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Usigrai 10 Dic 2015

Congresso Usigrai, dibattito all’insegna dell’unità Gli interventi di Camporese, Borrometi e Giulietti

Entrano nel vivo i lavori del 14° Congresso dell'Usigrai. Nel corso della seconda giornata di assemblea sono intervenuti, tra gli altri, il presidente dell'Inpgi, Andrea Camporese, il portavoce di Articolo21, Beppe Giulietti, e il giornalista Paolo Borrometi, minacciato dalla mafia per via delle sue inchieste.

Entrano nel vivo i lavori del 14° Congresso dell'Usigrai. Nel corso della seconda giornata di assemblea sono intervenuti, tra gli altri, il presidente dell'Inpgi, Andrea Camporese, il portavoce di Articolo21, Beppe Giulietti, e il giornalista Paolo Borrometi, minacciato dalla mafia per via delle sue inchieste.

Secondo giorno del Congresso dei giornalisti Rai, oggi, a Galzignano Terme. Dopo l’apertura dei lavori e gli interventi, tra gli altri, del segretario uscente, Vittorio Di Trapani, del segretario della Fnsi, Raffaele Lorusso, del direttore generale della Rai, Antonio Campo Dall’Orto, l’assise dell’Usigrai ha ospitato oggi gli interventi di Andrea Camporese, presidente dell’Inpgi, Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo21, e Paolo Borrometi, giornalista sotto scorta de LaSpia.it e co-autore del libro “Io non taccio”.
La mattinata è stata aperta proprio dall’intervento di Borrometi, che ha chiesto ai presenti di “recuperare la voglia di stare accanto ai colleghi con fatti concreti: riprendiamo le inchieste dei colleghi che per quelle inchieste pagano. Il sindacato si può dividere sulle idee, ma non sugli uomini". Borrometi, costretto a fuggire a Roma, ha ricordato "il titolo del quotidiano ‘La Sicilia’, che parlava di mafia inesistente" per stigmatizzare quei colleghi che scambiano "il mio grido di dolore per il canto isterico di una persona sofferente".
"Questo sindacato deve stare accanto ai colleghi delle periferie - ha detto ancora -. Dobbiamo fare rete. La mafia riesce a fare rete, lo stato spesso non riesce a fare rete. Facciamo squadra tra i giornalisti, cerchiamo di fare capire all'esterno che non ci possono comprare a fette". 
Il presidente dell’Inpgi si è invece soffermato sullo stato di salute dell’ente di previdenza dei giornalisti italiani e sulla manovra approvata lo scorso luglio dal Cda dell’istituto, una riforma “che può subire critiche, ma era inevitabile”, ha detto Camporese spiegando che "un collega assunto oggi, grazie a quella riforma, avrà una pensione superiore di quasi il 20% al netto di tutte le riforme e di tutti i tagli. Questo perché c'è un sistema secondo cui al crescere del reddito diminuisce il rendimento".
“L’Inpgi – ha proseguito il presidente - ha due miliardi di patrimonio accantonato e non è fallito, anche se subisce una difficoltà di grande rilievo. Mentre il paese perdeva il 3,8% di occupazione, il giornalismo italiano perdeva tra il 18 e 19%. Negli ultimi sette anni il calo è stato sei volte superiore a quello del paese. Sarebbero servite quattro leggi di stabilità solo per coprire quel buco”. 
Mentre un segnale positivo “è dato dal fatto che negli ultimi mesi ci sono state 400 assunzioni grazie agli sgravi”, ha poi commentato Camporese, che ha concluso il suo intervento parlando del confronto tra Fnsi e Fieg: “Il tema del perimetro del giornalismo e del suo inquadramento è rilevante e deve essere messo al centro della trattativa sindacale. Occorre ridefinire le tutele, sapendo che le risorse non cresceranno. Oggi le figure, cosiddette impure, sono considerate parte fondamentale del flusso informativo. Dobbiamo includere questi soggetti, garantendo tutele diverse".
Infine Giulietti ha risposto nel suo intervento alle ipotesi di una sua elezione a presidente della Fnsi ribadendo la necessità di creare e condividere un percorso comune: "Ho risposto di no sino ad oggi e non cambio opinione, se non ci saranno fatti nuovi, perché il mio non era un no umorale", ha detto alla platea spiegando che “l'unanimità è proprio quella che non invoco. Unanimità su che? Sulla simpatia umana? Deve esserci consenso su un percorso. Se non c'è chiarezza sugli obiettivi, non sono disponibile". 
"Il sindacato non è un partito - ha sottolineato Giulietti -, non è una corrente, non esistono giornalisti di serie A e di serie B, l'unico giudizio che si può dare è su quello che si manda o non si manda in onda. Qualcuno diceva: non possiamo mettere lì un vecchio bonzo, un conservatore. Io dico a loro che non hanno capito nulla. Non sopporto il meccanismo delle correnti nel sindacato, che in Rai corrisponde a una tripartizione morta trenta anni fa. Chi dovesse votarmi – ha concluso il portavoce di Articolo21- deve sapere quello a cui va incontro. Non tutti sono disponibili a candidarsi solo per avere un posto".
Chi vuole approfondire trova qui la cronaca della prima giornata. Qui invece la registrazione audio della seconda giornata a cura di Radio Radicale.

@fnsisocial

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