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Condé Nast vuole chiudere Vogue Bambini, Vogue Uomo, Vogue sposa e Vogue gioiello
Vertenze 02 Ago 2017

Condé Nast annuncia tagli e nuovi esuberi, proclamato lo stato di agitazione e affidati al Cdr 4 giorni di sciopero

«Pur non avendo il bilancio in rosso, l'azienda continua a spingere i giornalisti all'esodo», protestano i redattori riuniti in assemblea. Fnsi, Alg e Comitato di redazione chiedono un incontro urgente e augurano «che questo venga effettivamente fissato a strettissimo giro».

L'assemblea dei redattori della Condé Nast, riunita con la partecipazione della Fnsi e della Alg, dice un secco "NO" alla chiusura annunciata di quattro testate (su cui lavorano 14 giornalisti) e "NO" ai circa 40 esuberi prospettati dalla casa editrice, vincolata attualmente a un contratto di solidarietà difensiva.

In occasione di un incontro convocato in gran fretta venerdì  28 luglio, alla vigilia della chiusura estiva, l'azienda ha infatti comunicato al Cdr (che per inciso si era appena insediato) di voler procedere in questo senso: chiusura di testate, incentivo all’esodo e poi eventuali licenziamenti individuali o collettivi.

«La Condé Nast – spiega una nota del Cdr – ha usufruito in questi anni di ammortizzatori sociali (il secondo biennio di solidarietà si conclude a fine 2017): ha utilizzato e continua a utilizzare cioè soldi pubblici che, in base alla legge, devono essere impiegati proprio per evitare i licenziamenti e rilanciare le testate. Ma a tutt'oggi l'azienda sembra non aver saputo o voluto rilanciare niente. Anzi, a 5 mesi dalla fine della solidarietà, preannuncia alle rappresentanze sindacali che i cosiddetti esuberi sarebbero aumentati fino ad  ammontare adesso a un terzo dell’intero corpo redazionale. Peccato che nell'accordo sindacale di solidarietà  gli stessi fossero stati quantificati nel numero di venti e che nove giornalisti siano già usciti, facendo sì che gli esuberi da gestire siano oggi teoricamente 11. La franchigia stabilita nell'intesa è stata inoltre superata, ma l'azienda, malgrado la richiesta pressante del sindacato, invece di abbassare la percentuale dell'ammortizzatore, come dovrebbe fare, annuncia una nuova stagione di incentivi, dismissioni e tagli».

Di fronte a questi eventi, «i  giornalisti Condé Nast – prosegue la nota – non possono che farsi tante domande. Quali sono  oggi le reali intenzioni dell'azienda e del nuovo amministratore delegato che sarà in carica dal primo settembre? Perché l'azienda, che avrà anche visto una diminuzione dei profitti negli anni, ma non ha  certo il bilancio in rosso, continua a gonfiare gli esuberi? È possibile che il taglio di posti di lavoro sia l’unica strada individuata per fare quadrare i conti? In cosa consiste questa politica di incentivazione all’esodo: in un’opportunità per i colleghi interessati o in un pressing continuo e pervicace perché i giornalisti accettino soldi e se ne vadano, dopo che sono stati espressamente minacciati di licenziamento? In cosa consiste il nuovo corso dell'azienda? Nello spingere sull’acceleratore della crisi della carta e sulla dismissione delle testate per andare verso una commistione sempre più forte con la pubblicità, fuori dalla deontologia garantita dai giornalisti?»

D'altra parte, da quello che i redattori hanno potuto vedere fino ad oggi, al taglio del costo del lavoro dei giornalisti ha fatto da contraltare solo l'assunzione di numerosi consulenti esterni e di figure apicali e manageriali, senza una corrispondenza con piani editoriali di lungo respiro.

All'assemblea  hanno partecipato per la prima volta anche i rappresentanti sindacali interni dei colleghi grafici editoriali, che hanno espresso le medesime preoccupazioni. «È dunque con forza – conclude il documento – che l'assemblea di redazione di Condé Nast invita l’azienda a soprassedere da questa politica dei tagli che trasforma i giornalisti stessi in ammortizzatori sociali, in barba a quanto prevede la legge per intervenire nei casi di reale sofferenza economica delle aziende».

L'assemblea chiede inoltre un serio piano di rilancio delle testate e chiede ragione di quattro anni di scelte strategiche che, sulla fine della seconda solidarietà difensiva consecutiva, «si sono evidentemente rivelate sbagliate e che non possono di nuovo essere scaricate sulle redazioni».

Per tutti questi motivi, l'assemblea di Condé Nast proclama lo stato di agitazione e affida al Cdr un pacchetto di 4 giorni di sciopero. Fnsi e Alg, insieme al comitato di redazione, chiedono inoltre all’azienda un incontro urgente e si augurano che questo venga effettivamente fissato a strettissimo giro.

Il comunicato dell'Alg
L’Associazione Lombarda dei Giornalisti contesta con forza la decisione di Condé Nast che ha annunciato al Comitato di redazione di voler chiudere le testate Vogue Bambini, Vogue Uomo, Vogue sposa e Vogue gioiello, sulle quali lavorano 14 colleghi e ha parlato alla rappresentanza sindacale di circa 40 esuberi giornalistici in tutto il gruppo, da gestire a settembre con una finestra di incentivo all’esodo pari a 40 mensilità e poi, a fine anno, con i licenziamenti. L’annuncio è stato fatto al Cdr mentre è in vigore un contratto di solidarietà difensiva.
«Probabilmente bisogna ricordare a Condé Nast che un’azienda editoriale deve fare business investendo e innovando nei prodotti: perseguire la strada delle chiusure di testate e dei tagli al personale per fare utili è una mera alchimia contabile, di corto respiro» denuncia il presidente dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti, Paolo Perucchini.
«Il sindacato regionale esprime tutta la solidarietà alle colleghe e ai colleghi di Condé Nast che hanno affidato al Cdr un pacchetto di 4 giorni di sciopero. Terremo i riflettori puntati sulla vicenda e vigileremo affinché il comportamento assunto dall’azienda in questa fase non diventi una prassi consolidata», conclude Perucchini.
«Chiederemo immediatamente un altro incontro all’azienda – dichiara Anna Del Freo, segretario generale aggiunto Fnsi e vicepresidente Alg, che ha preso parte all’assemblea di redazione della Condé Nast -. Questo è un film già visto nella casa editrice: gestione dei problemi con l’espulsione a vario titolo dei giornalisti, pressing sui colleghi per “incentivarli” a uscire, focus sulla pubblicità anziché sul prodotto informativo, cosa che rende i giornalisti con la loro deontologia professionale figure scomode da gestire».

@fnsisocial

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