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Unione Europea 31 Mag 2011

La Fnsi: "Orrore e sdegno per un efferato assassinio" Siddi: “Piangiamo Syed Saleem Shahzad eroe suo malgrado”

“Suscita orrore e sdegno l’assassinio di Syed Saalem Shahzad, collega e soprattutto giornalista serio e rigoroso, prima che coraggioso, ucciso in Pakistan per mano del terrore oscuro e organizzato. Piangiamo sgomenti la morte di un giornalista molto noto anche in Italia per le sue collaborazioni con Aki - Adn Kronos e con La Stampa per la profondità del suo lavoro volto a dare luce a fatti e misfatti che tormentano da decenni l’area afgo-pachistana.

“Suscita orrore e sdegno l’assassinio di Syed Saalem Shahzad, collega e soprattutto giornalista serio e rigoroso, prima che coraggioso, ucciso in Pakistan per mano del terrore oscuro e organizzato. Piangiamo sgomenti la morte di un giornalista molto noto anche in Italia per le sue collaborazioni con Aki - Adn Kronos e con La Stampa per la profondità del suo lavoro volto a dare luce a fatti e misfatti che tormentano da decenni l’area afgo-pachistana.

La notizia del ritrovamento del corpo sfregiato, giunta poco dopo rinnovati appelli da tutto il mondo dei media, e anche della Fnsi e della Federazione Internazionale dei Giornalisti (Ifj), è terribile.
Syed Saalem Shahzad è l’ennesima vittima del terrore, colpito solo perché impegnato a testimoniare una professione al servizio dei cittadini e non a questo o a quel committente, a questo o a quel mandante; un giornalismo etico e responsabile, che in quella tormentata area asiatica, faticosamente, cerca di accompagnare e favorire la costruzione di processi di democrazia. La Fnsi, con la Ifj, non si arrende a questa spirale di violenza e rilancia ancora una volta l’istanza perché le autorità internazionali considerino un crimine contro l’umanità l’assassinio di un giornalista. Insieme con la Ifj crescerà l’impegno comune perché non ci sia impunità sull’orribile morte di Syed Saalem Shahzad e perché una indagine indipendente, verificata a livello internazionale faccia piena luce sulla sua drammatica fine.
Ai familiari, ai colleghi delle due testate italiane che lo hanno avuto più vicino nel lavoro, ai tanti colleghi di tutto il mondo che lo hanno conosciuto e che di Syed Saalem Shahzad dicono un gran bene, il cordoglio dei giornalisti della Federazione Nazionale della Stampa Italiana e la più sentita solidarietà”.

SIDDI: PIANGIAMO SYED SALEEM SHAHZAD EROE SUO MALGRADO
"Piangiamo sgomenti la morte di Syed Saleem Shahzad, collega e soprattutto giornalista serio e rigoroso, prima che coraggioso. Non credo che nessuno pensi di fare questa professione per essere un eroe. E credo che neanche Shahzad lo pensasse, ma lui è un eroe suo malgrado". Con queste parole il segretario della Fnsi, Franco Siddi, commenta l'uccisione del giornalista pakistano di Aki, il cui corpo è stato trovato nelle vicinanze della sua auto, nei pressi di Sara e Alamgir, a circa 150 chilometri da Islamabad.
"Fino a poche ore fa - dice Siddi - pensavamo di essere riusciti a mettere in moto una rete di voci e di azioni da parte delle autorità a livello internazionale per salvargli la vita, e dare ulteriore forza alle voci della informazione che non si piega alle logiche del terrore". Ora "siamo davvero sgomenti", ripete.
"Con la comunità internazionale dei giornalisti ci stringiamo a tutti coloro che hanno lavorato con lui e ai suoi familiari e - assicura - continueremo con più vigore la battaglia per l'affermazione dei valori di un giornalismo etico al servizio della conoscenza e alla formazione libera delle coscienze fondata sulle notizie che valgono". (ADNKRONOS)

IL RICORDO DI TIZIANA FERRARIO INVIATA DEL TG1: "L'HO CONOSCIUTO A KARACHI, ERA UN GRANDE GIORNALISTA"

