Parlare al mondo arabo usando i valori del Mediterraneo. Avere il coraggio di rinunciare a qualche contratto petrolifero in nome del rispetto dei diritti umani. Non usa mezzi termini Tahar Ben Jelloun. Quando si tratta di un tema come il Mediterraneo, tornato alla ribalta per le manifestazioni e gli scontri che da giorni scuotono Tunisia, Egitto e Algeria, lo scrittore marocchino non esita a lanciare un messaggio all'Europa che, sostiene, ''deve parlare la lingua dei valori della sponda sud, il solo modo per avere un atteggiamento"obiettivo" verso il mondo arabo.
''Gli eventi recenti mostrano la disperazione, in Paesi ricchi dove però la ricchezza non arriva alla gente", ha detto intervenendo al convegno dal titolo ''Il Mediterraneo in rete, la sfida del futuro'' che si e' svolto oggi a Roma. ''Occorre mettere i nostri interlocutori su un piano di eguaglianza anche sul rispetto dei diritti umani. I Paesi europei si accordino a non chiudere più gli occhi" di fronte agli abusi e alla violenze. "Non si puo' piu' pensare di non parlare di prigionieri politici nelle carceri - ha aggiunto - perche', se no, si perde un contratto. Grazie a internet non c'e' nessun capo di Stato o di governo europeo che non sappia quello che succede in alcuni Paesi della sponda sud del Mediterraneo. Non ci si puo' nascondere dietro l'ignoranza".
In merito ai rapporti fra sponda Sud e Nord, lo scrittore marocchino sostiene che non si puo' ignorare la presenza dei fratelli Musulmani in Egitto. Rispetto ad una realtà come i Fratelli Musulmani, ha detto Ben Jelloun, "non si può agitare lo spauracchio dell'estremismo islamico, Al Qaida non ha nulla a che vedere con i valori dell'Islam'', "quelli sono terroristi e criminali". ''Sostenere, come è stato fatto per vent'anni in Tunisia, che il presidente Ben Ali "svolgeva un ruolo di sbarramento contro l'estremismo islamico è un argomento demagogico", ha detto ancora lo scrittore. "Non si può accettare una dittatura di polizia per la paura di vedere al potere l'estremismo". Ben Jelloun crede ancora all'Unione per il Mediterraneo.
Un'area, dice, su cui bisogna lavorare molto per renderla un'entità democratica economica indipendente, così come è stato fatto per l'Unione Europea. ''Occorre puntare all'Unione per il Mediterraneo, non sul modello della proposta francese che è fallito nonostante le buone intenzioni - ha detto lo scrittore - a arrivare ad un Mediterraneo dove non ci sono più le dittature della polizia, dove le ricchezze dei Paesi possano essere a disposizione del popolo. Non si puo' piu' pensare di non parlare di prigionieri politici nelle carceri perche' senno' si perde un contratto. Bisogna darsi delle misure di igiene morale affinche' le nostre relazioni siano equilibrate''. (ANSAmed)
ANSAMED: SIDDI, GIORNALISMO ETICO FAVORISCE PROCESSO PACE MEDIO ORIENTE
(ANSAmed) - ROMA, 27 GENNAIO - Un giornalismo etico e professionale può dare un contributo importante al processo di pace in Medio Oriente. Lo ha detto Franco Siddi, segretario generale della Fnsi, nel suo intervento al convegno dell'Ansa su "Il Mediterraneo in rete, la sfida del futuro" in corso a Roma. "La Fnsi da anni promuove la cultura del giornalismo etico nel mondo e nell'area mediterranea in particolare - ha spiegato Siddi -; lo scorso anno a Cagliari abbiamo tenuto un incontro tra giornalisti del Mediterraneo. Il prossimo si terrà in Marocco a settembre". E' un processo lungo, ha aggiunto il segretario generale del Fnsi, che trova il suo ostacolo maggiore nella questione mediorientale. "Un giornalismo etico e professionale può concorrere a favorire processo di pace, ma i giornalisti non sono i protagonisti dei negoziati". La Fnsi ha anche sostenuto un progetto di formazione comune tra giornalisti palestinesi e israeliani, sull'esempio di Common ground, ha raccontato Siddi.