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Contratti 06 Nov 2005

Assemblea-denuncia dell'Associazione della Stampa Sarda sul precariato nel giornalismo, il rinnovo del contratto e gli scioperi

In Sardegna c'è un giornalista ogni mille abitanti, ma il numero dei «precari» - almeno 240 - in Sardegna, ovvero di coloro che vivono della professione pur non avendo un contratto giornalistico, supera quello dei contrattualizzati.

In Sardegna c'è un giornalista ogni mille abitanti, ma il numero dei «precari» - almeno 240 - in Sardegna, ovvero di coloro che vivono della professione pur non avendo un contratto giornalistico, supera quello dei contrattualizzati.

Dei 1.647 iscritti all'Albo dell'Ordine regionale, i professionisti sono 346, ai quali si aggiungono 74 praticanti e 61 pensionati. Tutti gli altri, oltre un migliaio, sono pubblicisti ed è soprattutto fra loro che si è diffusa la figura del «precario», spesso sfruttato e senza diritti nelle redazioni. Sono i dati forniti dall'Associazione della stampa sarda, il sindacato dei giornalisti, in un'affollata assemblea generale stamane a Cagliari nella sede di via Barone Rossi, convocata per fare il punto sulla difficile vertenza nazionale per il rinnovo del contratto, in vista delle giornate di sciopero proclamate dalla Fnsi per la prossima settimana, e sulla condizione degli operatori dell'informazione in Sardegna. I professionisti iscritti nella lista dei disoccupati della categoria sono una sessantina. Al sindacato aderiscono 386 professionisti, 896 collaboratori e 48 pensionati. «È impensabile che in pochi anni i media esistenti nell'isola possano assorbire l'area dell'attuale precariato», ha spiegato il presidente dell'Assostampa Francesco Birocchi nella relazione cui è seguito un vivace dibattito, con testimonianze del forte disagio dei giornalisti precari. Il loro contributo nelle redazioni locali, come denunciato a marzo dal sindacato negli Stati generali dell'informazione sarda ad Alghero, arriva fino al 60% dei contenuti informativi offerti. Nell'assemblea è emersa anche la possibilità di uno sciopero regionale di tutti i giornalisti precari, che darebbe il senso e la misura del loro peso sul sistema dell'informazione e nelle redazioni. Per l'applicazione del contratto giornalistico, che in sede di trattativa gli editori stanno mettendo seriamente in discussione insistendo per estendere la legge Biagi anche alla categoria, non si può fare affidamento neppure per gli uffici stampa della pubblica amministrazione. I ritardi nell'applicazione della legge 150/2000, che regolamenta la comunicazione pubblica nella PA, non consentono di considerare gli uffici stampa negli enti locali e nella pubblica amministrazione un possibile sbocco per i giornalisti disoccupati. L'esigenza di una maggiore solidarietà all'interno della categoria è stata richiamata da più parti, proprio per le difficoltà senza precedenti che la professione attraversa. In quest'ottica il sindacato ha invitato i giornalisti pensionati che gestiscono uffici stampa a lasciare questi incarichi per far spazio ai più giovani disoccupati o precari e ricordato ai professionisti che lavorano nelle redazioni la norma deontologica che li impegna a non occuparsi di uffici stampa. (AGI) Il presidente della Fnsi, Franco Siddi, ha poi ricordato che la figura del giornalista free-lance e autonomo è stata introdotta nella trattativa per il rinnovo del contratto, ma l'ipotesi è scontrata con l'opposizione degli editori, il quali non hanno manifestato disponibilità a discuterne. Questo è stato uno dei maggiori punti di divisione nel negoziato tra Fieg e Fnsi, che ha risposto con altre due giornate di sciopero, l'8 e il 9 novembre per carta stampata, agenzie e on line e il 9 e il 10 per emittenti radio e tv. "Non facciamo sciopero per sport o divertimento", ha ricordato Siddi, "ma facciamo un sacrificio per far capire a tutti, alle imprese in primo luogo, che occorre costruire un futuro di equilibri ragionevoli per i lavoro di tutti i giornalisti, dipendenti e autonomi, e quindi per la credibilità e lo stesso valore economico delle imprese". L'urgenza di convocare una conferenza regionale dell'informazione, come promesso ai primi del 2005 dall'assessore regionale alla Cultura, Elisabetta Pilia, è stata sollecitata dal consigliere regionale Maria Grazia Caligaris (giornalista pubblicista), che ha anche ribadito la necessità di un'Autorità regionale autonoma per le comunicazioni in Sardegna, a otto anni dalla legge nazionale sui Corecom, ancora non recepita nell'isola. "Non può essere un organismo che si limita ad applicare normative nazionali", ha spiegato Caligaris come membro della II Commissione (Informazione) del Consiglio regionale che ha predisposto un testo per l'istituzione del Corecom al posto del Corerat. "Altrimenti rischiamo di fare una legge inutile per una Regione che si professa autonoma". Il dibattito si è soffermato anche sul master in giornalismo avviato due anni fa dall'università di Sassari, che ha già sfornato i primi 27 praticanti. Altri 30 allievi, appena selezionati, cominceranno presto le lezioni. È emerso il timore che i nuovi giornalisti professionisti vadano a ingrossare l'esercito dei precari, sebbene la formazione universitaria sia vada ormai delineando, in tutta Italia, come via d'accesso privilegiata al giornalismo. Il sindacato si è impegnato a far sì che questo percorso si svolga nel rispetto di criteri di trasparenza e correttezza e di un'offerta formativa adeguata all'evolversi della professione. (AGI - Cagliari, 5 novembre 2005)

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