Era un giornalista coraggioso,un grande professionista,generoso. Avevo imparato ad apprezzarlo leggendo i suoi articoli su Asia Times. Aveva sempre  quella  notizia in più degli altri e quelle  fonti giuste che  rendevano i suoi  scritti  indispensabili per  capire meglio quello che  accade in quel ginepraio di veleni che è la regione tra Pakistan e Afghanistan. C’era stato uno scambio di mail e poi un giorno  l’ho incontrato, a Karachi, una megalopoli di undici milioni di abitanti ,il posto giusto per  confondere le tracce in un paese dove vivono i più pericolosi terroristi del mondo, come la recente  uccisione di Osama Bin Laden, alle porte di Islamabad,  ha dimostrato. Syed Saleem Shahzad mi aveva raccontato  del suo sequestro tra le montagne afgane nel 2006. Era rimasto  diversi giorni nelle mani dei talebani e non era stata un’esperienza facile,neanche per lui  che conosceva quei luoghi,la lingua e  aveva  contatti costanti con i loro portavoce. Lo avevano processato,accusandolo di essere una spia,poi alla fine lo avevano rilasciato grazie alle pressioni  dei capi delle Aree Tribali che lo conoscevano. Conosceva tutti Saleem , nella sua agenda c’erano i numeri di telefono dei capi dei Servizi segreti pachistani,degli uomini di Al Qaida, dei capi talebani, degli esponenti del governo. Parlava con tutti e scriveva di tutti senza riguardo per nessuno, avendo come unico obiettivo quello di scavare  tra i tanti misteri che rendono quella regione tra le più pericolose della terra. Anche il suo ultimo articolo scritto su Asia Times parlava di una trattativa segreta che c’era stata tra i vertici militari pachistani e Al Qaida nella quale si adombrava l’esistenza di una cellula legata all’organizzazione terroristica dentro la Marina pachistana. Amava il giornalismo d’inchiesta Saleem, quello che ti fa andare dentro le cose e che qualche volta ti porta così vicino al male che paghi con la vita. Aveva appena pubblicato il suo nuovo libro “Inside Al-Qaeda & the Taliban, Beyond Bin Laden and 9/11  uscito proprio lo scorso 20 maggio. Aveva solo 39 anni. Quando domenica ho letto della sua scomparsa, l’ho immaginato in qualche villaggio afgano alle prese  con qualche importante intervista,come era già accaduto nel passato. Ho pensato che sarebbe riapparso con un altro scoop. La notizia della  sua morte avvenuta in un modo così brutale mi riempie di tristezza e apre inquietanti interrogativi sui responsabili di un assassinio così spietato. Syed Saleen Shahzad era un grande giornalista, ed è il 70 esimo giornalista ucciso in Pakistan in dieci anni. 2000 sono stati feriti arrestati o sequestrati. E’ diventato un mestiere pericoloso scrivere  in Pakistan. Grazie Saleem!per quello che ci hai fatto capire con il tuo lavoro.

Tiziana Ferrario

PAKISTAN: TROVATO CADAVERE GIORNALISTA AKI, SEGNI DI TORTURA
Il giornalista pachistano, Syed Saleem Shahzad, corrispondente della Adn Kronos International (Aki) e collaboratore de La Stampa, è stato ucciso. Sul suo corpo, trovato ad Alamgir, a circa 200 chilometri da Islamabad sono stati trovati segni di tortura. Lo riferisce il Dawn.
Shahzad era anche responsabile dell'ufficio pachistano di Asia Times Online ed esperto di terrorismo islamico. L'uomo era atteso negli studi dell'emittente in urdu Dunya Tv intorno alle 18 di ieri, ma non vi è mai arrivato. In un ultimo articolo venerdì il giornalista ipotizzava che l'attacco alla base Pns Meheran di Karachi dello scorso 22 maggio fosse stato realizzato da al Qaeda in seguito "alla rottura di negoziati con la Marina americana a proposito del rilascio di alcuni ufficiali arrestati per sospetta complicità con il gruppo terroristico". (AGI)

