La «proposta di riforma Rai della maggioranza» è un «goffo tentativo di mettere le mani sul Servizio pubblico. Una farsa che irride l’Europa». Così l’Esecutivo Usigrai in una nota pubblicata giovedì 31 luglio 2025 sul suo sito web.
L’Usigrai prosegue: «Da una parte l’Europa che con il Media Freedom Act impone che i Servizi pubblici radiotelevisivi dei paesi membri siano indipendenti nella governance e nelle risorse dai Governi. Dall’altra i partiti di maggioranza italiani che con una proposta di 6 pagine in un colpo solo disegnano un servizio pubblico dove: 6 dei 7 consiglieri di amministrazione sono eletti a maggioranza semplice dal Parlamento (quindi da chi ha vinto le elezioni), mentre amministratore delegato e presidente vengono eletti dal Cda, così che anche l’ultimo organo di garanzia, il Presidente, sia espressione della maggioranza di Governo. L’Europa parla di indipendenza dalle forze politiche, l’Italia decide che bastano i voti dei partiti di maggioranza per prendersi la Rai».
«Una riforma – insistono i rappresentanti sindacali - che non dà nemmeno certezza di risorse alla Rai, ma ne autorizzano espressamente il taglio, perché l’importo del Canone può subire variazioni “in presenza di condizioni eccezionali debitamente motivate che comportino la riduzione delle esigenze di finanziamento”. Lo conferma il fatto che un partito di maggioranza anche in queste ore è tornato alla carica sulla riduzione del canone. E vogliamo anticipare i peana dei giornali politicamente schierati e dei professionisti della mistificazione. Purtroppo siamo noiosi e monotoni, ma la posizione di Usigrai sulla necessità di autonomia e indipendenza del servizio pubblico non è mai cambiata. Ad esempio, fummo l’unica voce nel 2021, con Mario Draghi premier, a contestare il fatto che l’allora unico partito di minoranza, Fratelli d’Italia, fosse stato escluso dal Cda Rai, parlando di precedente grave».
L’Usigrai conclude: «Ai partiti che oggi compongono la maggioranza suggeriamo un po’ di lungimiranza: suonerebbe come una farsa se un domani si trovassero minoranza in Parlamento con un servizio pubblico consegnato da una riforma voluta da loro al Governo di turno». (anc)