Il direttore di Fanpage Francesco Cancellato e il cappellano di Mediterranea don Mattia Ferrari non risultano sottoposti ad attività intercettiva da parte dell'intelligence italiana mediante lo spyware Graphite di Paragon Solutions. Lo scrive il Copasir nella relazione sul caso inviata in Parlamento giovedì 5 giugno 2025, aggiungendo che sono stati invece controllati dai servizi italiani i dispositivi di Luca Casarini, Giuseppe Caccia e David Yambio, un'attività «autorizzata nelle forme e nei limiti» previsti dalla legge.
La delega per 'spiare' i telefonini degli attivisti di Mediterranea Casarini e Caccia è stata rilasciata ai servizi dall'allora premier Giuseppe Conte il 23 dicembre 2019 e si è conclusa nel marzo 2020. Successivamente c'è stata un'altra operazione di sorveglianza - più ampia - nei confronti dei due e anche del sudanese Yambio, delegata sempre da Conte il 26 maggio 2020 e conclusa nel maggio del 2024, sempre previa autorizzazione del procuratore della Corte d'appello di Roma.
Quanto allo spionaggio nei confronti di don Ferrari e Cancellato il Copasir segnala che Paragon Solutions ha dichiarato di «fornire i propri servizi ad operatori governativi presenti in numerosi Stati e che non risultano esservi restrizioni tecniche o contrattuali sulla possibilità di utilizzare lo spyware con riferimento ad utenze aventi prefisso italiano». L'ipotesi, per astratto, è che ad aver spiato Cancellato potrebbero essere stati soggetti stranieri, dato anche che non è emerso allo stato che «soggetti privati abbiano esercitato abusivamente le funzioni attribuite dalla legge» all'intelligence.
Anche all'indomani della relazione del Copasir, dunque, restano aperti gli interrogativi su chi e perché ha spiato il direttore Francesco Cancellato e il giornalista, sempre di Fanpage, Ciro Pellegrino, il cui caso però non è rientrato nelle indagini del Comitato.
«Prediamo atto della relazione del Copasir, ma non possiamo fare altro che dire che non ci convince», commenta la segretaria generale della Fnsi, Alessandra Costante. «Al di là del fatto - aggiunge - che ci piacerebbe capire perché tre attivisti siano stati spiati, seppur legittimamente, dai governi che si sono succeduti negli ultimi 5 anni, di quale reato si dovrebbero essere macchiati e i motivi dell'attività di intelligence nei loro confronti, la Fnsi continua a pensare che debba essere fatta chiarezza su chi e perché ha spiato i colleghi giornalisti».
Per Costante, «è troppo semplice addossare la responsabilità a qualche soggetto non ben identificato. Per questo abbiamo presentato un esposto alla procura della Repubblica di Roma, chiedendo di indagare su questa attività di spionaggio illecita e pericolosa per la democrazia. Abbiamo chiesto un incontro al procuratore che conduce le indagini - conclude la segretaria Fnsi - per illustrare lo stato delle cose e spiegare i nostri timori». (mf)