Gas lacrimogeni contro la manifestazione di solidarietà ai giornalisti palestinesi. La marcia pacifica, promossa a Ramallah dall'Ifj durante la riunione del comitato esecutivo, viene interrotta dall'esercito israeliano che impedisce ai giornalisti di avvicinarsi al checkpoint di Qalandia, il più importante per l'accesso a Gerusalemme. L'episodio viene stigmatizzato in una nota ufficiale che la Federazione internazionale dei giornalisti invia al capo del governo israeliano. La manifestazione pacifica è il modo con cui il comitato esecutivo dell'Ifj, riunito a Ramallah nelle giornate di sabato e domenica, intende esprimere solidarietà ai colleghi palestinesi ai quali, anche nella giornata di sabato scorso, è stato negato l'accesso a Gerusalemme insieme con la delegazione della Federazione internazionale dei giornalisti.
«Abbiamo deciso di marciare pacificamente fino al check point mostrando le press card internazionali, scandendo che siano giornalisti, non terroristi – racconta Raffaele Lorusso, segretario generale della FNSI e componente del comitato esecutivo dell'Ifj –. Indossavano tutti un gilet con su scritto 'press' e ci dirigevano verso il checkpoint. In prossimità della linea di confine, siamo stati raggiunti dai gas lacrimogeni sparati dall'esercito israeliano per disperdere i manifestanti e impedire al corteo di avvicinarsi al checkpoint. Sono stati attimi concitati, una delle dieci bomba ha colpito ad una spalla il presidente del sindacato dei giornalisti palestinesi, Nasser Abubaker, che è rimasto contuso».
L'attacco dell'esercito israeliano, che ha agito senza alcun preavviso, viene stigmatizzato in una lettera aperta della Ifj al premier Netanyahu. Unendosi in corteo con i colleghi palestinesi, i dirigenti dell'Ifj hanno voluto condividere con loro, come sottolineato anche in conferenza stampa, il disappunto per la costante negazione della libertà di movimento e della libertà di espressione. Nella lettera a Netanyahu, l'Ifj chiede anche che Israele riconosca l'international press card, attualmente valida in 145 Paesi del mondo.
Le condizioni dei giornalisti in Palestina, il difficile rapporto con Israele e gli sforzi per giungere ad una pace duratura sono anche al centro dell'incontro con il presidente dell'autorità palestinese, Abu Mazen, che riceve i dirigenti dell'Ifj nel palazzo presidenziale.
I lavori del comitato esecutivo proseguono anche nella giornata di domenica. Fra le mozioni approvate, anche quella che «condanna la grave campagna di insulti e di minacce contro i giornalisti messa in atto in Italia dal vicepremier Luigi Di Maio e da alcuni esponenti del movimento Cinque Stelle». L'Ifj esprime solidarietà ai giornalisti italiani e sostegno alle azioni di lotta organizzate dalla Fnsi, ribadendo che «una stampa libera, indipendente e pluralista è il fondamento di ogni democrazia. Gli attacchi alla stampa e ai giornalisti, in numerosi Paesi del mondo, sono il tentativo di indebolire la democrazia cancellando le voci critiche e impedendo ai cittadini di essere informati».
Per questo, l'Ifj, insieme con la Fnsi e gli altri sindacati affiliati, «promuoverà iniziative presso le istituzioni competenti per far sì che vengano messe in atto misure per proteggere il lavoro dei giornalisti e per rafforzare il pluralismo dell’informazione».