La giornalista ucraina Viktoriia Roshchyna è morta durante la prigionia dopo essere stata catturata dai russi nel 2023, mentre stava lavorando nei territori occupati. Due anni dopo, nel febbraio scorso, il suo corpo è stato restituito alla famiglia. Un cadavere mummificato, quasi irriconoscibile, sul quale sono rimasti indelebili i numerosi segni di tortura, tra cui abrasioni e contusioni su diverse parti del corpo e una costola rotta, così come l'assenza di alcuni organi interni.
È quanto emerge da un'indagine realizzata dalle autorità ucraine e raccontata da Ukrainska Pravda, la testata per la quale la reporter ucraina lavorava come freelance. Un medico legale internazionale consultato dal giornale ucraino ritiene che l'assenza di diversi organi interni, tra cui il cervello, i bulbi oculari e parte della trachea, possa aver nascosto prove che la morte sia stata causata da strangolamento o soffocamento.
Ukrainska Pravda ha dedicato alla giornalista il ‘Viktoriia Project', iniziativa internazionale lanciata il 29 aprile 2025 da Forbidden Stories con il coinvolgimento di organi di stampa di tutto il mondo - tra cui Guardian, Washington Post, Le Monde, Der Spiegel - per indagare sulle circostanze della prigionia di Roshchyna e sugli ucraini tenuti prigionieri in Russia.
«La Russia non perde occasione per mostrare la sua spregevole brutalità nei confronti degli ucraini uccidendo e torturando, come nel caso di Viktoriia Roshchyna, una coraggiosa giornalista ucraina, che è stata brutalmente non solo uccisa, ma anche torturata», ha detto la portavoce della Commissione Ue Anitta Hipper, aggiungendo che il coraggio di Roshchyna «sarà sempre ricordato». (anc)