La Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi) ha espresso grande soddisfazione per l'approvazione delle proprie mozioni all'Assemblea annuale della Federazione europea dei giornalisti (Efj), conclusasi venerdì 17 giugno a Belgrado dopo tre giorni di lavori.
Il presidente della Fnsi, Roberto Natale, e il segretario generale, Franco Siddi, hanno sottolineato in particolare l'importanza della mozione sul pluralismo nell'informazione, adottata all'unanimità dai delegati e che riconosce un principio irrinunciabile per una società moderna e democratica.
''I fenomeni della pressione politica e della precarietà emersi in Italia nel campo giornalistico hanno trovato ampia conferma in Europa'', ha detto Siddi, secondo il quale ''l'Italia in questo campo è vista come un Paese in difficoltà, che necessita per questo di appoggio e sostegno''.
La Fnsi, ha aggiunto Siddi, punta a dotare l'Europa di una 'Carta dell'informazione libera, pluralistica e indipendente' poiché, ha detto, ''ci deve essere un quadro di tutela dei diritti dei giornalisti, cosa questa che viene messa a rischio continuamente''.
''Ci tenevamo al fatto che l'Assemblea appoggiasse la posizione del Parlamento europeo, che lo scorso marzo ha approvato una risoluzione sul pluralismo nell'informazione'', ha osservato da parte sua Roberto Natale. ''Noi siamo venuti qui a dire che è necessario sostenere tale posizione dell'Europarlamento, poiché a livello europeo ci devono essere standard comuni anche nel campo dell'informazione e del giornalismo'', ha aggiunto Natale per il quale ''il pluralismo deve entrare come punto fondamentale nei principi e nell'ordinamento europeo''. ''Come vi è stata una Maastricht in campo economico, ci dovrebbe essere una precisa regolamentazione in fatto di pluralismo nell'informazione''.
Natale e Siddi hanno detto di aver lanciato, sul tema del pluralismo nell'informazione, la proposta sull'utilizzo dello strumento di 'Iniziativa dei cittadini'. Se si raccolgono almeno un milione di firme in almeno sei stati Ue, il Parlamento europeo ha l'obbligo di esaminare il problema in questione.
''Sostegno a tale proposta della Fnsi è venuto in particolare dai colleghi di Gran Bretagna e Francia'', hanno detto Natale e Siddi, secondo i quali in sede di dibattito largo spazio è stato dedicato in particolare alla situazione dell'informazione in Ungheria, dopo l'approvazione della controversa legge sui media nel paese che detiene fino alla fine di questo mese la presidenza di turno della Ue.
L'altra mozione proposta dalla Fnsi e approvata dall'Assemblea dell'Efj è di carattere meno politico e più sindacale e riguarda il lavoro giornalistico e il negoziato collettivo per i giornalisti e i freelance. In essa si chiede di sostenere le ''iniziative più appropriate per superare le differenze nei salari e nelle norme sul lavoro tra giornalisti salariati e indipendenti''. (ANSA)
INTERVENTO DEL PRESIDENTE FNSI NATALE
LIBERTÀ DI STAMPA: “LA COMMISSIONE EUROPEA DEFINISCA
ALMENO QUALI SIANO GLI STANDARD ESSENZIALI PER I PAESI MEMBRI”
“La risoluzione sul pluralismo nei media adottata a marzo dal Parlamento Europeo e’ stata un importante e positivo passo avanti. Il sindacato dei giornalisti, in Italia e in Europa, chiede che la Commissione europea dia una risposta adeguata e si preoccupi di fissare almeno gli standard essenziali che ogni Stato nazionale deve rispettare in materia di libertà dell’informazione“. E’ il tema posto dal Presidente della Fnsi, Roberto Natale, intervenuto nella seconda giornata di lavori dell’Assemblea della Federazione Europa dei Giornalisti (Efj), in corso a Belgrado.
Alla sessione di questa mattina, dedicata alla libertà di stampa come diritto fondamentale da rafforzare, hanno preso parte Thomas Hammarberg, commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa (che ha invitato gli stati membri e le organizzazioni a sfruttare lo strumento rappresentato dalla Corte di Strasburgo) e l’europarlamentare Tanja Fajon, vicepresidente del Media Intergroup del Parlamento Europeo.
La Fnsi ha anche annunciato che nei prossimi mesi lancerà in Europa, insieme ad altre organizzazioni sindacali e a movimenti della società civile, una raccolta di firme a sostegno di un progetto per la difesa della autonomia dei media. Sarà la prima attuazione del nuovo strumento della “citizen iniziative“, messa a disposizione dell’opinione pubblica europea dal Trattato di Lisbona”.
