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Osservatorio sui media 19 Lug 2005

La tv commerciale rende più informati (almeno in Svezia) su www.lsdi.it

La televisione commerciale attrae i telespettatori meno informati e li rende più informati, diminuendo il grado di disuguaglianza informativo. Almeno questo è accaduto in Svezia.

La televisione commerciale attrae i telespettatori meno informati e li rende più informati, diminuendo il grado di disuguaglianza informativo. Almeno questo è accaduto in Svezia.

La tv commerciale rende più informati (almeno in Svezia) Uno studio di due ricercatori del Centre for economic policy research La televisione commerciale attrae i telespettatori meno informati e li rende più informati, diminuendo il grado di disuguaglianza informativo. Almeno questo è accaduto in Svezia. E' la scoperta a cui ha portato una ricerca condotta per il Cepr (Centre for economic policy research) da Andrea Prat, ricercatore italiano della London school of economics, e David Stromberg, dell’ Università di Stoccolma, su un campione di elettori svedesi. Nel saggio ‘’Commercial television and voter information’’, pubblicato dal Cepr, Prat e Stromberg ammettono che ‘’non è chiaro quale meccanismo produca il fenomeno osservato’’. ‘’Un’ipotesi – aggiungono - è che lo stile e il contenuto dell’informazione pubblica non fossero di gradimento a un certo segmento della popolazione. TV4 (la tv commerciale svedese, ndr) avrebbe quindi individuato tale nicchia di pubblico e prodotto programmi di informazione più adatti ai suoi gusti, rendendoli dunque più informati e più interessati alla politica’’. La ricerca ha scoperto anche che ‘’le preoccupazioni per un eventuale diminuzione del pluralismo informativo non sono fondate. I timori riguardavano soprattutto l’ipotesi che alcuni gruppi sociali potessero essere ulteriormente impoveriti dall’ arrivo della tv commerciale: poveri, poco informati, bambini ed anziani. Per prima cosa- osservano i due ricercatori - stimiamo che i poveri non ci abbiano rimesso in alcun modo, o comunque riteniamo che siano svantaggiati all’interno di entrambe i sistemi (sia la televisione pubblica che quella privata) e che pertanto non siano loro quelli più coinvolti dal cambiamento. Non costituiscono infatti alcun target di riferimento per una tv commerciale, ma non lo sono nemmeno per la televisione pubblica. In secondo luogo riteniamo che i veri grandi vincitori dell’ avvento delle emittenti private siano coloro che in precedenza erano poco informati insieme ai giovani’’. (su http://www.lsdi.it/versp.php?ID_art=89 ) - - - - - - - - - La redazione come fabbrica di sofferenza Un’ analisi del mobbing in redazione nel volume ’Il lavoro perverso’’, pubblicato dall’ Istituto italiano di studi filosofici Capire, e spiegare, perché ‘’una redazione che produca inquinamento morale al suo interno non può diffondere una informazione di qualità al suo esterno’’. Questo l’ obbiettivo di un’ analisi sul mobbing in redazione condotta da tre giornaliste – Patrizia Capua, Carla Di Napoli e Angela Frenda – all’ interno del progetto collettivo sfociato nel volume ‘’Il lavoro perverso; il mobbing come paradigma di una psicopatologia del lavoro’’. Il volume, curato da Francesco Blasi e Claudio Petrella, è frutto del lavoro di un gruppo di ricercatori - psichiatri, psicologi, giornalisti, medici del lavoro, giuristi che in questi anni hanno riflettuto sull’ intima relazione esistente tra la sofferenza mentale e la progressiva perversificazione del lavoro nel mondo industrializzato – accomunati dalla volontà di scavare in profondità, per andare oltre ‘’il chiacchiericcio pettegolo spesso associato al mobbing’’. (su http://www.lsdi.it/versp.php?ID_art=88 ) - - - - - - - - - - TV TAKE AWAY Il jukebox della Cbs, 24 ore su 24 di tv senza televisore Si chiamerà ‘’jukebox’’ e lo lancerà la CBS News fra qualche giorno. E’ un servizio di televisione internet: 24 ore al giorno, sette giorni alla settimana ma soprattutto televisione personalizzata. Si tratta, spiega Vittorio Zambardino (http://www.repubblica.it) di ‘’una televisione take away, dove conta ciò che mi piace, come spettatore, e non ciò che viene scritto nei programmi da qualche funzionario e che io spettatore sono obbligato a scegliere o lasciare’’. ’’E' una tv di contenuti da scaricare via "podcasting" sul mio dispositivo portatile – aggiunge Zambardino -, qualunque nome o marca abbia, ma piccolo abbastanza da stare nella mia mano mentre viaggio o lavoro. Una televisione che sta alla vecchia come l'hamburger sta al pranzo di famiglia. Una televisione non stop che nega il tempo e il luogo dove la televisione è stata tradizionalmente consumata, il divano di casa. Perché va sul computer, si vede al lavoro, in treno, a letto. Una televisione che non appartiene più al televisore, inteso come oggetto fisico’’. (su http://www.lsdi.it/versp.php?ID_art=87 )

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