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Foto: Agenzia Dire da www.dire.it
Vertenze 24 Gen 2024

Altri due giorni di sciopero all'agenzia Dire. I giornalisti: «Pagare subito gli stipendi»

Il Cdr proclama l'astensione dal lavoro per giovedì 25 e venerdì 26 gennaio 2024. «Inaccettabile pensare che lo stallo sul fronte giudiziario possa ricadere a cascata sui lavoratori», la denuncia. La Fnsi, al fianco dei colleghi dall'inizio della vertenza, rinnova la solidarietà  alla redazione.

Il Cdr dell'agenzia Dire proclama due giorni di sciopero per le giornate di giovedì 25 e venerdì 26 gennaio 2024 in assenza di rassicurazioni sul pagamento della seconda parte dello stipendio di dicembre. «Dopo aver ricevuto un modesto acconto una settimana fa, oggi – si legge in una nota pubblicata anche sul sito web dell'agenzia – l'azienda ha fatto sapere che al momento non è stata data disposizione di pagare gli stipendi stante la situazione di stallo dovuta al fermo amministrativo del ministero dell'Istruzione (legato alle vicende giudiziarie della precedente proprietà) che ha colpito l'azienda all'inizio di dicembre e che, a catena, ha provocato il 29 dicembre la sospensione del corrispettivo di Palazzo Chigi alla società Com.e e dell'iscrizione della Dire all'elenco delle agenzie di rilievo nazionale».

Il Cdr reputa questa posizione «irricevibile» e dichiara sciopero, chiedendo all'editore di «pagare subito gli stipendi dovuti ai suoi giornalisti e ai colleghi grafici. I lavoratori – rimarcano i rappresentanti sindacali – non possono pagare per la situazione di difficoltà che si è creata, tanto più trattandosi dello stipendio del mese scorso. Anche i colleghi licenziati, ad oggi, hanno ottenuto solo questo acconto e non hanno ricevuto le spettanze relative a mensilità dovute e Tfr».

Per il Comitato di redazione «è inaccettabile pensare che lo stallo sul fronte giudiziario possa ricadere a cascata sui lavoratori, lasciandoli senza stipendio, così come erano inaccettabili le 'sospensioni di Capodanno' (di cui abbiamo chiesto il ritiro in tutte le sedi e senza sosta, l'ultima volta con uno sciopero la settimana scorsa), anch'esse forma di pressione mirata a far risaltare la drammaticità del blocco della terza rata del 2023 da parte di Palazzo Chigi alla società Com.e».

Denunciano poi i giornalisti: «L'editore, non più tardi di due giorni fa, ha incontrato il Cdr e chiesto un segnale di unità e compattezza per superare questo momento di difficoltà. Ma quale unità ci può essere se all'indomani di questa dichiarazione di intenti assistiamo alla scelta dell'azienda di non pagare gli stipendi fino a che la situazione del fermo non si sia chiarita? I lavoratori rigettano questa impostazione e tornano a ribadire l'urgenza di fissare l’incontro con il tavolo sindacale (programmato per il 17 gennaio scorso ma annullato dall'azienda all'ultimo momento) per discutere della situazione di crisi, ormai conclamata, in cui versa l'agenzia».

Il Cdr torna infine a ribadire «la richiesta di ritiro delle sospensioni nonché dei licenziamenti, 11 il 28 dicembre (scesi a 11 dagli iniziali 14 dopo il reintegro di tre colleghi) e uno arrivato il giorno dopo per motivi disciplinari» e, annunciando iniziative di mobilitazione per i prossimi giorni, a chiedere «alla politica tutta di attivarsi per cercare – per quanto nelle rispettive competenze – una soluzione a questa situazione che ci pare ogni giorno di più senza via d'uscita. La storia di un'agenzia che esiste e lavora in modo serio da quasi 40 anni non può finire così. E non possono essere i 120 lavoratori a pagare gli errori della precedente proprietà e nemmeno una gestione attuale che – concludono i rappresentanti sindacali – non tiene in conto i lavoratori come prima e unica risorsa aziendale».

Al fianco dei giornalisti, come sempre sin dall'inizio della vertenza, si schiera la Fnsi, che rinnova la solidarietà alla redazione.

@fnsisocial

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