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Inpgi 06 Feb 2009

Pubblicata in Gazzetta: è legge la modifica alla normativa sui prepensionamenti

Le nuove norme frutto di un confronto che dura da oltre un decennio.

Le nuove norme frutto di un confronto che dura da oltre un decennio.

“Si tratta di una svolta storica per l’Inpgi che va letta nei suoi profili giuridici, di sostenibilità del sistema previdenziale e di equità”. E’ questo il primo commento del Presidente dell’Istituto di Previdenza dei Giornalisti Italiani alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (n. 22 – supplemento ordinario n.14/L) dell’emendamento alla legge 416, con il quale sono stati posti a carico dello Stato i costi derivanti dai prepensionamenti nel comparto giornalistico. Il testo è contenuto nell’art. 19 della legge n. 2 del 28 gennaio 2009 che ha convertito il decreto legge 29 novembre 2008, n. 185 (il cosiddetto “Decreto anticrisi”). Per effetto della norma, l’Inpgi riceverà annualmente dal Ministero del Lavoro 10 milioni di euro a copertura dei prepensionamenti effettuati dalle aziende che occupano giornalisti professionisti presso quotidiani e agenzie di stampa. Di fatto viene sancito in via definitiva il principio che i lavoratori del comparto editoriale debbano avere la stessa copertura prevista da questo ammortizzatore sociale per le altre categorie. Infatti questi costi, sin dall’entrata in vigore della 416, non sono posti a carico dell’Inps in presenza di crisi aziendali che riguardino i lavoratori poligrafici addetti alle aziende editrici di quotidiani o agenzie di stampa. L’Istituto, dopo aver sostenuto costi per decine di milioni di euro per oltre vent’anni, in futuro non dovrà più farsi carico di nessuna spesa legata ai prepensionamenti che oggi costano in media circa 500 mila euro per ogni giornalista che abbandona anticipatamente il lavoro. Questo costo, estremamente rilevante, ricomprende l’accredito di contributi figurativi fino a cinque annualità, l’erogazione anticipata della pensione e la maggiorazione della quiescenza proprio in virtù della contribuzione figurativa. Il costo storico medio annuale per ciascun prepensionato si colloca intorno ai 60 mila euro. Sul fondo costituito per legge ricadrà interamente questa cifra fino a che il giornalista non avrà raggiunto l’età per la pensione di vecchiaia; dopo di che sul fondo in questione graverà soltanto il costo della quota di pensione afferente lo scivolo. “E’ stato molto importante, se non determinante – continua il Presidente Camporese – il lavoro condotto dal precedente Cda a guida Gabriele Cescutti e la competenza del Direttore Generale Arsenio Tortora che, per primo, aveva sollevato l’ipotesi di un profilo di incostituzionalità della norma nel punto in cui prevedeva che fosse l’Inpgi a sostenere i costi. Il nuovo Cda, come suo primo atto, aveva dato mandato al professor Baldassarre, Presidente Emerito della Consulta, di sostenere davanti al Tar questa tesi. La decisione del Parlamento conferma la sostenibilità dell’eccezione costituzionale. Spetta ancora una volta allo Stato, e non certo all’Inpgi, decidere se questa norma vada applicata anche ai giornalisti dei periodici esclusi fin dalla prima formulazione della legge negli anni ’80. Le Parti sociali, Fnsi e Fieg, hanno pubblicamente più volte manifestato questa necessità come fondamentale in un momento di grave crisi del settore. La norma divenuta legge in questi giorni si situa in un quadro che vede, per il 2009, 378 giornalisti dei quotidiani e delle agenzie di stampa aver maturato i requisiti per un eventuale prepensionamento a seguito di stato di crisi aziendale. A questo numero si aggiungeranno coloro che matureranno i requisiti negli anni successivi. Essendo il fondo di 10 milioni annui, il numero di prepensionamenti possibili, per ipotesi nel quinquennio, deriverà dalla rotazione interna al fondo, cioè dal numero di anni di anticipazione della pensione. Dai calcoli fatti dall’Istituto, nel primo anno di applicazione potranno accedere circa 160 giornalisti complessivamente. Negli ultimi cinque anni sono stati registrati accessi per 65 unità, con una spesa totale sostenuta dall’Inpgi di circa 21 milioni di euro. E’ evidente che la dotazione finanziaria stabilita appare sufficiente a coprire ampiamente il costo storico evidenziato, anche se le Parti sociali non hanno mancato di sottolineare l’acutizzarsi della crisi nel settore a livelli molto superiori a quelli degli ultimi anni. Il fondo costituito per legge sarà gestito dall’Inpgi con le stesse modalità procedurali attuali che prevedono l’emissione di un Decreto da parte del Ministero del Lavoro, di concerto con quello dell’Economia (a seguito di un accordo in sede sindacale), che fissa il numero degli aventi diritto e la decorrenza. “L’equità della norma – conclude il Presidente Camporese – risiede in un principio generale che impedisce per il futuro di depauperare le pensioni dei giornalisti in virtù di un costo esterno e non sindacabile. Allo stesso tempo l’Inpgi continua a farsi carico, senza alcun ristoro di origine contrattuale, dei costi di cassa integrazione che nel 2008 sono stati di circa 600 mila euro per la sola prestazione. Va anche detto che l’Istituto ha varato negli scorsi anni una riforma rilevante che pone in equilibrio il sistema previdenziale nelle sue proiezioni future per quei giornalisti che entrino oggi nella professione o che abbiano un’età inferiore ai 50 anni. Si è trattato di un atto di grande responsabilità che dimostra come la categoria abbia saputo fare la propria parte accettando una decurtazione non indifferente delle pensioni future. Il sistema degli ammortizzatori sociali resta fondamentale per sostenere i redditi dei colleghi in difficoltà e le crisi delle aziende editoriali, ma non può prescindere da una sostenibilità generale del sistema così come è stato messo in luce dalla nuova normativa di legge. Un coerente lavoro di confronto con le Parti sociali può e deve essere perseguito per una condivisione di responsabilità che attiene anche alla dinamica del mercato del lavoro. La forte diminuzione dei contratti a tempo indeterminato e l’aumento esponenziale di quelli a termine non possono che rappresentare ulteriori ineludibili preoccupazioni sul futuro dell’informazione e sulla sostenibilità del sistema previdenziale”.

@fnsisocial

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