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Un momento del sit-in a Roma per la XXVI Giornata mondiale della libertà  di stampa
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Un momento del sit-in a Roma per la XXVI Giornata mondiale della libertà di stampa
Manifestazioni 03 Mag 2019

Giornata mondiale della libertà  di stampa, la Fnsi in piazza contro tagli e bavagli in Italia e nel mondo

«Quando si silenziano le voci delle differenze si prende una strada che mette in discussione le libertà  di tutti i cittadini», ha spiegato il presidente Giulietti aprendo il sit-in organizzato con Usigrai, Odg Lazio, Articolo 21, Amnesty e NoBavaglio. «Sul fronte della libertà  dei giornalisti l'Italia sta facendo passi indietro, ma noi non ci arrendiamo», ha ribadito il segretario generale Lorusso.

«Oggi è l'occasione per rilanciare ancora una volta l'appello contro i tagli e i bavagli in Europa e in Italia. Quando si tagliano le voci delle differenze, penso a Radio Radicale e alle emittenti locali, all'Avvenire e al Manifesto, si prende una strada al termine della quale sono messe in discussione le libertà di tutti i cittadini». Così il presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana, Giuseppe Giulietti, aprendo il sit-in indetto dal sindacato in piazza Santi Apostoli a Roma in occasione della XXVI Giornata mondiale della libertà di stampa.

«Nel mondo i giornalisti continuano a morire per onorare il diritto-dovere di informare. I cronisti vengono aggrediti, minacciati, intimiditi e ogni minaccia, ogni atto ostile nei confronti di un giornalista è un attacco al diritto dei cittadini ad essere informati», ha ricordato Giulietti.

«Sul fronte della libertà dei giornalisti l'Itala sta facendo tanti passi indietro. Non è un bel vedere la classifica internazionale sulla libertà di stampa e nemmeno la relazione del Consiglio d'Europa, diffusa ieri, nella quale la situazione italiana viene 'attenzionata' come quella dell'Ungheria e della Russia. Paesi nei quali viene negata la libertà di informazione. Noi in Italia non ci rassegniamo a questo destino e cercheremo di contrastare tutti coloro che ritengono che in questo Paese si possano introdurre tagli all'informazione a colpi di provvedimenti», ha aggiunto il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso.

«Noi non ci rassegniamo a coloro che a parole dicono di contrastare i tanti bavagli che esistono in questo Paese, ma di fatto non fanno nulla in Parlamento. Non è successo niente nella passata legislatura e non sta succedendo niente in questa. Non rinunceremo a portare le nostre proposte al tavolo aperto con il governo e lo faremo anche con l'iniziativa pubblica del 14 maggio al teatro Adriano, dove si riuniranno il Consiglio nazionale della Fnsi, la conferenza nazionale del Cdr e tutti coloro che hanno a cuore la libertà di informazione, senza la quale non c'è democrazia», ha ribadito Lorusso.

All'iniziativa, organizzata dalla Federazione nazionale della Stampa italiana insieme con Usigrai, Ordine dei giornalisti del Lazio, associazione Articolo 21, Amnesty International Italia e Rete NoBavaglio per richiamare l'attenzione sull'importanza dell'informazione e per lanciare un appello contro i tagli e i bavagli che i giornalisti di tutto il mondo subiscono continuamente, anche giornalisti stranieri, fra cui lo slovacco Jan Krempasky, il maltese Manuel Delia, l'italo-siriana Asmae Dachan, la ricercatrice turca dell'Osservatorio Balcani e Caucaso Fazila Mat, e di alcune testate italiane a rischio.

Il segretario del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, Guido D'Ubaldo, ha ricordato i ripetuti interventi del presidente Mattarella in difesa del pluralismo. Laura Renzi, di Amnesty International Italia, ha snocciolato alcuni dati: nel 2018, in tutto il mondo, 88 giornalisti sono stati uccisi, 250 imprigionati di cui 130 in Turchia e 61 sono stati sottoposti a sparizione forzata, e ricordato che Amnesty ha raccolto 50mila firme per chiedere verità e giustizia per Daphne Caruana Galizia.

Quindi spazio alle testimonianze degli ospiti internazionali. «È importante dare voce ai colleghi della Siria che non hanno la possibilità di esprimersi. In Siria – ha detto Asmae Dachan – manca la libertà di stampa, sono 50 anni che conviviamo con un regime. Oltre 600 colleghi morti negli ultimi 8 anni di guerra, di cui 50 deceduti in stato di detenzione sotto tortura».

«Nel mio Paese – ha raccontato Fazila Mat – ci sono quotidiane difficoltà per i giornalisti. Nove reti televisive su 10 sono in mano al governo e i giornali ancora indipendenti portano avanti il loro lavoro con molta difficoltà. Ogni giorno molti colleghi vengono accusati di aver violato una legge, due sono stati condannati all'ergastolo. Sappiamo benissimo che tutto questo ha il solo scopo di mettere a tacere le voci dell'opposizione, ma ci sono ancora giornalisti coraggiosi che continuano a fare il loro dovere».

Jan Krempasky ha ricordato Jan Kuciak e ha parlato del progetto di giornalismo investigativo che ha ripreso e rilanciato le sue inchieste dopo l'omicidio del reporter slovacco e della sua fidanzata. Manuel Delia ha tratteggiato la situazione della libertà di stampa a Malta dopo la morte di Daphne Caruana Galizia. Daniel Caceres è intervenuto sulla situazione in Venezuela.

Dalla piazza anche nuovi appelli per salvare Radio Radicale. «Il tempo stringe, è importante che si continui a parlare di Radio Radicale e delle altre testate a rischio. Invito tutti alla manifestazione di domenica 5 maggio a piazza Mattei, importante per la vita di Radio Radicale, ma anche per la vita dell'informazione di questo Paese», ha detto il vice capo redattore Roberto Spagnoli. E Vincenzo Vita ha rilanciato la richiesta di una moratoria per Radio Radicale e per salvare le tante testate messe a rischio dai tagli voluti dal governo.

Testimonianze anche dall'Italia, da Salerno, dove il quotidiano La Città è stato chiuso per poi tornare in edicola grazie ad una spregiudicata operazione di maquillage societario e con altri lavoratori. «Siamo stati licenziati tutti perché non abbiamo voluto rinunciare ai nostri diritti», hanno spiegato i giornalisti del Cdr.

A chiudere il presidio Antonella Napoli, che ha raccontato le ultime novità provenienti dal Sudan, e Floriana Bulfon, che ha ricordato le difficoltà che affrontano ogni giorno i giornalisti che mettono a repentaglio la loro incolumità per garantire ai cittadini il diritto ad essere informati e che spesso lo fanno senza poter contare sulle garanzie, sulle tutele e i diritti assicurati da un contratto di lavoro.

@fnsisocial

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