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Osservatorio sui media 20 Apr 2015

Notizie da lsdi.it Libertà di Stampa Diritto all’Informazione   

Anteprima #digit15: influencer & giornalismo

Si é svolto il 27 marzo scorso il primo evento del prossimo #digit15. La manifestazione dedicata al giornalismo digitale si terrà a  settembre 2015 di nuovo a Prato. Al centro del workshop-anteprima di digit15  il tema degli influencer in relazione all’informazione.
Ne abbiamo parlato con Daniele Chieffi, responsabile del mondo digitale di Eni e Piero Tagliapietra, autore di “Leader digitali. Dall’analisi dell’influenza online all’influencer management“, laureato in semiotica. A moderare l’ incontro Marco Renzi, uno degli organizzatori di Dig.it.
Attraverso i concetti di influenza, rilevanza, credibilità/reputazione, tempo e attenzione vengono raccontati chi sono e cosa fanno gli influencer.
Il ragionamento parte da un esempio di attualità il disastro Germanwings. Da un punto di vista digitale, è successo qualcosa che ha innescato una certa e forte viralità sul profilo della persona protagonista del fatto. Creando una comunitá di persone, cresciuta enormemente nell’arco di una giornata ( da 1800 follower diventati dopo alcune ore 5000). Perchè è successo questo?

Al Festival del Giornalismo 2015 a Perugia la libertà d’espressione al centro del dibattito

Oltre 200 eventi con incontri-dibattito, interviste, presentazioni di libri, workshop e serate teatrali – 600 speaker da 34 paesi diversi, il tutto a ingresso libero. Questi i numeri del Festival Internzionale del giornalismo di Perugia Edizione 2015. I temi su cui si discute sono moltissiim: le difficoltà dell’editoria, le nuove frontiere della comunicazione politica italiana, la situazione dei media in Russia e in Ucraina, la censura in Turchia, la copertura mediatica dell’emergenza Ebola e la libertà di stampa in Messico; il giornalismo investigativo trasnazionale da Luxleaks a Swissleaks, sicurezza e sorveglianza a due anni dal Datagate,

Contro il colonialismo digitale

“Non sono rigidamente conservatore né luddista; sono per un uso negoziato delle tecnologie. Credere senza riserve all’idea che l’educazione passi per un oggetto come l’iPad (o concorrenti) che ha milioni di applicazioni superinteressanti e superdistraenti a tiro di click è come pensare di mettere mia figlia a scuola in una classe in cui è circondata da decine di televisori in stand-by di cui lei sa che stanno trasmettendo video divertentissimi, e che basterebbe un gesto, che dico, un pensiero, per vederseli tutti, magari anche tutti insieme. “
Questo è Roberto Casati nelle sue “istruzioni per continuare a leggere” sottotitolo di un più minaccioso – ma assolutamente condiviso – “Contro il colonialismo digitale”.
Casati pone la questione in modo molto netto: la lettura è sotto minaccia, ce la stanno rubando. Da quando il libro è diventato un’applicazione, da quando le applicazioni sono diventate così vicine sul display, da quando, quindi, di fatto, il libro è diventato un effetto collaterale della tegnologia, la lettura è privata della risorsa di cui più avrebbe bisogno: l’attenzione.

 La Tv del dolore, una indagine sulle cattive pratiche televisive

La raffigurazione strumentale del dolore; lo spettacolo nel dolore; l’ eccesso patemico nel racconto: sono alcune delle sette aree di criticità e di cattive pratiche che l’ Osservatorio di Pavia ha evidenziato con una ricerca su ‘’La televisione del dolore’’, compiuta per conto dell’ Ordine nazionale dei giornalisti e presentata a Roma il 24 marzo in occasione dell’ ultima riunione del Consiglio nazionale.

Le altre quattro aree di criticità messe in rilievo dallo studio – dal titolo ‘’La televisione del dolore; un’ indagine sulle ‘cattive pratiche’ televisive’’ –   sono la narrazione empatica, il processo virtuale; l’ accanimento mediatico, la logica assorbente dell’ infotainment.

Washington Post: cresce l’ integrazione fra redattori e ingegneri – In quattro anni gli sviluppatori in redazione passati da 4 a 47

In meno di quattro anni sono più che decuplicati gli sviluppatori che lavorano per la redazione del Washington Post, passando da 4 a 47. E ora, ‘’nel giro di qualche settimana saranno tutti fisicamente integrati in seno alla redazione’’, ha spiegato il direttore giornalistico del quotidiano, Marty Baron, parlando ad Austin (Texas). Lo riporta Meta-media.fr, spiegando che ‘’un forte impulso alla loro crescita è venuto nell’ autunno del 2014, con l’ arrivo al giornale di Jeff Bezos, che ha dato la priorità alla ‘’cooperazione fra redattori e ingegneri’’.

