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Il giornalista Can Dundar
Internazionale 09 Mar 2018

Turchia, la Corte Suprema annulla la condanna a Can Dundar. «Va processato per spionaggio»

All'ex direttore di Cumhuriyet e al responsabile della redazione di Ankara, Erdem Gul, era stato inflitto il carcere per aver pubblicato informazioni secretate sul passaggio di armi attraverso il confine turco-siriano. Ieri altre condanne a 25 operatori dei media. Oggi di nuovo alla sbarra i giornalisti e dirigenti del quotidiano di opposizione accusati di sostegno al terrorismo.

La Corte Suprema turca ha annullato la condanna inflitta nel 2016 a Can Dundar, ex direttore di Cumhuriyet, il quotidiano di opposizione laica al presidente Recep Tayyip Erdogan diventato uno dei simboli delle minacce alla libertà di stampa in Turchia. I giudici hanno deciso che il giornalista, condannato a cinque anni e dieci mesi per aver autorizzato la pubblicazione di immagini relative al passaggio di tir carichi di armi attraverso il confine turco-siriano, deve essere ora processato con l'accusa di spionaggio. Annullata anche la condanna a cinque anni a Erdem Gul, responsabile della redazione di Ankara del quotidiano coinvolto nel medesimo procedimento. Anche lui, secondo i giudici deve essere processato nuovamente, non con l'accusa di aver diffuso informazioni secretate, bensì con quella di spionaggio.

La notizia arriva all'indomani delle condanne, fino a sette anni e mezzo di carcere, comminate ad altri 25 operatori dei media ritenuti vicini al movimento del predicatore Fethullah Gulen. E intanto è ripreso oggi, in un'aula del penitenziario di Silivri, a nord di Istanbul, il processo ai lavoratori di Cumhuriyet per il quale sono alla sbarra 11 giornalisti e sette tra impiegati e dirigenti del giornale, oltre allo stesso ex direttore Dundar, da tempo in Germania e giudicato in contumacia.

Tra gli imputati il successore di Dundar alla direzione, Murat Sabuncu e l'editore, Akin Atalay, entrambi in detenzione preventiva da 495 giorni, e il giornalista di inchiesta Ahmet Sik, in carcere da 434 giorni. È stato invece scarcerato a fine settembre il giornalista Kadri Gursel, mentre altri sei suoi colleghi sono stati liberati lo scorso 24 luglio.

Secondo l'accusa vi sarebbe un legame tra i giornalisti e Fetullah Gulen, imam e finanziere residente negli Usa considerato la mente del tentato golpe del 15 luglio 2016. Can Dundar, Murat Sabuncu, i membri del consiglio di redazione Kadri Gursel, Aydin Engin, Bulent Yener e Gunseli Ozaltay sono accusati di "sostegno ad organizzazione terroristica senza esserne membri" e rischiano tra i 7 anni e mezzo e i 15 anni di reclusione.

Sulla base delle medesime accuse, il pubblico ministero ha invece chiesto pene tra gli 11 e i 43 anni di reclusione per l'amministratore delegato Akin Atalay e i dirigenti Orhan Erinc e Onder Celik e tra i 9 e i 29 anni di carcere per il giornalista Bulent Utku, il vignettista Musa Kart, Hakan Karasinir, Mustafa Kemal Gungor e il giornalista Hikmet Aslan Cetinkaya.

Rischia fino a 15 anni il giornalista Ahmet Sik, già in prigione nel 2010 per un libro contro Gulen (quando quest'ultimo era alleato del governo) e ora alla sbarra con l'accusa di "aver dato sostegno ed essere membro dell'organizzazione separatista curda del Pkk e del gruppo terroristico di estrema sinistra Dhkp/C".

Anche oggi, come in occasione delle precedenti udienze del processo, una folla composta da semplici cittadini, deputati dell'opposizione, giornalisti, attivisti e operatori nel campo dei diritti umani si è radunata davanti al carcere per dare sostegno e solidarietà agli imputati.

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