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Internazionale 16 Nov 2006

Giornali, Gb: Telegraph in sciopero contro i “cambiamenti imposti”

E’ stato confermato ma rinviato di un mese lo sciopero di tre giorni annunciato dai giornalisti del Telegraph Group, il cui inizio era programmato in un primo momento per ieri.

E’ stato confermato ma rinviato di un mese lo sciopero di tre giorni annunciato dai giornalisti del Telegraph Group, il cui inizio era programmato in un primo momento per ieri.

John Carey, rappresentante del comitato di redazione del gruppo editoriale britannico, ha spiegato le modalità e le ragioni della protesta in un incontro con la National Union of Journalist (Nuj), il sindacato dei giornalisti inglesi: “Lo sciopero – ha detto – è stato rinviato perché speriamo di riaprire le trattative con l’editore”. Secondo Carey è fondamentale che il mondo del giornalismo continui a rifiutare tagli al personale o modifiche alle linee editoriali delle testate senza che prima siano consultati i diretti interessati: “Siamo una categoria professionale riconosciuta e abbiamo un contratto collettivo. Ne consegue che se vengono apportati dei cambiamenti al nostro accordo, in qualche modo questi devono essere concordati ed eventualmente compensati”. “Noi – ha aggiunto il rappresentante del Cdr – stiamo protestando per difendere la qualità dell’informazione prodotta dal Telegraph, che si parli di quotidiano, internet o contenuti multimediali”. Carey ha spiegato che lo sciopero è stato posticipato perché la compagnia ha aperto uno spiraglio alle trattative: “Per la prima volta ci hanno detto che avrebbero ascoltato cosa avevamo da dire, seduti attorno a un tavolo”. I giornalisti del Telegraph sono scesi sul piede di guerra dopo l’annuncio che 54 redattori avrebbero perso il posto e che sarebbero cambiati orari e regolamenti di redazione (spostata recentemente dalla zona di Canary Wharf, a ridosso della City londinese, a Victoria, nel centro della capitale britannica), fra i quali l’introduzione del turno della mattina per i reporter e il sabato lavorativo per tutti i “sostituti”, assunti con contratto a termine. “Al momento – ha spiegato ancora Carey – l’azienda è irremovibile sul fatto che non pagherà indennizzi per i disagi che il trasloco comporta ai dipendenti, ma per noi questo rimane un principio di base”. “La qualità – ha aggiunto – ha già risentito del taglio di 150 giornalisti del Telegraph negli scorsi due anni. Noi siamo favorevoli ai cambiamenti, ma a patto che siano concordati”. (9Colonne)

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