L'oligarca ripulisce Kommersant. Così titolano alcuni siti d'informazione online in Russia dopo il licenziamento di due pezzi da novanta all'interno dell'autorevole quotidiano Kommersant, per via della copertura del voto delle legislative troppo critica verso il premier Vladimir Putin.
Il miliardario e azionista di Gazprom, proprietario di Kommersant, Alisher Usmanov ha mandato a casa il direttore del settimanale Kommersant-Vlast e quello del gruppo proprietario della rivista, la Kommersant holding, per l'ultimo numero del magazine in cui si parla di "come sono state falsificate le elezioni" vinte dal partito putiniano Russia Unita. Al quotidiano online Gazeta.ru, Usmanov ha spiegato che alcune immagini con slogan anti-Putin pubblicati dal magazine "sfioravano un comportamento da teppisti".
"Non voglio discutere se meritavo o meno di essere licenziato, ma sono convinto fortemente che ho fatto tutto nel modo giusto e non mi pento dell'ultimo numero del giornale", ha detto il l'ex direttore del magazine Vlast, Maxim Kovalsky, all'agenzia Interfax. Il capo dell'Unione dei giornalisti russi, Vsevolod Bogdanov, ha criticato la decisione di Usmanov definendola una "reazione istintiva" e ha poi aggiunto: "Oggi è un giorno buio e difficile" per la Russia.
In molti pensano che la cacciata del direttore e del manager di Kommersant sia la risposta attesa da Putin al movimento d'opposizione che chiede la fine del suo "regno" pluridecennale. Un modo per rimarcare che il controllo sui media è ancora saldo, nonostante internet e le proteste di piazza dilagate in tutto il Paese. Già prima delle elezioni il primo vice-direttore del quotidiano online Gazeta.ru, Roman Badanin, si era dimesso in seguito alle pressioni da parte dell'editore - lo stesso Usmanov - per rimuovere dal sito il progetto 'Mappa delle frodi elettorali', che monitorava le denunce di irregolarità nei seggi in tutta la Federazione. (Mosca, 13 dicembre - AGI)
RUSSIA: STAMPA E POTERE, LE MANI DEL CREMLINO SUI MEDIA
Dopo un decennio di quasi totale libertà di espressione, seguita al crollo dell'Impero sovietico, è stato Vladimir Putin, presidente prima e premier poi, a riprendere il controllo sui media in Russia. Nelle mani pubbliche sono soprattutto le televisioni, mezzo di informazione seguito dal 98% della popolazione. Ma anche la carta stampata è in gran parte partecipata dallo Stato ed è seguita dall'80% circa dei russi.
- PRINCIPALI TV E QUOTIDIANI CONTROLLATI
Nel 2001 il colosso statale del gas Gazprom ha acquisito la maggioranza della stazione televisiva privata russa Ntv, famosa per aver coperto la seconda guerra in Cecenia e la tragedia del Kursk criticando palesemente Putin. Da allora il potere centrale, tramite gruppi e compagnie in mano a fidati oligarchi, è entrato sempre più dentro ai media mainstream, concentrandosi sulla tv ritenuta il vero mezzo di controllo dell'opinione pubblica. Oltre a Ntv, si possono ritenere fedeli al Cremlino le più seguite emittenti tv: Primo e secondo canale (51% in mano allo Stato), Ren Tv, Tv Zentr e Rossija-24.
Lo Stato controlla anche giornali e quotidiani: Izvestja, il più letto nel Paese Komsomolskaja Pravda, Rossiskaja Gazeta (di cui è direttamente proprietario), Kommersant (attraverso Usmanov azionista di Gazprom), Moskovsky Komsomolets e Itogi. Non mancano le radio, media molto amato in Russia: tra queste Russkaja Sluzhba Novostei (servizio russo di notizie), radio Majak, Radio di Russia e radio Eco di Mosca. Quest'ultima, insieme a Kommersant, viene ritenuta una sorta di eccezione: seppur con un editore vicino al potere, entrambi tengono una linea indipendente e spesso critica del governo.
- NIENTE CENSURA MA MOLTA 'AUTOCENSURA'
Pur non esistendo ufficialmente la censura, a detta degli esperti quello che funziona meglio in Russia è l'autocensura indotta dai numerosi episodi di minacce e aggressioni di cui sono vittime i giornalisti.
- RUSSIA FANALINO DI CODA NELLA CLASSIFICA LIBERTÀ STAMPA
Parla chiaro la classifica di Reporter senza frontiere secondo cui la Russia, per quanto riguarda la libertà di stampa, è fanalino di coda, al 153esimo posto su 196.
- GIORNALISTI A RISCHIO: 19 MORTI DAL 2000 AL 2009
Dal 2000 al 2009 sono stati 19 i giornalisti uccisi, tra cui Anna Politkovskaja, la reporter di guerra del quotidiano Novaja Gazeta (di cui il 51% della proprietà è dei giornalisti) che aveva denunciato gli orrori dell'esercito russo in Cecenia.
Solo la Novaja conta sei martiri della libertà di stampa tra cui Anastasia Baburova, freddata in pieno centro a Mosca, e Natalia Estemirova, pubblicista e attivista per l'Ong Memorial.
Si tratta di casi che rimangono per lo più impuniti: negli ultimi 10 o 15 anni, su 200 casi di attacchi a giornalisti e attivisti, quasi nessuna indagine ha mai individuato i colpevoli, ha denunciato Nikolaj Petrov, del Carnegie Center di Mosca. Nel 2010, il cronista di Kommersant, Oleg Kashin, è stato pestato, sotto casa, con 50 bastonate. Le mazze erano di ferro. È finito in coma, ma si è salvato e sabato scorso era sul palco della grande manifestazione contro i brogli elettorali a Mosca. Poco dopo Kashin, altri due colleghi hanno avuto la stessa sorte: Anatoli Adamciuk del quotidiano Zhukovsky Vesti e Sergei Michailov, direttore del quotidiano di Saratov. Tutti scrivevano contro corruzione e malgoverno, le tematiche più delicate sui media insieme al rispetto dell'ambiente e ai diritti umani. Secondo Aleksei Simonov, presidente della Ong Fondazione in difesa della Gasnost – che offre assistenza legale ai mass media sotto minaccia in Russia - i giornalisti "più a rischio sono quelli che lavorano lontano dai riflettori e per lo più sulla carta stampata, perché la tv è tutta in mano al Cremlino". (Mosca, 13 dicembre - AGI)