La storia di Syed Saleem Shahzad, il reporter di AdnKronos International che raccontava al-Qaeda, sarà ricordata sul 'Muro della Memoria' del Newseum di Washington che onora chi ha perso la vita cercando o diffondendo notizie. Giornalisti, cameramen, fotoreporter e operatori fuori dal comune che sono morti in nome della libertà d'informazione e che, per questa ragione, ''sono i veri eroi della democrazia'', aveva sottolineato l'allora senatrice Hillary Clinton inaugurando nel 2008 il Journalists Memorial nel primo museo al mondo dedicato al giornalismo, alla sua storia e alla notizia.
È questo il caso di Shahzad, 40 anni, un grande esperto di terrorismo internazionale con la passione per le inchieste in paesi ad altissimo rischio come Pakistan ed Afghanistan. All'Agenzia, con cui collaborava dal 2004, aveva portato la sua grandissima esperienza sul campo, reportage esclusivi sui movimenti islamici e una serie d'interviste a leader militanti prima che diventassero noti a livello internazionale.
Un lavoro sempre a ridosso del pericolo che Shahzad aveva portato avanti con grande coraggio, sia come corrispondente Aki che, negli ultimi anni, come capo dell'ufficio pakistano di Asia Times Online. Ed è stata proprio una delle sue inchieste sui rapporti tra la marina pakistana e al-Qaeda, anno scorso, a costargli la vita. Due giorni dopo la pubblicazione di quel reportage, il 27 maggio del 2011, venne rapito dai talebani e non si ebbe più notizia di lui. Il suo corpo, senza vita e segnato dalle percosse, fu ritrovato dieci giorni dopo, a circa 150 chilometri da Islamabad, nella regione del Punjab.
''Fu ammazzato per scrivere la verità e sacrificò la sua vita per questo'', ricorda il Newseum citando le parole pronunciate dal fratello di Syed Saleem Shahzad. La cerimonia annuale per ridedicare il Journalists Memorial si terrà lunedi prossimo, 14 maggio, al terzo piano del Newseum dove campeggia il memoriale. Con Shahzad saranno ricordati altri 71 giornalisti di diverse nazionalità morti nel 2011 svolgendo il loro lavoro. Un numero che porta a 2.156 le ''vittime del giornalismo'' dal 1837 ad oggi.
Durante la cerimonia - annuncia una nota del Newseum - interverrà Alejandro Junco, presidente e amministratore delegato del gruppo editoriale messicano Reforma che pubblica testate come El Norte, Reforma e Mural. ''Una personalità di spicco - sottolinea il Newseum - nella battaglia per imporre una stampa indipendente in uno dei paesi più pericolosi al mondo per i reporter.
Ai primi posti della ''black list'' stilata anche quest'anno dal Newseum ci sono Iraq e Pakistan dove nel 2011 hanno perso la vita 14 giornalisti. (7 in ognuno di questi paesi) Libia e Cile dove ne sono morti in tutto 10 e Messico e Somalia, dove le vittime complessive sono state 8. (Washington, 9 maggio - Adnkronos/Aki)