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Fnsi 15 Gen 2004

Editoria, Fieg: “Migliorano i bilanci ma restano le difficoltà”

Editoria, Fieg: “Migliorano i bilanci ma restano le difficoltà”

Editoria, Fieg: “Migliorano i bilanci ma restano le difficoltà”

I conti dell'editoria migliorano. Ma non si può essere troppo ottimisti, perché per le aziende editrici rimangono gravi difficoltà e ''alle luci si accompagnano ombre di provvedimenti come quello del riassetto del settore tv che comportano gravi rischi''. Lo sottolinea la Fieg, che oggi ha presentato i due tradizionali studi sui bilanci delle imprese editrici di quotidiani e sull'industria dei giornali. E avverte: servono provvedimenti che aiutino il mercato dei giornali ad espandersi facendo leva su vendite e pubblicità. Lo scenario che emerge, spiegano gli editori, (due le indagini messe a punto da Fieg e per i bilanci da Deloitte &Touche) ''è quello di un migliorato contesto finanziario del settore, testimoniato da un risultato aggregato che è stato positivo nel 2002 e che probabilmente lo sarà anche nel 2003''. Ma ''per le aziende editrici permangono gravi difficoltà legate ad una domanda interna ancora debole e a fattori esterni di natura più propriamente strutturale derivanti dal sistema distributivo e da un assetto del mercato pubblicitario nel quale i recenti sviluppi legislativi appaiono destinati a penalizzare ulteriormente la carta stampata e a rafforzare la posizione del mezzo televisivo''. Nel 2002, rilevano gli editori, la contrazione di alcune significative voci di spesa e ''il sia pur lieve incremento di fatturato delle imprese editrici di quotidiani hanno determinato un forte incremento del margine operativo lordo salito a 324,4 milioni di euro (+42,5% rispetto al 2001). Ne è derivato un utile aggregato dopo le imposte di 224,8 milioni di euro, il 54,9% in più rispetto all'anno precedente, anche se lontano dal massimo storico raggiunto nel 2000 (298,4 milioni di euro)''. Sul fronte dei ricavi, il fatturato editoriale è aumentato del 2,5%. Questo malgrado la flessione delle copie vendute e dei ricavi pubblicitari. A bilanciare la situazione è servito l'aumento del prezzo di vendita dei quotidiani verso la fine di febbraio 2002 (in media il 13%) ''piuttosto rilevante - dice Fieg - e comunque tale da compensare le minori quantità di venduto''. Inoltre, secondo gli editori, bisogna considerare le molte iniziative, soprattutto quelle caratterizzate da vendite abbinate di quotidiani ed altri prodotti editoriali e non, ''che hanno introdotto una cospicua fonte di ricavo nella tradizionale catena del valore dei giornali''. Sul fronte dei costi, le difficoltà del momento hanno costretto il management editoriale ad adottare ''strategie di contenimento molto rigorose'', nota la Fieg. I costi operativi sono diminuiti nel 2002 dello 0,6% rispetto al 2001 con un calo per le spese di approvvigionamento di materie prime (-13,5%) e di acquisizione di servizi (-2%). Quanto al costo del lavoro, il tasso di crescita è stato piuttosto contenuto (+1,4%). Nel 2002 le vendite medie a numero dei quotidiani sono calate rispetto al 2001 (-4,1%) attestandosi su un livello di 5,8 milioni di copie. Livello ''che ha riportato la situazione indietro di qualche anno'', dice la Fieg. Ridimensionate (-5%) anche le vendite complessive annue. Dai primi dati del 2003 si registrano però, soprattutto per i quotidiani, ''segnali incoraggianti di ripresa sul piano diffusionale''. Confortanti i dati sui lettori: ''I dati Audipress relativi alla prima parte del 2003 indicano, rispetto all'ultimo quadrimestre del 2002, un incremento del numero dei lettori di quotidiani nel giorno medio (+1,1%) e quindi un ampliamento dell'indice di penetrazione dal 38,9% al 39,3%. E mentre al nord e al centro gli indici di lettura e di penetrazione sono restati pressochè fermi, un forte incremento si è verificato nelle regioni meridionali (+5,1%) con un indice di penetrazione passato dal 26% al 27,3%''. Sul piano della pubblicità, il 2002 ha fatto registrare una ulteriore flessione della stampa. La sua quota di mercato (41% nel 2000) è scesa al 39,4%, mentre la tv è salita di due punti (dal 51,3 al 53,3%). ''In un mercato in flessione - nota la Fieg - le tv, sia pure con una variazione minima (+0,5%) hanno incrementato il loro fatturato pubblicitario''. Processo continuato nel 2003 con una quota televisiva salita al 54,9% e quella della stampa scesa al 37,5%. Mentre nella media degli altri paesi europei la quota di un mercato della stampa si aggira intorno al 55% e quella della tv supera di poco il 29%. In conclusione, emerge insomma come ''ad un 2002 in discesa sia subentrato un 2003 la cui curva di crescita è nella parte piatta, ma con prospettive abbastanza positive le quali dipendono però anche da un'azione politica industriale in grado di dare ossigeno e slancio alle imprese del settore''. ''Qualcosa di positivo è stato fatto'' e Fieg cita un ventaglio di provvedimenti (credito agevolato al credito di imposta sugli investimenti e sugli acquisti di carta) che rivelano ''segni di disponibilità''. Restano le ''ombre'' di provvedimenti come quello del riassetto del settore tv ''che comportano gravi rischi, riconducibili agli effetti probabili di un ulteriore drenaggio di risorse pubblicitarie da parte della tv, alla riduzione dei margini di competitività della carta stampata, all'ulteriore spinta verso la concentrazione in un sistema integrato dei media allargato a dismisura. Cosa serve? Provvedimenti in grado di creare le condizioni perché il mercato dei giornali possa espandersi facendo leva su vendita e pubblicità, dice la Fieg. E se molto è stato fatto sull'ammodernamento produttivo, molto resta da fare per un più equilibrato assetto del mercato pubblicità, della rimozione dei vincoli di cui è ancora soggetto il circuito distributivo, del miglior funzionamento e minore onerosità di servizi come poste e trasporti, dello sviluppo della home delivery, per l'allentamento dei vincoli derivanti da legislazione fiscale e sociale, della promozione della lettura giovanile. (ANSA)

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