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Parlamento 30 Mag 2010

Disegno di legge Alfano, oggi rush finale in Senato: giornalisti e magistrati contro il provvedimento

Comincia lunedì 31 alle 16 in Aula al Senato il rush finale per l'approvazione del ddl di riforma delle intercettazioni. Con gli undici emendamenti presentati venerdì dal relatore Roberto Centaro e dal capogruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, la maggioranza ha infatti cercato (e sembra esserci riuscita) di evitare l'ipotesi di far uscire un testo da palazzo Madama poi soggetto a una nuova lettura 'turbolenta' alla Camera. Fuori dal Parlamento, però, l'opposizione al ddl resta alta: da giornalisti e magistrati continuano a essere insoddisfatti dalle nuove norme, per la stampa "vero e proprio bavaglio" e per le toghe "una legge assurda che limita eccessivamente le potenzialità investigative di procure e forze dell'ordine"

Comincia lunedì 31 alle 16 in Aula al Senato il rush finale per l'approvazione del ddl di riforma delle intercettazioni. Con gli undici emendamenti presentati venerdì dal relatore Roberto Centaro e dal capogruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, la maggioranza ha infatti cercato (e sembra esserci riuscita) di evitare l'ipotesi di far uscire un testo da palazzo Madama poi soggetto a una nuova lettura 'turbolenta' alla Camera. Fuori dal Parlamento, però, l'opposizione al ddl resta alta: da giornalisti e magistrati continuano a essere insoddisfatti dalle nuove norme, per la stampa "vero e proprio bavaglio" e per le toghe "una legge assurda che limita eccessivamente le potenzialità investigative di procure e forze dell'ordine"

Proprio per venire incontro alle proteste arrivate dal mondo della stampa, uno degli emendamenti presentati dal relatore prevede che, durante le indagini, possano essere pubblicati per riassunto gli atti il cui contenuto integrale resta comunque segreto finchè l'imputato non sia informato e non oltre la chiusura delle indagini preliminari. Divieto
assoluto invece di pubblicazione delle intercettazioni, mentre il contenuto delle ordinanze di custodia cautelare potrà essere reso noto dopo che il diretto interessato ne abbia avuto conoscenza. Violazioni colpite con l'arresto fino a trenta giorni o l'ammenda da 1.000 a 5.000 euro per i giornalisti, mentre per quanto riguarda gli editori diminuiscono le pene rispetto al testo licenziato dalla commissione e varieranno da un minimo di 25.800 ad un massimo di 309.800 euro. Tutte norme, queste, che in massima parte erano contenute nel testo varato a giugno 2009 da Montecitorio e che, ripristinate, dovrebbero servire a far rientrare la protesta interna al Pdl portata avanti dai finiani, in primis dalla presidente della II commissione di Montecitorio, Giulia Bongiorno.  Sempre nell'ambito dell'informazione, gli ultimi emendamenti della maggioranza prevedono che il pm non possa rilasciare dichiarazioni. Inoltre, se una parte rifiuta il consenso non si potranno più effettuare riprese durante il dibattimento. I giornalisti professionisti e pubblicisti, ma non i free-lance, potranno invece riprendere o registrare una conversazione all'insaputa dell'interlocutore.  Ancora, quando il ddl sarà legge diventerà possibile ricorrere alle intercettazioni solo in presenza di gravi indizi di reato, ma, in più, il pm dovrà produrre l'esistenza di specifici atti di indagine che provino la responsabilità di chi è posto sotto controllo. Secondo i magistrati, è proprio questo elemento di differenza rispetto alla normativa attuale che rappresenta un ostacolo insormontabile per le indagini più delicate. Inoltre, i pm dovranno chiedere l'autorizzazione a intercettare non più al gip, ma a un collegio composto da tre giudici, elemento che, secondo l'ANm, "getterà l'intero sistema giudiziario nel caos".
L'attività intercettativa, inoltre, potrà durare trenta giorni, con la possibilità di tre proroghe anche non consecutive da 15 giorni ciascuna, potendo quindi arrivare ad un massimo di 75 giorni, eccezion fatta per le indagini che abbiano come obiettivo la localizzazione di un latitante. "75 giorni, però, sono troppo pochi" per i magistrati, che protestano duramente anche contro questo aspetto della riforma.  Da ultimo, il nuovo ddl prevede molte tutele in più per i parlamentari: nel caso in cui un onorevole compaia in conversazioni su altre utenze intercettate, l'atto dovrà essere secretato e prima di proseguire l'ascolto occorrerà il via libera della Camera di appartenenza. Sarà inoltre impossibile intercettare familiari e collaboratori del parlamentare a meno che non sia provata una attività criminale certa.  A scatenare polemiche, ancora, è la 'sparizione' della cosiddetta norma transitoria. I nuovi dettami, infatti, si applicheranno a tutte le indagini, anche a quelle in corso al momento della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Questo, spiegano i magistrati, potrebbe annullare moltissime indagini, anche molto delicate, in corso. Una disposizione, quest'ultima, però potrebbe essere mal digerita dai finiani e quindi rimettere in discussione le intese raggiunte. Al corpus di norme presentate dalla maggioranza, l'opposizione ha presentato 160 emendamenti, di cui 110 dell'Idv, tuttavia non dovrebbero esserci iniziative clamorose come l'occupazione dell'Aula, bocciata da vari settori del Pd. E' prevedibile il ricorso all'ostruzionismo, che potrebbe spingere governo e maggioranza a ricorrere alla fiducia, anche se al momento l'ipotesi, secondo il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, "non è mai stata ventilata in Cdm". (Apcom)

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