FOIA, le storie più curiose raccolte da Poynter. E qualche caso italiano

In occasione della Sunshine Week (una settimana di iniziative dedicate alla trasparenza e all’open government – ce ne siamo occupati anche qui), il Poynter Institute ha raccolto le esperienze più curiose di alcuni giornalisti, maturate dalle loro richieste di accesso sulla base del Freedom of Information Act – FOIA.
Ne scaturisce una breve casistica, insieme a qualche consiglio di massima.

Torna digit anche se solo in “anteprima”: vi aspettiamo!

Venerdì 27 marzo 2015 anteprima #digit15 alla Camera di Commercio di Prato. L’incontro previsto per le 10 della mattina è stato convocato dagli organizzatori della manifestazione (che poi come forse saprete siamo noi di Lsdi)  per parlare del programma della prossima edizione del  festival del giornalismo digitale.
A margine dell’incontro, per scaldare i motori in vista del prossimo settembre,  si svolgerà  il primo workshop della nuova edizione della manifestazione. Proveremo a  ragionare di “influencer e giornalismo” assieme al giornalista e comunicatore  Daniele Chieffi autore di alcuni libri sui temi della comunicazione e dell’informazione digitale in cui teorizza in modo molto preciso chi  sono e come agiscono gli “influencers” e direttore della nuova collana editoria di Franco Angeli “Neo” per la quale l’altro ospite di digit15 del 27 marzo prossimo:  Piero Tagliapietra ha recentemente scritto  il libro : <<  Leader digitali. Dall’analisi dell’influenza online all’influencer management >>.

Autorità, web, diritti e Google

Un pò di numeri e considerazioni del ns. Andrea Fama dall’ultimo rapporto semestrale di Google sulla trasparenza. Sono state in tutto 313.698 le richieste da parte dei governi e dei tribunali di tutto il mondo relative alla consegna dei dati di 48.615 utenti.
Fra i paesi con il più alto tasso di istanze di richiesta dati con esito positivo ci sono gli Stati Uniti e l’Inghilterra rispettivamente con l’84 per cento su 12.539 richieste e il 72 per cento su 11.535. Maglia nera la Turchia con nessuna richiesta accettata sulle 224 depositate. Nel rapporto di Google una voce molto importante spetta alle richieste di oblio , ovvero la cancellazione da parte del motore di ricerca di contenuti diffamanti, illegali o che mettono a rischio la sicurezza. E’ la diffamazione il motivo principale dele richieste di cancellazione dei dati inviate da privati e governi al motore di ricerca, il 38 per cento del totale. La paura dell’escalation del  terrorismo dopo la strage di Charlie Hebdo ha portato anche online ad un  ampliamento dei poteri di ingerenza e indagine in Rete, sia in termini di accesso alle informazioni degli utenti, sia di rimozione e inibizione di

Filter Bubble – Il filtro

Inizia con questo dossier la collaborazione con l’ing. Marco Dal Pozzo autore di “1news2cents la qualità costa! un modello sociale per l’editoria (online)”  appassionato di giornalismo e informazione. Dal Pozzo recensisce il testo di Eli Parisier, pubblicato in Italia da Il Saggiatore.
“La democrazia richiede che i cittadini vedano le cose dal punto di vista gli uni degli altri, e invece siamo sempre più chiusi, ognuno nella propria bolla. La democrazia richiede proprio la conoscenza comune dei fatti, e invece vengono offerti universi paralleli.” Così attacca Eli Pariser nel suo The Filter Bubble, il Filtro nella traduzione in italiano.

Storify: Siamo tutti “Charlie Hebdo”?

Storify è un strumento di narrazione. Un software che permette di ricostruire una storia prendendo spunto da tutto o quasi quello che è possibile reperire sul web, creando un nuovo prodotto di informazione. Storify è un software online gratuito che può essere utilizzato da qualsiasi utente, per un giornalista può diventare di fondamentale importanza nei lavori di curation: quando si intende ripercorrere le vicende di un fatto appena avvenuto o in corso di realizzazione – ricostruendo gli avvenimenti o semplicemente raccontandoli attraverso i post pubblicati dagli utenti sui social: tweet, facebook, flickr, pinterest, instagram etc.etc. Oppure quando si vuole ricostruire un evento passato da tempo, per vedere come era stato trattato.

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