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Internazionale 02 Feb 2007

“Guru” del Guardian: giornalisti, amate la politica e diffidate dei blog

Secondo la “firma” del “Guardian” Polly Toynbee – elzevirista esperta in affari sociali, un autentico guru della pubblicistica laburista - il giornalismo politico britannico soffre di una febbre “antidemocratica” che potrebbe essere curata aumentando il rispetto verso i leader e diminuendo l’ ossessione per la cultura dei blog.

Secondo la “firma” del “Guardian” Polly Toynbee – elzevirista esperta in affari sociali, un autentico guru della pubblicistica laburista - il giornalismo politico britannico soffre di una febbre “antidemocratica” che potrebbe essere curata aumentando il rispetto verso i leader e diminuendo l’ ossessione per la cultura dei blog.

Toynbee, ex-Bbc, ha rilasciato la “prognosi” sullo stato della stampa politica durante l’annuale Bagehot Lecture organizzato dal Queen Mary College. Nel suo discorso intitolato “l’arte della cronaca” la Toynbee ha detto: “Se volete descrivere il mondo politico, dovete avere una forte simpatia per la professione della politica e per il difficile compito che i suoi protagonisti devono affrontare”. La giornalista ha spiegato al suo pubblico: “Anche se siete fortemente orientati a destra o a sinistra, dovete sempre avere un rispetto di base per il lavoro dei politici”, sottolineando però la necessità da parte di ogni buon cronista di non tacere gli errori commessi da questi ultimi. L’importante è non demonizzare gli eletti. “Se si parte già dal presupposto che tutti i politici sono dei furfanti, decisi solo ad arricchirsi, allora non si riesce a spiegare nulla e non si scoprono cose che siano di qualche interesse per i lettori”, ha detto la cronista, aggiungendo che “va contrastato il pericoloso spirito antidemocratico che si sta insinuando tra di noi, per cui ogni pigro attorucolo o ospite di qualche talkshow si sente autorizzato a dire che Westminster è un palazzo di farabutti che dovrebbero fare le valigie”. “Non ha senso – ha continuato Toynbee – diventare commentatore politico se si disprezza quel mondo, almeno quanto non avrebbe senso scrivere di calcio, odiando il pallone”. Nella sua “lezione”, la Toynbee ha detto di non usare come fonti le amicizie potenti e di non aver mai lavorato per una “lobby”, ribadendo la seconda regola d’oro: “usare il mio tempo da vera giornalista”. Poi ha affrontato anche il problema dell’informazione in rete: “Il mondo dei media sta diventando sempre più chiassoso, con una crescente difficoltà per chi vuole farsi ascoltare o per chi vuol essere realmente informato”. La giornalista crede che la sua professione “non sia ancora minacciata” dalla crescente influenza dei blog: “La gente per fortuna si chiede quale sia la differenza tra un blog e un pezzo di cronaca, o cosa distingua qualitativamente MySpace da una pagina del Guardian. Bisogna avere grandi doti e grande tecnica per scrivere un pezzo che sia coerente, che abbia un inizio, un centro e una conclusione, nonché almeno tre notizie che il lettore non conoscesse prima”, ha puntualizzato la Toynbee, sottolineando il “rischio” rappresentato dallo “stile della blogosfera”, che tenta di “farci urlare se si vuol essere ascoltati” e che propone una lettura più veloce e immediata rispetto all’ “investimento di tempo” che un articolo vero richiede. La giornalista ha anche raccontato delle offese lasciate dai bloggers dopo la pubblicazione on-line dei suoi pezzi: “Ho una cinquantina di acerrimi nemici, che sembrano alzarsi tutti alle cinque del mattino. Naturalmente non hanno mai comprato il Guardian, non si sporcherebbero le dita con il suo inchiostro. E purtroppo, senza le vecchie lettere, oggi si deve rispondere necessariamente in rete, quindi in pubblico, a persone che restano nell’anonimato”. Una prassi che, ha concluso la giornalista, incentiva la gente a non assumersi la responsabilità di quello che afferma. (9Colonne)

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