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Unione Europea 28 Feb 2011

“Protesta dei gelsomini” in Cina: ambasciatore Usa e delegazione Ue condannano le violenze sui giornalisti

Dopo il pestaggio di un reporter e le violenze subite da altri cronisti durante la "protesta dei gelsomini", l'ambasciatore degli Stati Uniti e la delegazione dell'Unione europea in Cina hanno condannato l'incapacità di Pechino di garantire la sicurezza dei giornalisti stranieri.

Dopo il pestaggio di un reporter e le violenze subite da altri cronisti durante la "protesta dei gelsomini", l'ambasciatore degli Stati Uniti e la delegazione dell'Unione europea in Cina hanno condannato l'incapacità di Pechino di garantire la sicurezza dei giornalisti stranieri.

Il cronista di Bloomberg Television Stephen Eagle è stato picchiato da almeno cinque uomini in abiti civili mentre stava effettuando la cronaca di un raduno dei "gelsomini" al centro di Pechino. Molti altri giornalisti stranieri sono stati maltrattati e fermati dalla polizia mentre stavano seguendo le proteste anti governative.

"Questo tipo di trattamento e di intimidazione sono inaccettabili", ha detto l'ambasciatore Usa Jon Huntsman, che ha chiesto alle autorità cinesi di assicurare che i responsabili delle violenze vengano perseguiti e di garantire il diritto dei giornalisti stranieri di svolgere il loro lavoro. Lo stesso ha fatto la delegazione dell'Unione europea in un comunicato ufficiale. (ADNKRONOS/DPA)

 

CINA: SI ALLARGA PROTESTA DEI GELSOMINI, SCONTRI CON POLIZIA

 

Il giorno dopo la seconda "Protesta dei Gelsomini" montano le polemiche sulla condotta della polizia cinese e si fa la conta delle intimidazioni e dei malmenati, mentre i misteriosi organizzatori si fanno vivi con un nuovo appello.

"Secondo le informazioni che abbiamo ricevuto, domenica il movimento si è diffuso in oltre cento città cinesi, ben al di là delle 27 che avevamo indicato - si legge nel messaggio pubblicato oggi sul web - stiamo analizzando la situazione e indicheremo presto le città e i luoghi precisi dove si terrà il prossimo round delle 'Proteste dei Gelsomini', previsto per le 14 di domenica 6 marzo. Mandiamo i nostri saluti a tutti i cittadini cinesi che stanno prendendo parte a questo nobile movimento!".

Le manifestazioni dei gelsomini somigliano sempre  di più ai 'flash mob', i raduni-lampo in luoghi pubblici organizzati via internet: i nuovi inviti alla protesta sono stati diffusi attraverso Facebook, Twitter e altri social network oscurati in Cina, ma ai quali una certa elite riesce ad accedere attraverso l'utilizzo dei vpn, reti alternative che si appoggiano a server stranieri per eludere la censura. "Presentatevi nei luoghi prefissati e non fate nulla, se non passeggiare e sorridere - recitavano gli inviti alla manifestazione di ieri - un governo

autoritario può temere anche le passeggiate e i sorrisi".

Ma a Wangfujing, la strada dello shopping di Pechino scelta come teatro delle manifestazioni di ieri, di sorrisi se ne sono visti pochi: la polizia ha schierato centinaia di mezzi e uomini in uniforme e in borghese, che hanno reagito nervosamente alla folla, composta in apparenza soprattutto da passanti della domenica pomeriggio. La tensione generata dalla folla è aumentata, un reporter di Bloomberg News è stato preso a calci e a pugni da un gruppo di uomini in abiti civili, un giornalista di Taiwan è stato picchiato, e numerosi altri sono stati spintonati. Due troupe televisive tedesche sono state trattenute in stato di fermo per diverse ore e tre giornalisti italiani sono stati convocati d'urgenza alle stazioni di polizia per un promemoria "sulle norme vigenti per i media stranieri".

Scene simili si sono verificate anche a Shanghai -dove si era radunato circa un centinaio di persone e almeno tre sono state portate via dalle forze dell'ordine- e a Canton, mentre non si hanno notizie certe su altre città cinesi. 

Alcune ambasciate straniere hanno reagito con messaggi di protesta: "Questo tipo di minacce e intimidazioni sono inaccettabili - si legge in un comunicato dell'ambasciatore USA Jon Huntsman, che si era presentato al primo appuntamento suscitando polemiche tra i cinesi - sono infastidito dal fatto che la polizia cinese non sia in grado di proteggere i reporter stranieri che fanno il loro lavoro". "Chiediamo alla polizia cinese di rispettare i diritti dei giornalisti a lavorare liberamente, e anche di assicurare la loro incolumità fisica".

Pechino, intanto, è pronta ad un giro di vite sulla sicurezza: la data delle prossime "proteste dei gelsomini"

coincide con i primi giorni di uno degli appuntamenti politici più importanti dell'anno, l'Assemblea Nazionale del Popolo, che aprirà i lavori sabato prossimo. Le pattuglie di polizia per le strade della capitale si sono moltiplicate e le automobili in entrata da fuori città vengono sottoposte a severi controlli. Ma le centinaia di arresti di dissidenti e attivisti delle ultime settimane non sono riuscite a interrompere il flusso di inviti alla protesta via web: l'establishment cinese, a questo punto, potrebbe trovarsi di fronte a una nuova, sconosciuta generazione di contestatori, da fronteggiare proprio mentre l'inflazione è alle stelle e la forbice tra ricchi e poveri si allarga sempre più. (AGI)

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