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Uffici Stampa 12 Dic 2005

GUS Toscana - "Chi sono i giornalisti pubblicisti?" Mariani replica a Roidi

Editoriale pubblicato sulla testata del Gus Nazionale e ripreso dal sito la comunicazione. Riceviamo e pubblichiamo da Franco Mariani (Segretario Nazionale GUS) la sua replica all'intervento del Segretario dell'Ordine Nazionale dei Giornalisti Vittorio Roidi sulla figura del giornalista pubblicista, uno 'status' che interessa molti giornalisti impiegati negli uffici stampa istituzionali e che proprio per questo, in molti casi, non è data dall'Ordine la possibilità di accedere all'elenco "professionisti" ... 'condannandoli' alle considerazioni che potrete leggere.

Editoriale pubblicato sulla testata del Gus Nazionale e ripreso dal sito la comunicazione. Riceviamo e pubblichiamo da Franco Mariani (Segretario Nazionale GUS) la sua replica all'intervento del Segretario dell'Ordine Nazionale dei Giornalisti Vittorio Roidi sulla figura del giornalista pubblicista, uno 'status' che interessa molti giornalisti impiegati negli uffici stampa istituzionali e che proprio per questo, in molti casi, non è data dall'Ordine la possibilità di accedere all'elenco "professionisti" ... 'condannandoli' alle considerazioni che potrete leggere.

