Nell'imminente incontro con il colonnello Gheddafi, il premier Berlusconi ''ponga con fermezza'' la questione del libero accesso dei giornalisti in Libia: e' la richiesta del presidente della Federazione nazionale della stampa, Roberto Natale
''Lunedi' prossimo - ricorda Natale in una nota - sara' a Roma il colonnello Gheddafi, per celebrare il secondo anniversario del Trattato di amicizia italo-libica. Un Trattato che ha avuto, tra i suoi principali effetti, la drastica riduzione del numero delle persone in arrivo dal paese nordafricano, come sottolinea il ministro dell'Interno Maroni, e delle domande di asilo. Le politiche dello Stato italiano in materia le decidono governo e Parlamento,
naturalmente, e non i giornalisti. All'informazione, pero', deve essere data la possibilita' di verificare in autonomia quali siano le conseguenze di queste scelte, tanto piu' quando esse toccano la vita stessa degli esseri umani e un diritto fondamentale come l'asilo, tutelato dalla nostra Costituzione all'articolo 10''.
Per il presidente della Fnsi, ''i giornalisti devono essere messi in grado di accertare, se lo vogliono, in quali condizioni vivano gli uomini e le donne trattenuti in Libia o li' riportati dopo i respingimenti in mare pattuiti tra i due governi; se ad essi sia garantito un trattamento dignitoso; se tra di loro ci siano persone che avrebbero diritto a vedersi riconoscere dall'Italia lo status di rifugiati; se alle organizzazioni umanitarie sia consentito di svolgere il loro lavoro. La Fnsi chiede pertanto al presidente del Consiglio Berlusconi di porre con fermezza la questione a Gheddafi nell'imminente incontro romano''.
''Solo se l'informazione potra' fare il suo mestiere, si capira' se davvero, come ama ripetere il ministro Maroni, l'accordo italo-libico abbia permesso di salvare molte vite, o se invece abbia semplicemente nascosto quelle vite e i loro drammi agli occhi di noi italiani. Del resto il Trattato, all'articolo 6, impegna i due Stati al rispetto dei diritti umani e delle liberta' fondamentali. Dunque non c'e' motivo per impedire ai giornalisti di andare a vedere''. (ANSA)