PAKISTAN: I SEGRETI DI AL- QAEDA NELL'ULTIMO LIBRO DEL REPORTER DI AKI SHAHZAD
Islamabad, 31 mag. - - Syed Saleem Shahzad è stato tra i pochissimi giornalisti in grado di accedere alle roccaforti dei miliziani di al-Qaeda e dei Talebani, in particolare in Afghanistan e nelle aree tribali del Pakistan nordoccidentale.
Un'esperienza unica al mondo, che il corrispondente di AKI-ADNKRONOS INTERNATIONAL, trovato morto oggi non lontano da Islamabad, ha deciso di raccontare nel suo ultimo libro intitolato 'Inside Al-Qaeda and the Taliban: Beyond Bin Laden and 9/11' (ed. Pluto), uscito in Gran Bretagna lo scorso 20 maggio e disponibile anche sul sito di 'Amazon'.
Shahzad durante la sua carriera aveva avuto occasione di intervistare molti combattenti qaedisti, anche di alto livello, e non solo in Pakistan.
Alcune sue inchieste, infatti, l'hanno portato anche in altri teatri 'caldi' come l'Afghanistan, l'Iraq e la Giordania. Grazie a tali esperienze, il giornalista pakistano aveva maturato una profonda conoscenza del terrorismo a livello globale.
Nel suo libro traccia un quadro generale di al-Qaeda e delle relazioni con il movimento talebano, riportando le motivazioni che hanno spinto verso il terrorismo i leader dei miliziani jihadisti. (ADNKRONOS/AKI)

PAKISTAN: SHOCK TRA AMICI E COLLEGHI GIORNALISTA AKI, UN EPILOGO INCREDIBILE
''È un trauma, una notizia incredibile, un epilogo orrendo che proprio non ci aspettavamo''. Cosi', interrotto dal pianto, Zafar Sheikh, corrispondente da Islamabad di Saudi Tv, commenta la notizia della morte del suo amico fraterno Syed Saleem Shahzad, giornalista di Aki-Adnkronos International, il cui cadavere è stato trovato a 150 chilometri dalla capitale pakistana.
''Fino all'ultimo speravamo in un epilogo diverso - dice ad Aki, raccontando i fatti delle ultime ore - ci arrivavano voci confortanti, in base alle quali il cadavere ritrovato non era il suo''. Quando nel pomeriggio è stata diffusa la notizia del ritrovamento dell'auto di Shahzad, scomparso domenica sera mentre si apprestava a partecipare a un programma televisivo, sui siti di informazione e sui social network hanno cominciato a rincorrersi le voci e le smentite.
''Dalla descrizione della polizia, sembra che il cadavere non sia il suo'', riportava il sito del quotidiano Dawn.
Questo aveva fatto ben sperare gli amici e la famiglia, che subito sono partiti da Islamabad per l'identificazione.
''All'inizio ci dicevamo che fatti come questi sono frequenti da queste parti - dice un altro amico, anche lui giornalista - ci dicevamo che si sente spesso di colleghi scomparsi per alcuni giorni e poi ricomparsi. Qui le avversità sono tante, non c'è solo il terrorismo o i militanti islamici'', aggiunge, senza riuscire per ora a dare una spiegazione all'accaduto.
''Il suo volto era pieno di lividi - racconta un altro amico, che ha visto il cadavere - Suo cognato ha riconosciuto inequivocabilmente il corpo come quello di Saleem e ora sua moglie è traumatizzata, distrutta. Aveva figli piccoli, è una vicenda orribile''. (ADNKRONOS)

PAKISTAN: SIDDI (FNSI), MOLTO PREOCCUPATI PER SCOMPARSA GIORNALISTA ADNKRONOS
"Siamo molto preoccupati di fronte a questa scomparsa, che non lascia presagire nulla di buono". È quanto dichiara all'ADNKRONOS il segretario della Fnsi, Franco Siddi a proposito del giornalista di Aki, AdnKronos International, il pakistano Syed Saleem Shahzad, di cui non si hanno piu' notizie da domenica sera e che nel 2006 fu sequestrato in Afghanistan dai talebani e poi rilasciato dopo una settimana.
"È l'ennesima volta - ricorda il segretario del sindacato unitario dei giornalisti italiani - che nel teatro pakistano e afghano vengono presi di mira giornalisti, considerati scomodi per il loro lavoro di informazione, quando non nemici o comunque strumenti da tenere sotto pressione e persino sotto sequestro, per ottenere scambi impropri. Siamo già in contatto con la Ifj, la federazione internazionale dei giornalisti, di cui sono membro del direttivo, per promuovere azioni volte a favorire la sicurezza e per rivolgere un urgente appello alle autorità pakistane affinché si impegnino a garantire indagini accurate che possano permettere a Saleem di tornare al più presto alla sua attività e alla sua famiglia".
Syed Salee Shahzad "è un giornalista considerato scomodo per il suo giornalismo investigativo, in Pakistan e in Afghanistan. Alla AdnKronos - assicura Siddi - va la più viva solidarietà della Fnsi e l'assicurazione che da parte del sindacato italiano e della federazione mondiale della stampa nulla sarà lasciato di intentato". (ADNKRONOS)

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