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Sindacati e associazioni preoccupati per la tenuta e l'autonomia del servizio pubblico
Servizio pubblico 12 Dic 2016

Rai, sindacati e associazioni al nuovo governo: «Preoccupati per tenuta e autonomia del servizio pubblico»

Usigrai, Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater, Libersind-ConfSal e AdRai esprimono preoccupazione per la tenuta e l'autonomia del servizio pubblico: «Incertezza sulle risorse, intervento sugli affollamenti pubblicitari, poca chiarezza sulla missione alla vigilia del rinnovo della Concessione e inserimento tra le Pa mettono la Rai in pericolo».

«Poche settimane per evitare il disastro per la Rai. L'incertezza sulle risorse, l'intervento sugli affollamenti pubblicitari, l'assenza di chiarezza sulla missione alla vigilia del rinnovo della Concessione e l'inserimento nella lista Istat delle pubbliche amministrazioni mettono in serio pericolo l'autonomia, l'indipendenza e anche il perimetro della Rai Servizio Pubblico». È quanto affermano in una nota congiunta Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater, Libersind-ConfSal, UsigRai e AdRai.

«L'insieme di questi provvedimenti – proseguono i sindacati aziendali – rischia di affidare alla Rai addirittura risorse inferiori agli anni precedenti. Questo esporrebbe l'azienda al ridimensionamento delle attività di Servizio Pubblico con la conseguenza di dover intervenire sulle attività produttive e sull'organico».

Sul fronte del canone, del resto, nonostante il positivo inserimento in bolletta, a 2016 ormai quasi concluso non si conosce l’entità definitiva dell’incasso. «Eppure – si legge ancora nella nota – la Legge di Stabilità ha già deliberato per il 2017 un taglio del 10%. E ciò si va ad aggiungere al  prelievo forzoso del 5%, circa 90 milioni, per la legge 190 del 2014. Questo dimostra quanto paventiamo da anni: consegnare il finanziamento del Servizio Pubblico alle mani della maggioranza di turno, o peggio ancora alla fiscalità generale, mina l'autonomia e l'indipendenza gestionale, editoriale e produttiva della Rai. Qualsiasi azienda ha bisogno di certezza di risorse nel lungo periodo. Chiediamo ricavi certi per tutto il periodo della nuova Concessione».

Le sigle sindacali e le associazioni firmatarie del documento evidenziano poi come «purtroppo in questi mesi non si sia voluto tener conto delle considerazioni e delle richieste di sindacati e associazioni della Rai, mentre per parlare del servizio pubblico sono state audite a vario titolo associazioni datoriali e anche imprese radiotelevisive private. E ora emerge l'idea di un intervento sul fronte degli affollamenti pubblicitari. Nei fatti una riduzione per la Rai, unita alla riduzione del canone, e senza intervenire sulle norme antitrust. Un danno alla Rai in favore dei privati».

Una situazione che suscita perplessità e quesiti: «Quale è l’obiettivo di una diminuzione del valore della azienda Rai, anche a danno di tutti i cittadini? Per favorire chi? Gruppi internazionali? Non lo si vede il travaso dei ricavi pubblicitari già in atto a favore dei nuovi giganti dei “media”? E chi rimane adeguatamente forte sul mercato italiano per raccontare l’Italia? Non è immaginabile che la Concessione di Servizio Pubblico alla Rai non sia attribuita con chiarezza e nettezza, evitando ulteriori possibilità di depauperamento di quello che è stato e dovrà essere il servizio pubblico radiotelevisivo italiano», incalzano sindacati e associazioni.

«Sentiamo l'esigenza – conclude la nota – di un confronto su quella che dovrà essere la ridefinizione del servizio pubblico radiotelevisivo, provando a perimetrare la delega conferita dal Parlamento al Governo su una materia così delicata. È preoccupante che sia sparita dalla Legge di Stabilità la norma promessa per sottrarre la Rai dalla lista Istat, mentre la deroga è stata assicurata ad almeno un'altra azienda. Per questo chiediamo sin da ora al prossimo Governo di aprire un confronto serio con i sindacati: senza interventi urgenti entro il 31 gennaio 2017, è a rischio la tenuta del Servizio Pubblico e della reale autonomia dell'informazione, della qualità della produzione culturale e dell'intrattenimento nel nostro Paese».

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