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Le scritte offensive all’esterno di palazzo Labia a Venezia (Foto: sindacatogiornalistiveneto.it)
Associazioni 16 Feb 2024

Scritte offensive all'esterno delle sedi Rai a Venezia e Terni. La solidarietà del sindacato

Gli atti vandalici fanno riferimento alle recenti polemiche sul conflitto in corso nella Striscia di Gaza.

«Il Sindacato giornalisti Veneto esprime solidarietà e sostegno ai colleghi della Tgr Veneto e ai dipendenti della sede Rai di Venezia, quest’ultima oggetto di un atto vandalico dai toni intimidatori. Sgv rigetta tali modalità che non hanno luogo nella dialettica costruttiva, civile e democratica che è parte fondamentale dell’informazione libera e professionale». Lo si legge in una nota pubblicata sul sito web del sindacato regionale venerdì 16 febbraio 2024.

Di seguito il comunicato diffuso il 15 febbraio dal comitato di redazione e dalla rappresentanza sindacale unitaria:

«A Venezia, la scorsa notte, è stato deturpato il muro esterno di Palazzo Labia. La facciata principale dell’edificio storico, sede veneta dell’emittente pubblica radiotelevisiva, è stata imbrattata con scritte anonime e offensive nei confronti della Rai legate alle recenti polemiche sulla guerra israelo-palestinese.

Il Cdr dei giornalisti e le Rsu dei dipendenti della sede Rai del Veneto, esprimono preoccupazione per modalità (imbrattamento di un palazzo storico) e toni (scritte offensive), utilizzati in merito a una vicenda così complessa. Il clima che si sta creando dopo le dichiarazioni dei giorni scorsi, mette a rischio l’incolumità di giornalisti e i tecnici al lavoro sul campo e nelle sedi.

Come redazione regionale, abbiamo sempre cercato di assicurare una corretta informazione senza alcun pregiudizio, sentendo sul territorio le più diverse voci che si sono espresse su questa drammatica situazione nel grave e divisivo momento storico che stiamo vivendo».

Un episodio simile a quello di Venezia si è verificato anche a Terni, come denunciato il 16 febbraio dal Comitato di redazione della Tgr Umbria: «L'informazione Rai in generale, e quella della testata giornalistica regionale dell'Umbria in particolare, ha sempre avuto come stella polare il rispetto della Costituzione. Tanto per l'articolo 21, che tutela la libertà di opinione e di espressione di tutti, quanto per l'articolo 11, che ricorda che l'Italia ripudia la guerra. Tutte le guerre. Per questo riteniamo inaccettabili i tentativi in atto da giorni di dare al nostro lavoro una etichetta di parte che non rispecchi l'unico interesse che guida le nostre scelte: raccontare le realtà dei fatti con equilibrio, ascoltare sempre le opinioni di tutti e provare ad approfondire. Lo abbiamo fatto anche in questi mesi, dando voce alle comunità che vivono nella nostra regione e soffrono le drammatiche conseguenze delle guerre in corso. Lo abbiamo fatto scegliendo, sempre, di stare dalla parte delle vittime civili e inermi dell'una e dell'altra parte. Chi oggi ci insulta con scritte infamanti, come successo alla sede territoriale di Terni, o con manifestazioni in cui si mette in dubbio la nostra professionalità o imparzialità lo fa con un furore ideologico che non ci appartiene e non ci apparterrà mai. Allo stesso modo non ci appartengono certe scelte di campo che la dirigenza aziendale ha espresso con la pretesa, sbagliata, di interpretare il pensiero di tutti. Tuttavia ci preoccupano le manifestazioni di intolleranza che in questi giorni hanno riguardato le sedi regionali della Rai, ci preoccupa il rischio di incolumità a cui sono esposti giornalisti e dipendenti di sede che non hanno fatto null'altro che il proprio lavoro, con onestà, equilibrio e competenza».

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