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Foto: ImagoEconomica/Fnsi
Deontologia 03 Lug 2025

Odg Liguria e Sardegna: «Sul caso Grillo corretta informazione»

Lettera aperta inviata dai due ordini regionali ad Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi, e a Carlo Bartoli, presidente del Cnog.

«Come presidenti dell'Ordine dei giornalisti della Sardegna e della Liguria abbiamo letto con un certo sconcerto un comunicato stampa dell'Osservatorio Step - Ricerca e Informazione dell'Università della Sapienza del 1° luglio che è stato firmato e condiviso dalla Cpo della Fnsi, del Cnog, da Usigrai e Associazione Giulia. Nel documento si richiamano i giornalisti che stanno seguendo il processo Ciro Grillo a Tempio Pausania "a rispettare le regole deontologiche". Il richiamo è sempre valido per ogni giornalista: l'impostazione della nota autorizza però a credere che la generalità o la gran parte dei colleghi impegnati sul caso stia agendo in violazione delle nostre regole deontologiche, e su questo non possiamo concordare. Se ci sono singoli casi condannabili, siano segnalati e valutati com'è giusto. Ma non riteniamo corretto gettare un discredito generalizzato sui tanti colleghi che da anni seguono con scrupolo il caso Grillo». Inizia così la lettera aperta, pubblicata sui social giovedì 3 luglio 2025, che i presidenti dei due Ordini dei Giornalisti della Sardegna e della Liguria Tommaso Fregatti e Giuseppe Meloni hanno inviato a Carlo Bartoli, presidente del Consiglio nazionale Ordine Giornalisti e ad Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi.

«Coi nostri Ordini siamo impegnati quotidianamente a diffondere il rispetto delle regole a tutela della corretta informazione. Purtroppo, dobbiamo constatare che quello stesso comunicato trascura e istiga alla violazione di alcune importanti norme del codice deontologico da poco entrato in vigore. Dal diritto di presunzione di innocenza allo spazio a tutte le parti che il cronista deve dare nel processo - prosegue la nota -. È il nostro stesso codice deontologico che ci obbliga a scrivere "presunto" quando parliamo di un colpevole o di una violenza. Così come raccontare il pianto in aula di Ciro Grillo, come è stato per quello della vittima nelle precedenti udienze. Non capiamo se quanto affermato nel comunicato sia da intendere nel senso che i cronisti avrebbero dovuto omettere un simile particolare: se si intende questo non siamo d'accordo, dato che il rispetto della verità dei fatti è il nostro primo obbligo. Né riteniamo che il solo fatto di descriverlo (se fatto nella maniera corretta) significhi empatizzare con l'imputato. Da sei anni i cronisti e gli inviati (tra cui molte donne che sostengono questa nostra iniziativa, e alcune fanno anche parte degli organismi di categoria) raccontano la vicenda di Tempio Pausania. I ragazzi, indagati prima, e imputati poi (ma non ancora condannati) hanno nome e fotografie quasi ogni settimana su giornali, agenzie e siti internet. Rammentiamo – concludono gli Ordini regionali - anche che gli Ordini della Sardegna e della Liguria hanno presentato lo scorso lunedì un'istanza per chiedere di assistere alle udienze finali che è stata accolta dal presidente del tribunale e del collegio. Questo è stato possibile proprio in virtù di un codice deontologico che tutela chiaramente vittime e imputati». (anc)

@fnsisocial

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