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Parlamento 14 Gen 2007

Giulietti (Ds): "Sì alla moralizzazione con la riforma del settore dell'editoria"

Si' alla moralizzazione del settore editoria, non solo con nuovi criteri per l'accesso dei giornali di partito ai fondi pubblici, ma anche colpendo ''tutte le aree di abuso, privilegio, violazione delle norme contrattuali''. E' il commento di Giuseppe Giulietti (Ds) all'intervento del ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro, che sul suo blog ha annunciato che Italia dei Valori proporra' una riduzione dei finanziamenti all'editoria ''con il taglio di ogni fondo a tutte le testate prive di una reale valenza sociale e a tutte le testate di partito''

Si' alla moralizzazione del settore editoria, non solo con nuovi criteri per l'accesso dei giornali di partito ai fondi pubblici, ma anche colpendo ''tutte le aree di abuso, privilegio, violazione delle norme contrattuali''. E' il commento di Giuseppe Giulietti (Ds) all'intervento del ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro, che sul suo blog ha annunciato che Italia dei Valori proporra' una riduzione dei finanziamenti all'editoria ''con il taglio di ogni fondo a tutte le testate prive di una reale valenza sociale e a tutte le testate di partito''

''Le esigenze di moralizzazione del settore poste dal ministro Di Pietro sono condivise da un largo schieramento politico, sindacale e sociale'', dice Giulietti. ''E, fra le altre, va dato atto all'associazione Mediacoop, che riunisce le testate del terzo settore, del volontariato e non pochi giornali di partito, di aver presentato una serie di proposte nel segno del rigore gia' sottoposte al sottosegretario all'editoria Levi che le ha largamente condivise''. Giulietti si augura percio' che ''al piu' presto possa iniziare un confronto sulla riforma dell'editoria e che si realizzi al momento del voto un'ampia e positiva convergenza sui nuovi criteri per l'accesso ai fondi e non per i solo giornali di partito. Senza dimenticare, pero', di colpire le altre aree di abuso, privilegio, aggiramento di norme contrattuali e sindacali, falsi stati crisi o tentativi di scaricarli sugli enti di previdenza''. (ANSA)

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