CHI SONO I GIORNALISTI PUBBLICISTI ? Non certamente quelli che intende il Segretario dell'Ordine Nazionale dei Giornalisti Vittorio Roidi. Il numero 9 dei quaderni di DESK, rivista dell’Università di Sr Orsola Benincasa e UCSI-Unione Cattolica Stampa Italiana, dedicato a “Cont(r)atto: giovani giornalisti tra speranze e promesse non mantenute – l’accesso alla professione giornalistica in Italia, Europa, negli Stati Uniti” (novembre 2005) a pagina 63 riporta un articolo del Segretario dell’Ordine dei Giornalisti, Vittorio Roidi, dal titolo: “Quale giornalista vogliamo nel nostro paese”. A pagina 64 il “nostro” Segretario si sofferma su chi sono i pubblicisti. Premetto che sono giornalista pubblicista dal 1999, anche se scrivo sui giornali dall’età di 14 anni, e dal 1996 al 2001 ho fatto parte della redazione giornalistica di una tra le principali emittenti televisive della toscana. Inoltre sono impegnato attivamente all’interno della FNSI come Segretario Nazionale e della Toscana del Gruppo di Specializzazione dei Giornalisti Uffici Stampa, oltre ad essere Segretario Regionale dei Giornalisti Toscani-UCSI e Membro del Collegio dei Garanti dell’UCSI Nazionale. Sono FIERO di essere pubblicista e penso, anche se svolgo a tempo pieno questa professione, che non farò mai l’esame di Stato per passare nell’elenco Professionisti. Non ne vedo la necessità. La professionalità non me la riconosce il passaggio da un elenco all’altro, me la riconosce prima di tutto la stima dei colleghi e la credibilità professionale che acquisisco presso le redazioni. Ma non è questo il punto. L’articolo del “nostro” Segretario dell’Ordine è stato all’attenzione dei molti pubblicisti che hanno partecipato lo scorso mese di dicembre a Roma al Congresso Nazionale dell’UCSI. Scrive il “nostro” Segretario: “Poi ci sono i pubblicisti. Chi sono i pubblicisti ? Hanno una vera preparazione al giornalismo ? Raramente un pubblicista ce l’ha. Di solito ha una frequenza con la pubblicazione, ovvero pubblica un certo numero di pezzi l’anno: medici, avvocati, vigili urbani, professori….a chiunque scrive un certo numero d’articoli vogliamo dare una tessera ? Diamogliela! Perché se gliela diamo, li possiamo costringere ad avere un’etica, a rispettare certi principi e lo possiamo cacciare dall’Ordine se stupra bambini, o cosa meno grave, se fa pubblicità. Se un medico vuole fare il giornalista, lo faccia, ma senza fare pubblicità, perché i giornalisti non possono farla. Per questo c’è l’Ordine, per garantire la sicurezza di fondo. Attualmente, su quasi 90.000 giornalisti italiani, 70.000 sono pubblicisti. Che giornalismo fanno ? Quanto sono bravi ? Quanto sono corretti ? Quanto trovano e quanto accertano notizie ? Quanti sono contrattualizzati e con quali contratti ? Quello che a me interessa, soprattutto, non è il contratto, ma come entrano in attività e che preparazione hanno”. Molti dei Colleghi pubblicisti presenti al Congresso dell’UCSI sono rimasti inorriditi dallo scritto del “nostro” Segretario dell’Ordine. Oggi si diventa pubblicisti dopo una collaborazione, retribuita, di due anni, con una testata giornalista dove il direttore sia iscritto all’Ordine o nell’elenco pubblicisti o professionisti. Già queste, retribuzione e direttore, sono due garanzie essenziali per l’Ordine. Non è, come scrive il “nostro” Segretario dell’Ordine, che lo stesso Ordine dà una tessera a chiunque scrive un certo numero d’articoli, lo dovrebbe sapere bene, visto che è il Segretario. Ma la cosa più triste e dolorosa, che ha ferito tutti i Colleghi pubblicisti che leggono questo suo intervento è quando scrive “li possiamo costringere ad avere un’etica, a rispettare certi principi e lo possiamo cacciare dall’Ordine se stupra bambini, o cosa meno grave, se fa pubblicità. Se un medico vuole fare il giornalista, lo faccia, ma senza fare pubblicità, perché i giornalisti non possono farla. Per questo c’è l’Ordine, per garantire la sicurezza di fondo”. Secondo il “nostro” Segretario i pubblicisti sono giornalisti senza etica, che non rispettano certi principi, ma che sono costretti a farlo perché hanno la tessera dell’Ordine… non perché svolgono questa professione. Sembra poi che i pubblicisti passino il tempo a stuprare i bambini o a fare pubblicità. Personalmente qui, permettetemi di indignarmi ! E’ un gettare fango gratuito sulla categoria chiamando in causa – a mio avviso – il più grave atto che si possa compiere su un bambino: lo stupro. Mi dica il “nostro” Segretario quanti pubblicisti l’Ordine, dalla sua istituzione negli anni ‘60 ad oggi, ha radiato per aver stuprato bambini. Sorvoliamo poi sul discorso pubblicità, anche se non capisco perché il “nostro” Segretario citi i Colleghi che svolgono anche la professione medica. Se ci sono stati dei casi l’Ordine, giustamente, è intervenuto in maniera drastica, e generalmente hanno interessato casi di Colleghi professionisti, specialmente del settore televisivo, che tra l’altro guadagnano già bene senza bisogno di fare pubblicità. Se non ci fossero i 70.000 pubblicisti l’Ordine con soli 20.000 professionisti non potrebbe campare, in quanto perderebbe diversi milioni di euro, miliardi delle vecchie lire. Ma il punto non è questo. I pubblicisti sono giornalisti a tutti gli effetti, riconosciuti per legge, iscritti ad un albo professionale, che hanno un etica professionale, rispettano le norme deontologiche, e che hanno prima di tutto il rispetto della notizia, delle fonti, e dei lettori, gli utenti finali del loro lavoro. Al di là di come hanno iniziato la loro professione. Al di là del loro contratto, se l’hanno, e se non l’hanno, non è certo per loro colpa. Questi, caro Segretario dell’Ordine, sono i giornalisti pubblicisti. Non certo quelli che intende, erroneamente, lei. Franco Mariani Segretario Nazionale GUS Membro Collegio dei Garanti UCSI Nazionale EDITORIALE PUBBLICATO SULLA TESTATA DEL GUS NAZIONALE E RIPRESO DAL SITO LA COMUNICAZIONE

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