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Inpgi 02 Dic 2009

Il Presidente Andrea Camporese: "L’Inpgi non è a rischio. I numeri, i confronti e la storia smentiscono il dibattito di stampa e ne mettono in luce le gravi distorsioni"

Un dibattito distorto sin dalla premesse è andato in scena sulla stampa, in particolare su alcune testate economiche, in queste ultime settimane. Per fare un minimo di chiarezza ospitiamo un intervento del presidente Andrea Camporese.

Un dibattito distorto sin dalla premesse è andato in scena sulla stampa, in particolare su alcune testate economiche, in queste ultime settimane. Per fare un minimo di chiarezza ospitiamo un intervento del presidente Andrea Camporese.

di Andrea Camporese
Presidente Inpgi

 

Negli ultimi mesi sono apparsi, in diversi quotidiani, articoli riguardanti lo stato di salute dell’Inpgi presentando un quadro a volte allarmistico, a volte critico. L’Istituto è stato messo in alcune occasioni a confronto con altri Enti privatizzati presentando dati non omogenei, e quindi assurdi e non confrontabili.
Nonostante tutte le risposte alle negatività sollevate siano contenute nelle decine di comunicazioni che ho effettuato nell’ultimo anno e mezzo, nelle repliche fornite e persino nelle dichiarazioni dello stesso Ministro del Welfare Maurizio Sacconi, sento la necessità di chiarire nel dettaglio ogni punto per fugare qualsiasi dubbio soprattutto nella parte della categoria che non conosce direttamente le dinamiche dell’Inpgi.
Resta sconcertante che dati risalenti al 2007, problematiche note e dibattute pubblicamente già nel corso di precedenti mandati, elementi chiariti in più sedi nel corso degli anni, possano diventare oggetto di un dibattito mediatico distorto.

1 – L’Inpgi non è a rischio, è sano e lo sarà in futuro, ogni ipotesi di commissariamento è fuori luogo, smentita dallo stesso Ministro. Le pensioni dei giornalisti non sono a rischio, l’Istituto ha un patrimonio di oltre due miliardi di euro accantonato, chiuderà il bilancio 2009 con un avanzo superiore agli 80 milioni di euro, ha realizzato negli scorsi anni una riforma strutturale estremamente responsabile che pone il suo sistema in definitivo e certo equilibrio, come si rileva dai bilanci attuariali, per le generazioni future.
Esiste, ed è nota da tempo, una gobba negativa della durata di circa 20 anni (2021-2040) che deriva dalle condizioni di miglior favore di cui godono i pensionati di oggi. Nel corso di questa finestra il patrimonio accantonato si riduce, senza mai giungere a zero, in virtù delle maggiori uscite per pensioni rispetto alle entrate per contributi. Quindi il problema, conosciuto e reso pubblico da molti anni, è far sì che il periodo di passività sia il più breve e il meno profondo possibile.
In questo senso verrà avviato un confronto con le Parti Sociali (Fnsi e Fieg) per valutare un aumento graduale delle aliquote in capo al sistema editoriale che oggi paga oltre 7 punti percentuali in meno rispetto al costo sostenuto verso l’Inps per altre tipologie di lavoratori. Sarà necessario elaborare nei prossimi mesi un nuovo bilancio attuariale che tenga conto della rinnovazione contrattuale intervenuta, degli effetti della crisi editoriale in corso e degli eventuali effetti positivi della chiusura di decine di contenziosi attraverso lo strumento del condono approvato dai Ministeri vigilanti.

