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Un momento della cerimonia di consegna del premio (Foto: ImagoEconomica/Fnsi)
Un momento della cerimonia di consegna del premio (Foto: ImagoEconomica/Fnsi)
Un momento della cerimonia di consegna del premio (Foto: ImagoEconomica/Fnsi)
Iniziative 24 Mag 2023

Consegnato a Natali Shaheen e Gary Lineker il premio 'Sport e diritti umani' 2023

Il riconoscimento, promosso da Amnesty International Italia e Sport4Society, è stato conferito mercoledì 24 maggio in Fnsi alla presenza, fra gli altri, del presidente Vittorio di Trapani. A premiare l'ex calciatore inglese l'amico Zvonimir Boban.

L'edizione 2023 del premio "Sport e diritti umani", promosso da Amnesty International Italia e Sport4Society, è stata vinta dalla calciatrice e attivista palestinese Natali Shaheen, ex capitana della nazionale di calcio della Palestina e attualmente al F.C. Athena Sassari Calcio a 5.

In occasione della cerimonia di premiazione, a Roma nella sede della Fnsi, alla presenza del presidente Vittorio di Trapani, è stato conferito un premio internazionale speciale a Gary Lineker, ex calciatore inglese e opinionista televisivo di fama mondiale, per il costante impegno nel promuovere i diritti umani attraverso la sua attività di commentatore sportivo e con iniziative come la partecipazione alla campagna 'Football Welcomes', che sostiene i rifugiati e i richiedenti asilo tramite il calcio e favorisce l'inclusione sociale.

«Penso che finalmente si stia rompendo un muro inaccettabile secondo il quale chi si occupa di sport non può occuparsi di altro, non può avere nessun impegno sociale, nessun impegno politico. Inaccettabile anche perché invece abbiamo assistito fino a oggi quasi a un'inversione dei ruoli: per chi ha difeso i diritti umani si chiede il silenzio, mentre si dà grande visibilità a chi quei diritti umani li viola», ha detto in apertura Di Trapani.

Il presidente della Fnsi ha poi commentato l’episodio di razzismo che ha visto come protagonisti i tifosi del Valencia che la scorsa domenica hanno ripetutamente insultato Vinicius, calciatore brasiliano del Real Madrid: «Credo che la denuncia arrivata da Vinicius sia importantissima, perché credo che i calciatori abbiano il diritto se non il dovere di denunciare, proprio per il ruolo che hanno e per il seguito che hanno, e quella denuncia dimostra che il fenomeno del razzismo è ben più profondo di quello che spesso raccontiamo».

L’episodio è stato commentato anche da Zvonimir Boban, storico ex calciatore del Milan e della nazionale croata e attualmente dirigente Uefa: «Mando un grande e fraterno abbraccio a Vinicius, che è mio fratello nero».

È stato proprio Boban, la cui presenza non era stata annunciata, a consegnare il premio all’amico Gary Lineker. L’ex centravanti inglese non ha nascosto la sua emozione: «È un grande onore ricevere questo prestigioso premio in un Paese che non è il mio, il che significa molto per me. Sono davvero lusingato. Penso che sia un premio di grande valore perché sottolinea l'importanza del rispetto dei diritti umani nel mondo dello sport. Il calcio è una vetrina e penso sia importante per le persone che ci lavorano sfruttarla al massimo per trasmettere messaggi positivi».

La giuria, presieduta da Riccardo Cucchi, ha assegnato di comune accordo il premio Sport e diritti umani a Shaheen per la sua determinazione e il suo impegno nella difesa dei diritti umani e del diritto allo sport, che dovrebbe essere accessibile a tutti, indipendentemente dalle condizioni economiche, sociali e di genere.

«In un sistema in cui la percezione e il giudizio sul calcio femminile stanno sicuramente cambiando, ma con ancora molti gli ostacoli da superare, Natali Shaheen si fa portavoce di un approccio allo sport privo di discriminazioni», ha commentato Riccardo Cucchi. «Con un interessante confronto tra calcio femminile palestinese e italiano – ha proseguito – Natali fa luce sulle evidenti difficoltà che le calciatrici devono affrontare quotidianamente; tramite il racconto della sua esperienza personale ha voluto incoraggiare tutte le donne a non smettere mai di credere in loro stesse e non perdere la fiducia».

Natali Shaheen ha pubblicato nel 2022 il libro "Un calcio ai pregiudizi", basato sulla sua tesi di laurea, che mostra le difficoltà economiche, culturali e politiche che le donne palestinesi devono affrontare per giocare a calcio. Nel libro ha raccolto testimonianze di calciatrici italiane e palestinesi per evidenziare le discriminazioni di genere e i pregiudizi che persistono sul campo e nella vita quotidiana. Ha anche sostenuto vari progetti dell'Associazione Ponti non Muri per creare un ponte tra la Sardegna e la Palestina attraverso la cultura e lo sport. Natali ha donato i ricavi del suo libro all'Associazione per finanziare incontri educativi e allenamenti di calcio per ragazze e giovani donne in Palestina e in Sardegna, con l'obiettivo di promuovere il calcio femminile e l'empowerment delle ragazze e delle donne in comunità marginalizzate.

«Sono rimasta senza parole quando ho ricevuto la telefonata che annunciava l'assegnazione del premio. Non riuscivo a credere alle mie orecchie, non me lo sarei mai aspettato. Sono estremamente grata per questo riconoscimento, che dedico a coloro che mi hanno aiutato e che hanno sempre creduto in me, e continuano a farlo anche oggi. Sono onorata di ricevere questo magnifico e significativo premio», ha osservato Natali Shaheen.

Luca Musumeci, presidente di Sport4Society ha così commentato: «Lo sport è un ottimo mezzo di comunicazione di valori quali il rispetto e la tolleranza reciproca tra le persone. Da questo punto di vista il mondo sportivo può fare molto di più. Premiare i gesti più significativi nello sport significa valorizzare i protagonisti di questi gesti positivi e quindi sensibilizzare l’opinione pubblica al tema dei diritti umani, rendendo le persone più esigenti nei confronti di comportamenti negativi di organizzazioni sportive e atleti».

Alla premiazione anche Ileana Bello, direttrice di Amnesty International Italia, che ha concluso: «Sulla base di oltre 60 anni di esperienza, sappiamo quanto lo sport possa contribuire alla cultura dei diritti umani, ma purtroppo anche violarli. Da oltre dieci anni denunciamo lo "sportwashing", strategia usata dalle monarchie del Golfo per nascondere violazioni dei diritti umani attraverso lo sport, come nel caso eclatante dei Mondiali del Qatar. Oggi celebriamo due persone che difendono e promuovono i diritti umani. Grazie ad azioni come le loro, lo sport diventa uno strumento potente per il cambiamento e il rispetto dei diritti fondamentali».

MULTIMEDIA
La registrazione della premiazione è online sulla pagina Facebook della Fnsi.

@fnsisocial

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