Il Tribunale Penale d'Istanbul ha condannato all'ergastolo l'ultra-nazionalista turco Yassin Hayal, riconosciuto colpevole di istigazione all'omicidio in relazione all'uccisione del giornalista di origini armene Hrant Dink, assassinato nel gennaio 2007 a colpi di arma da fuoco mentre usciva dal proprio ufficio. Hayal e' stato identificato come mandante del delitto il cui autore materiale, il reo confesso Ogun Samast, lo scorso luglio fu condannato a 22 anni e dieci mesi di carcere da un Tribunale Minorile: oggi 23enne Samast, un disoccupato senza studi regolari alle spalle, all'epoca dei fatti ne aveva 17.
I giudici hanno inoltre inflitto dieci anni e sei mesi di prigione a un ex informatore della polizia, Erhan Tuncel, ma in relazione a un differente crimine: un attentato dinamitardo contro un fast-food a Trebisonda, risalente all'ottobre 2004. Per quella vicenda Hayal, gia' membro dell'estremistico Partito della Grande Unione, sconto' in tutto dieci mesi di reclusione. Lo stesso Tuncel e altri diciotto co-imputati sono pero' stati prosciolti da tutte le accuse relative alla morte di Dink. In particolare e' stato escluso che l'assassinio rientrasse in un complotto piu' vasto Hayal era stato espulso dalla Grande Unione prima del delitto, ma la tesi adottata dal Tribunale ha mandato su tutte le furie i familiari della vittima e i loro avvocati. Concluso il processo, insieme ad alcune centinaia di sostenitori si sono recati per un corteo di protesta dal Palazzo di Giustizia al sito dove il giornalista fu ucciso. Il verdetto e' stato aspramente criticato dalle organizzazioni per i diritti umani, che hanno seguito con estrema attenzione il giudizio, specie per quanto riguarda il coinvolgimento di esponenti dei servizi di sicurezza. Dink, allora 52ene, era direttore del settimanale bilingue 'Agos', pubblicato sia in turco sia in armeno; era un convinto assertore della riconciliazione tra le due comunita', inviso pero' agli ambienti ultra-nazionalistici del suo Paese per aver definito "genocidio" i massacri anti-armeni perpetrati in Turchia sotto l'Impero Ottomano. Due anni fa la Corte Europea per i Diritti dell'Uomo ingiunse alle autorita' di Ankara di versare alla famiglia dello scomparso 100.000 euro a titolo di indennizzo, ritenendole responsabili di non aver fornito adeguata protezione a Dink, nonostante le continue minacce cui questi era notoriamente sottoposto (AGI/REUTERS) - Istanbul, 17 gen. -