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Il sottosegretario all’Editoria, Alberto Barachini (Foto: ImagoEconomica/Fnsi)
Istituzioni 24 Mag 2025

Barachini: «La notizia è un bene fragile, servono guard rail etici e normativi»

Il sottosegretario con delega a Informazione e Editoria: «Dobbiamo evitare che i dati sensibili, quelli che influiscono sulla coscienza critica, diventino di proprietà di persone che ne fanno un utilizzo non corretto. Gli Over The Top stanno facendo gli editori anche se non hanno le stesse responsabilità e gli stessi vincoli. È necessaria un’informazione che abbia solide basi professionali».

«Il flusso dei fatti può modificare radicalmente la coscienza democratica e la partecipazione democratica delle persone», lo ha detto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega a Informazione e Editoria, Alberto Barachini, intervenendo sabato 24 maggio 2025 al Festival dell'Economia di Trento.

Oggi, ha proseguito Barachini, le cui parole sono state riportate dall’agenzia Ansa, «il dato è talmente raffinato» che si arriva a capire «quale area di un determinato quartiere può essere più o meno sensibile ad un tipo di informazione e addirittura un taglio dell'informazione e ad una selezione ulteriore di quella stessa informazione».

Ma - ha sottolineato Barachini - «l’informazione, il giornalismo, la notizia non è un prodotto ma un bene fragile, è un bene che produce un effetto sulla coscienza critica e democratica e quindi deve essere considerato diversamente»: si tratta - avverte - «di stabilire quali possono essere dei guard rail etici, dei guard rail normativi, per evitare che i dati sensibili, quelli che influiscono appunto sulla coscienza critica diventino di proprietà di persone che ne fanno un utilizzo non corretto».

È un tema che riguarda anche gli Over The Top, che «stanno facendo gli editori anche se non hanno le stesse responsabilità, gli stessi oneri, gli stessi vincoli. Non possiamo consentire che i titolari di informazioni nazionali, quindi anche di un pluralismo informativo, diventino soggetti esterni al nostro Paese» che sono, l'accenno è a Tik Tok e alla Cina, «a volte governati direttamente da chi controlla l’autorità politica». C'è «una governance non chiara”, «non sappiamo esattamente chi detiene dato e come viene utilizzato».

Barachini ha poi sottolineato come sia necessaria una «informazione che abbia solide basi professionali», e servano «editori il più possibile liberi, lontani da interessi politici o ideologici».

Non è mancata «una polemica continua sulla validità del sostegno pubblico all'informazione: è corretto? Non è corretto? Come va organizzato?», ha ragionato, rilevando che «in Europa, soprattutto mondi come la Germania e la Francia, oggi ci guardano con attenzione».

Sistemi di sostegno «esistono anche in quei Paesi, per esempio la Francia spende 4 volte quello che spendiamo noi per sostenere l'agenzia di stampa francese Afp». Ma sta anche accadendo che «in Europa, soprattutto in mondi come la Germania e la Francia, i governi, i parlamenti, si stanno rendendo conto che se non operano un sistema di difesa del sistema integrato dell'informazione nazionale verranno raccontati da realtà che non sono più quelle del Paese: da una parte, certamente, è un ulteriore contributo pluralistico alla narrazione, ma è anche un rischio, perché io vengo raccontato da un Paese diverso dal mio, e bisogna vedere con che interesse viene fatto».

C'è un cambiamento di visione rispetto a «quando, all'inizio del nostro lavoro, andavamo ai vertici europei per parlare con le altre autorità governative che si occupano di informazione, e presentavamo il nostro modello di sostegno all’editoria», ha ricordato Barachini. È stato «faticoso spiegare che il nostro supporto non è collegato a realtà specifiche ma disteso su tutto il sistema editoriale. Noi facciamo un'azione a larga scala, a largo raggio, non è che scegliamo gli editori da sostenere». (anc)

@fnsisocial

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