GIORNALISMO BENE COMUNE
Di Roberto Natale, Presidente Fnsi (da www.articolo21.org)
E’ stata la t-shirt più invidiata e richiesta, all’assemblea annuale della Federazione Europea dei Giornalisti (Efj) che si è svolta a Belgrado: “journalism is a public good”. E’ una campagna del sindacato britannico, ma parla un linguaggio che tutta Europa sente suo: l’informazione come bene pubblico, come bene comune. E’ un’espressione che suona più familiare anche per noi, ora che i referendum hanno detto con bellissima nettezza quale sia la considerazione della quale godono i beni comuni tra i cittadini italiani. Acqua, energia, giustizia erano i temi specifici in questione. Ma i Sì hanno dato la spinta ad una diversa considerazione del rapporto pubblico-privato anche per altre “materie prime” della democrazia: tanto più quando emergono le trame delle logge (vedi gli scandalosi rapporti tra Bisignani e alti dirigenti Rai) per chiudere i rubinetti dai quali - come sempre ricordava Enzo Biagi - dovrebbe uscire l’acqua dell’informazione.
Nel meeting europeo le preoccupazioni per i rischi che corre il pluralismo informativo, specie con gli attacchi all’autonomia dei servizi pubblici, hanno avuto grande spazio. Al caso italiano - ormai un “classico”, in questi appuntamenti - si è sommato l’allarme che suscita la nuova legge ungherese sui media, possibile nefasto modello per altri Paesi membri. Ma insieme alla denuncia c’è stata la scelta del sindacato - ed è questa la novità più importante dell’incontro - di sollecitare più decisamente le istituzioni europee a fare la loro parte. L’Unione non può essere - dice la mozione approvata su proposta della Fnsi - “regolata soltanto da parametri condivisi per garantire la stabilità economica, ma anche da indicatori egualmente vincolanti per la libertà di espressione e di informazione”. Le istituzioni Ue devono superare le limitazioni che fin qui le hanno rese inefficaci in materia di pluralismo e impotenti contro le restrizioni nazionali. Il sindacato europeo ha finalmente messo da parte il sospetto con il quale aveva guardato per anni ad un possibile intervento della Commissione, temendo che da lì venissero limiti all’autonomia del giornalismo. Ha compreso che le istituzioni di Bruxelles e Strasburgo non devono essere lasciate alla sola interlocuzione con le potenti lobby degli editori commerciali, e chiede ora esplicitamente all’Europa “misure di pubblico sostegno all’indipendenza dell’informazione”.
In questa azione, i giornalisti europei hanno chiara la necessità di rinsaldare l’alleanza con le tante organizzazioni sociali che in ogni paese sono impegnate sui temi della comunicazione come elemento essenziale della vita democratica. Perciò ha trovato accoglienza assai positiva una proposta che la Fnsi ha portato all’assemblea di Belgrado, dopo che in Italia ha già cominciato ad elaborarla il “Comitato per la libertà e il diritto all’informazione, alla cultura e allo spettacolo”: il progetto di far uso della “citizen iniziative”, il nuovo strumento messo a disposizione dei cittadini europei dal Trattato di Lisbona. Una petizione popolare che, se sottoscritta da un milione di persone in almeno un quarto dei Paesi della Ue, deve obbligatoriamente essere presa in esame dalla Commissione Europea. Ci piace molto l’idea che la sua inaugurazione avvenga con una campagna continentale sui temi del pluralismo informativo. Il testo da far firmare verrà messo a punto nelle prossime settimane, per lanciarlo in Italia e altrove non appena saranno state definite le regole di attuazione della “citizen iniziative”. Quella voglia di partecipazione che i referendum italiani hanno visto esplodere avrà presto una nuova occasione per manifestarsi.
SIDDI: "I COLLEGHI ITALIANI IDEALMENTE IN PIAZZA A ISLAMABAD"
LE VOCI DELL'INFORMAZIONE NON DEVONO ESSERE SPENTE
"Apriremo l'assemblea annuale della Efj, la Federazione europea dei giornalisti, ricordando Saleem.
E porteremo avanti le nostre battaglie, affinché le voci dell'informazione non vengano spente, anche nel suo ricordo". Il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi, assicura che "i cronisti italiani sono oggi idealmente in piazza a Islamabad, accanto ai colleghi pakistani", per contestare il fatto che l'inchiesta sulla morte del Syed Saleem Shahzad, corrispondente dal Pakistan di Aki-Adnkronos International, sia stata affidata a una commissione della Corte federale per la Sharia legata al governo.
"La morte di Saleem - spiega Siddi all'Adnkronos - ci ha lasciato sgomenti, atterriti. Ma ci impegna ancor più nella nostra lotta, donandole nuova linfa". Tant'è che oggi, oltre a ricordare il cronista di Aki, testata impegnata nella costante ricerca della verità, "riporteremo sul tavolo la nostra richiesta, affinché i reati commessi contro i colleghi uccisi, perseguitati o minacciati per il loro lavoro nella testimonianza della verità, vengano riconosciuti come crimine contro l'umanità".
La richiesta "è stata già avanzata all'Onu e sono stati compiuti passi avanti in tal senso, ma noi non molleremo finché non la spunteremo". L'International Federation of Journalists "lotta a tutto campo contro l'impunità dei reati commessi contro i giornalisti, ormai sempre più diffusa". Quelli che, come Saleem, muoiono sul campo, impegnati nella ricerca della verità, "sono troppi - ricorda il segretario nazionale della Fnsi - Ormai contiamo troppe morti - ribadisce - e troppa impunità".
