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Giornalisti del Gruppo Gedi sul palco del Congresso Fnsi di Riccione
Vertenze 16 Feb 2023

Gedi, sciopero dei giornalisti di tutte le testate del gruppo contro la «messa sul mercato»

Proclamate dai Cdr 24 ore di astensione dal lavoro a partire dalla mezzanotte di giovedì 16 febbraio: siti fermi e niente giornali in edicola sabato 18. «La logica del vantaggio economico si è rapidamente sostituita a quella dell'interesse per i territori e l'informazione. Non lo possiamo accettare», denunciano i rappresentanti sindacali. La Fnsi al fianco dei colleghi.

«I siti di tutte le testate Gedi venerdì non saranno aggiornati. In edicola, sabato, non troverete nessuno dei giornali del gruppo editoriale. Le giornaliste e i giornalisti sono in sciopero per protestare a seguito della 'messa sul mercato' di singole testate o gruppi di testate, con i loro siti e giornali di carta e digitali». È quanto annuncia la nota dei Cdr Gedi che hanno indetto lo sciopero di tutti i giornalisti del gruppo dalla mezzanotte di oggi, giovedì 16 febbraio 2023 alla mezzanotte di domani.

«Come ha detto l'amministratore delegato di Gedi Maurizio Scanavino nell'incontro di mercoledì con il coordinamento dei Comitati di redazione - spiega la nota – "dipende dall'offerta e dagli interlocutori", confermando che sono in corso contatti con gruppi interessati all'acquisizione delle storiche testate del Nordest (il Mattino di Padova, La Nuova di Venezia, la Tribuna di Treviso, il Corriere delle Alpi, Il Messaggero Veneto e Il Piccolo) a cui si aggiungerebbe la Gazzetta di Mantova. Ma il principio può essere esteso anche a La Stampa, la Repubblica, Il Secolo XIX, la Provincia Pavese, la Sentinella del Canavese, Huffington Post, le radio: non c'è più il "perimetro di riferimento aziendale" che lo stesso ad aveva delineato solo a dicembre. Quello che è stato il più grande gruppo editoriale italiano e che dalla sera alla mattina ha già venduto in tre anni testate storiche come la Nuova Sardegna e Il Tirreno, le Gazzette, La Nuova Ferrara, L'Espresso e chiuso Micromega, si apre nuovamente al mercato».

«La logica del vantaggio economico - affermano ancora i Cdr - si è rapidamente sostituita a quella dell'interesse per i territori e l'informazione, per la quale tutte le giornaliste e i giornalisti hanno lavorato in questi anni. E lo fanno tuttora affrontando da tempo sfide e incognite di una non facile transizione digitale. Lavoro messo ora sul mercato con tanta leggerezza con una logica puramente imprenditoriale che non possiamo accettare. In un libero mercato la proprietà ha certamente facoltà di vendere - pur assumendosi la responsabilità di disperdere l'eredità di un gruppo editoriale che ha fatto la storia dell'informazione in Italia, proiettandosi per primo e in posizioni di primato anche nel mondo della comunicazione digitale - ma avendo ben chiaro che l'informazione libera e il pluralismo sono un bene sensibile essenziale alla democrazia. Serve massima trasparenza su chi ne avrà la futura proprietà e garanzie sul rispetto dei diritti di lavoro dei dipendenti». (Ansa)

Il Coordinamento dei Precari di Repubblica: «Al fianco dei colleghi in sciopero»
Il Coordinamento dei Precari di Repubblica condivide l'allarme lanciato dai Cdr rispetto alle notizie di trattative con gruppi interessanti all'acquisizione di storiche testate del Nordest - Il Mattino di Padova, La Nuova di Venezia, la Tribuna di Treviso, il Corriere delle Alpi, Il Messaggero Veneto, Il Piccolo e la Gazzetta di Mantova - e si unisce allo sciopero al fianco dei colleghi, con i quali condivide il lavoro quotidiano contribuendo in maniera determinante all'uscita del giornale e all'aggiornamento del sito.
Alla preoccupazione per il futuro del gruppo si aggiunge quella per l'ulteriore incertezza rispetto alla nostra posizione, che oggi appare sempre più fragile e priva di tutele, contrariamente a quanto richiesto a più riprese: la stabilizzazione dei collaboratori precari.
Il Coordinamento dei Precari di Repubblica

Solidarietà e vicinanza anche da parte di tutte le Rsu del Gruppo:
«Tutte le RSU delle società del Gruppo GEDI esprimono la loro vicinanza al Coordinamento dei Comitati di Redazione dei giornali del Gruppo GEDI a seguito delle voci di trattative non smentite di vendita delle storiche testate del Nord-Est. Ne condividiamo le preoccupazioni sia sul piano occupazionale che su quello editoriale perché sono anche le nostre, viste le scelte fatte dalla proprietà, che hanno coinvolto, di recente, la vendita dell’Espresso, la cessione di due rami d’azienda di Gedi Digital e ora le notizie di vendita delle testate del Nord-Est».
Le Rsu del Gruppo Gedi

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