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La mappa interattiva del Media Pluralism Monitor 2025
Libertà di informazione 04 Lug 2025

Media Pluralism Monitor 2025, peggiorano le condizioni di lavoro dei giornalisti in tutta Europa

In Italia il quadro si conferma critico «senza segnali di miglioramento». Di Trapani: «Le istituzioni europee cosa aspettano a intervenire nel nostro Paese?».

Il giornalismo indipendente in tutta Europa si trova ad affrontare crescenti pressioni da parte di forze economiche, tecnologiche e politiche, minacce che ormai coinvolgono quasi tutti gli Stati membri dell'Ue. Questo è il dato più significativo emerso dal Media Pluralism Monitor 2025, pubblicato il 27 giugno 2025 dal Centre for Media Pluralism and Media Freedom dell'Istituto Universitario Europeo.

La sicurezza digitale è emersa come la principale preoccupazione, con i giornalisti sempre più presi di mira da hacking, doxing, sorveglianza o molestie online.

Il peggioramento delle condizioni di lavoro è diventato evidente anche nel settore dei media. Oltre il 30% dei giornalisti lavora ora come freelance nell'Ue e un numero significativo di questi non ha contratti stabili, copertura sanitaria o pensione.

Secondo i dati della mappa interattiva del Media Pluralism Monitor 2025, la Grecia è in testa con il punteggio di rischio più alto registrato nell'indicatore delle condizioni di lavoro, pari al 74%, seguita da vicino dalla Turchia con il 71% e dalla Serbia con il 68%. Il punteggio assegnato all’Italia in questa statistica è il 57%.

Per quanto riguarda in particolare il nostro Paese, evidenzia il rapporto, «il quadro del pluralismo dei media si conferma critico, in linea con gli anni precedenti, senza segnali di miglioramento. Una delle principali problematiche riguarda i legami tra la Rai e la politica: le nomine dei vertici dell’azienda seguono equilibri politici e i rapporti tra maggioranza e opposizione, con effetti sulla linea editoriale, come ad esempio una forte cautela nel criticare il governo e la tendenza a dare più spazio alle posizioni delle forze politiche di maggioranza».

L’Italia «continua a distinguersi per l’alto numero di casi di Slapp (cause giudiziarie contro giornalisti e attivisti), un fenomeno in aumento. Sempre più spesso, a intentare queste azioni legali sono figure politiche di primo piano, inclusi membri del governo. L’indicatore più critico resta quello legato alla tutela della professione giornalistica, dato che persistono problemi gravi, tra cui la precarietà dei freelance, le minacce e le intimidazioni crescenti, le carenze nella protezione delle fonti e casi di controllo o sorveglianza illegale su giornalisti e attivisti».

Viene poi evidenziato che «le condizioni lavorative dei giornalisti, soprattutto freelance, continuano a peggiorare. Nel 2024, il reddito medio lordo annuo per chi lavora con partita IVA è stato di 16.000 euro, ben al di sotto della media del Pil pro capite (34.088 euro). L’indipendenza del lavoro giornalistico è strettamente legata alla sicurezza e alla stabilità della professione. Tuttavia, un numero crescente di giornalisti lavora come freelance, rivelando una vulnerabilità strutturale della professione».

Le intimidazioni e le minacce ai giornalisti «sono in aumento: 114 episodi segnalati nel 2024 (+16% rispetto all’anno precedente)». Per il sistema dei media italiano «una delle questioni più critiche è senza dubbio quella dell’indipendenza dei media di servizio pubblico, classificata con un livello di rischio elevato».

Il presidente della Fnsi, Vittorio di Trapani, ha commentato quanto emerso dal Media Pluralism Monitor 2025: «A questo punto è evidente che l'Italia è in costante e sempre più inquietante peggioramento. Quindi la domanda è rivolta alle istituzioni europee: cosa aspettano a intervenire?». (anc)

PER APPROFONDIRE
Il capitolo riguardante l'Italia è disponibile a questo link.

@fnsisocial

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