratico Silvio Sircana, per ''evitare - spiega - altre forzature in materia di giustizia''. Dello stesso avviso anche i ministri Maurizio Sacconi e Gianfranco Rotoni, ma anche Saverio Romano del Pid.

   La linea dell'opposizione , comunque, è quella del contrasto all'idea di tornare all'immunità parlamentare: ''L'immunità deve restare esattamente dov'è finita: tra le prerogative abolite'', dicono i deputati del Pd Sandra Zampa e Giulio Santagata. Mentre Di Pietro accusa la lega e La Russa di aver compiuto un ''voltafaccia''. (ANSA)

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