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Associazioni 23 Nov 2009

Paolo Butturini, segretario di Stampa Romana: “La lezione di Sandro Curzi a un anno dalla sua scomparsa”

E’ passato un anno dalla scomparsa di Sandro Curzi e la sua assenza dal panorama giornalistico si è fatta sentire. Mai come oggi ci sarebbe bisogno di qualcuno che, partendo da una chiara scelta di campo, insegnasse a tanti direttori a coniugare cronaca e sensibilità, libertà di pensiero e rispetto della persona.

E’ passato un anno dalla scomparsa di Sandro Curzi e la sua assenza dal panorama giornalistico si è fatta sentire. Mai come oggi ci sarebbe bisogno di qualcuno che, partendo da una chiara scelta di campo, insegnasse a tanti direttori a coniugare cronaca e sensibilità, libertà di pensiero e rispetto della persona.

Ma soprattutto quella capacità di andare contro corrente, spiazzando spesso chi si aspettava da lui la piatta applicazione di una logica di parte. Basterebbe la risposta che, nel 2001 diede a Claudio Sabelli Fioretti in un’intervista pubblicata su Sette, magazine de Il Corriere della Sera.All’intervistatore che gli chiedeva se, quando dirigeva il Tg3, si sentisse più comunista o più giornalista, Curzi rispose: “Facemmo inchieste sulle cooperative rosse. Facemmo le dirette da piazza Tienanmen. Scoprimmo e parlammo di Bossi. Il Tg3 era il preferito dai giovani fascisti…”. Con Sandro Curzi se ne è andato anche un modo di intendere la professione che guardava al futuro, che puntava sui giovani, alla crescita delle future generazioni di giornalisti. L’Associazione Stampa Romana, nel ricordo di Sandro, abbraccia la vedova, Bruna, e la figlia Candida, non a caso entrambe giornaliste.
L’Asr sta preparando un’iniziativa non per commemorare, verbo che a Curzi avrebbe fatto orrore, ma per fare in modo che la sua testimonianza umana e professionale, sia d’aiuto e di stimolo nel difficile momento che stanno vivendo la categoria e l’informazione tutta.  

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