"Il Pakistan, l'Iran, l'Afghanistan - aggiunge, ricordando Saleem - è poi una delle aree iù calde, tra le più pericolose per un cronista. Proprio l'altro giorno abbiamo avuto notizia di un collega morto in un carcere iraniano. Anche nel suo caso, come in quello di Saleem, la speranza è di arrivare alla verità". (ADNKRONOS)
GIORNALISTA AKI: REPORTER IFJ, SOLIDARIETÀ AD AKI E A INFORMAZIONE LIBER
SOSTENIAMO INIZIATIVA A ISLAMABAD PER SHAHZAD
Bruxelles - "Noi sosteniamo l'iniziativa dei nostri colleghi giornalisti in Pakistan nella loro richiesta di un'inchiesta imparziale" sul caso di Syed Saleem Shahzad, corrispondente dal Pakistan di AKI-ADNKRONOS INTERNATIONAL, ucciso il 31 maggio. È quanto afferma il responsabile per i diritti umani e l'informazione dell' 'International Federation of Journalists', Ernest Sagaga.
"L'Ifj vuole un'inchiesta trasparente, imparziale e indipendente", afferma Sagaga ad AKI, precisando che la federazione internazionale della stampa appoggia la manifestazione indetta dai giornalisti pakistani davanti alla sede del parlamento di Islamabad per contestare il fatto che l'inchiesta sull'uccisione di Shahzad sia stata affidata a una commissione della Corte federale per la Sharia, legata al governo. Il responsabile dell'Ifj conclude esprimendo "assoluta solidarietà ad AKI" e "alla comunità giornalistica pakistana" per la morte di Shahzad. (ADNKRONOS/ AKI)
GIORNALISTA AKI: REPORTER ARABI, TUTELARE LIBERTÀ MEDIA IN AREE A RISCHIO
'ADNKRONOS INTERNATIONAL HA RUOLO DETERMINATE, ANCHE TRIBUNALI INTERNAZIONALI DIFENDANO CRONISTI'
Il Cairo - ''Condanniamo ogni atto contro la libertà di espressione e qualsiasi minaccia
all'indipendenza dei giornalisti, sosteniamo l'operato dei media come AKI, che operano in aree a rischio''. È il commento del segretario generale del Sindacato dei giornalisti arabi on-line, Salah Abdel Sabour, sulla vicenda di Syed Saleem Shahzad, il corrispondente di AKI-ADNKRONOS INTERNATIONAL ritrovato senza vita il 31 maggio. Oggi i colleghi di Shahzad manifestano a Islamabad, denunciando il mancato avvio di un'inchiesta indipendente.
''Le agenzie di stampa internazionali, soprattutto quando si occupano di eventi che riguardano Medio Oriente e aree a rischio, hanno un ruolo determinante nella formazione dell'opinione pubblica globale - continua Sabour - contribuiscono ad avvicinare popoli e culture per favorire la pace internazionale e la diffusione della cultura''.
Sabour ritiene che, nelle aree particolarmente a rischio, sia ''necessario attivare organismi internazionali per la protezione dei giornalisti'' che siano ''liberi di difendere il diritto dei reporter a ricevere adeguata protezione, anche tramite i tribunali internazionali''. (ADNKRONOS/ AKI)
GIORNALISTA AKI: RERPORTER SENZA FRONTIERE, VOCE IN ITALIA DA PAESE TRA PIÙ PERICOLOSI
Londra - Saleem Shahzad, il corrispondente dal Pakistan di AKI-ADNKRONOS INTERNATIONAL, ucciso il 31 maggio, era uno "straordinario" reporter d'inchiesta che lavorava in un paese che è "tra i più pericolosi" al mondo per esercitare la professione di giornalista. È quanto afferma Heather Blake, responsabile per la Gran Bretagna di Reporter Senza Frontiere (Rsf), nel giorno in cui la stampa pakistana si mobilita per chiedere un'inchiesta indipendente sulla morte della cronista.
"Shahzad riportava i fatti. Non quello che piaceva al governo", dichiara ad AKI Blake, che ricorda i reportage "straordinari" di Shahzad. "Aveva intervistato gli insorti, una cosa che non era riuscita a molta gente", aggiunge.
'' Il compito della comunità internazionale è di fare pressioni sulle autorità del Pakistan in modo che ai giornalisti sia garantita la loro sicurezza", sottolinea la Blake citando i dati diffusi dalla stessa organizzazione internazionale per la libertà di stampa, secondo cui in Pakistan sono stati uccisi ben 16 giornalisti dall'inizio del 2010. "La comunità internazionale che considera un valore la libertà di espressione e di stampa può agire manifestando il suo sdegno. La pressione internazionale è il più grande alleato per i giornalisti in Pakistan''. (ADNKRONOS/ AKI)