2 – La legge prevede che l’Inpgi accantoni una cifra pari a cinque volte le pensioni pagate. Si tratta di un vincolo di sicurezza del sistema che, secondo le proiezioni della spesa citate, in un periodo circoscritto non verrà soddisfatto. Ma attenzione: dire che l’Inpgi non rispetta le cinque annualità di riserva mettendo a confronto il valore del patrimonio immobiliare, sommato a quello mobiliare, stimato al 1996, anno della privatizzazione dell’Istituto con le pensioni pagate, è come fare la spesa oggi con lo stipendio di 13 anni fa.
Il patrimonio immobiliare dell’Inpgi oggi vale circa il doppio, 1,4 miliardi di euro, secondo una stima prudenziale che riduce del 15% il valore di mercato. Portare questa plusvalenza a bilancio, comunque non consentita dalle norme, costerebbe una tassazione di decine di milioni di euro. Perché gli iscritti dovrebbero pagare questa tassa visto che l’Inpgi non è un’azienda e non mira a fare utili ma a soddisfare le pensioni future?. Quindi: o si confronta il patrimonio storico con le annualità storiche, o si porta tutto ai valori attuali. In caso contrario si richiederebbe all’Ente di accantonare una cifra superiore alle sue necessità reali ponendola a carico degli iscritti, un fatto difficilmente sostenibile.

3 - Qualsiasi confronto tra Enti sui rendimenti finanziari, sul quale si sono esercitati diversi organi di stampa, deve essere fatto verificando prioritariamente chi ha immobilizzato a bilancio i valori storici dei titoli e chi no.
L’Inpgi, nella massima trasparenza, ha deciso di portare a perdita il valore di mercato, per buona parte già recuperato nel 2009, non utilizzando gli strumenti di sterilizzazione previsti dalla legge. Questa scelta ci fa apparire in fondo alle classifiche, classifiche che non hanno alcun valore.
L’Inpgi non ha mai avuto prodotti derivati, non è stato coinvolto in nessun crack americano, ha un’esposizione verso l’azionario che si è sempre aggirata attorno 5%. Se operiamo un confronto sul quinquennio, includendo il crollo dei mercati del 2008, scopriamo che gli investimenti finanziari hanno fruttato oltre il 21% netto, superando di gran lunga il parametro di riferimento del benchmark. Quindi non c’è stato alcun utilizzo allegro del denaro degli iscritti, anzi, l’Istituto è stato recentemente premiato a Dublino come miglior fondo pensione italiano nella rassegna europea “Ipe Awards” alla quale hanno partecipato 150 soggetti da tutta Europa che gestiscono oltre 700 miliardi di euro di patrimoni.

4 – L’Inpgi, unico nel panorama, risulta sostitutivo del sistema pubblico, non solo nell’erogazione delle pensioni, ma anche nell’attività ispettiva, in quella legale, nella concessione di cassa integrazione e disoccupazione, nell’assicurazione infortuni e in decine di altre materie. Questo ha un costo: vogliamo valutarlo? Come si fa a confrontare il costo del personale e lo stesso bilancio di un Ente che esercita tutte queste attribuzioni con uno che non le ha? Questo purtroppo è avvenuto. Nelle famose classifiche pubblicate di tutto questo non vi è traccia.

5 – La Gestione separata è in equilibrio per dettato di legge, quindi non è coinvolta dalle dinamiche fin qui esposte. I colleghi iscritti a questa Gestione vedranno un assegno di pensione composto dai contributi versati nell’arco della vita lavorativa rivalutati secondo la media quinquennale del Pil.
La leggenda metropolitana che ipotizza un pagamento delle pensioni dei dipendenti di azienda con i denari dei parasubordinati o dei liberi professionisti raggiunge il ridicolo: si tratta di due Gestioni completamente indipendenti, con bilanci indipendenti, per legge.

Purtroppo oggi arriva l’ultima distorsione. Il quotidiano “Italia Oggi” cita dati del 2006 dai quali emerge un rendimento del patrimonio immobiliare dell’Istituto pari a zero. Al di là dell’errore (il patrimonio in quell’anno ha reso oltre il 2 per cento netto) si forniscono numeri non verificati e datati. Bastava andare sul sito dell’Inpgi e leggere i bilanci.

Spero che questo testo contribuisca a fare chiarezza, pur ribadendo elementi già noti, garantendo a tutti il rispetto di tematiche di grande rilievo e delicatezza come quelle previdenziali.
Roma, 2 dicembre 2009

@fnsisocial

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