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Un momento del presidio #VoceAiGiornalisti organizzato a Parma lo scorso giugno
Vertenze 02 Ago 2018

Giornalisti non dipendenti di Libertà  e Gazzetta di Parma, i nodi restano. Trattativa rinviata a settembre

Aumento dei minimi considerati dai lavoratori «sotto la soglia di dignità », con articoli pagati sia a Parma che a Piacenza anche 5, 8 o 12 euro lordi; rimborsi spese ancora non riconosciuti e collaborazioni 'infragruppo' da regolamentare sono i temi al centro della vertenza.

Nessun riconoscimento dei minimi contrattuali per i compensi dei cococo impiegati nei quotidiani, qualche timida apertura sui rimborsi spese e l'aggiornamento del tavolo di trattativa a settembre per i giornalisti non dipendenti di Editoriale Libertà di Piacenza e Gazzetta di Parma. Restano, quindi, ancora tutti sul tavolo i nodi da sciogliere sollevati da Fnsi, Aser e dagli stessi Cdr dei due quotidiani emiliani e denunciati in una manifestazione di piazza nel giugno scorso. Aumento dei minimi considerati dai giornalisti «sotto la soglia di dignità», con articoli pagati sia a Parma che a Piacenza anche 5, 8 o 12 euro lordi; rimborsi spese ancora non riconosciuti e collaborazioni 'infragruppo' da regolamentare sono i temi al centro della vertenza.

«Registriamo la disponibilità di entrambe le parti a trattare sui rimborsi spese, e a Parma anche una proposta che riporta il pagamento di alcuni articoli a condizioni precedenti al cambio di grafica del quotidiano e quindi meno penalizzanti per i giornalisti – premettono Mattia Motta della segreteria Fnsi e presidente Clan e Serena Bersani, presidente Aser – ma valutiamo le risposte date dall'avvocato Alessandro Miglioli, vicepresidente di Libertà, e dall'amministratore delegato di Gazzetta di Parma, Matteo Montan, ancora insufficienti sul punto centrale della vertenza: il riconoscimento dei minimi tabellari previsti dal contratto di lavoro giornalistico».

«Contrariamente a quanto hanno sostenuto gli editori delle due testate emiliane – proseguono Motta e Bersani – ci auguriamo che la Fieg non ritenga valido il concetto giuridico di 'demoltiplicatore' per le collaborazioni che queste aziende stanno applicando. Rivendicare ciò che la magistratura ha cassato, e configurare così uno sfruttamento legalizzato dei cococo con compensi da fame sarebbe un fatto grave che colpirebbe, prima dei giornalisti precari, l'autorevolezza delle aziende editoriali. Mettere sul tavolo di un Prefetto delle norme cassate dalla magistratura spacciandole per attuali e 'validate' dalla Fieg non è stato né un bello spettacolo né può essere considerato elemento su cui incardinare un confronto serio sulle condizioni di lavoro dei giornalisti non dipendenti».

Il confronto proseguirà a settembre. Intanto le assemblee dei giornalisti precari di Piacenza e Parma restano in stato di agitazione. «Non si esclude, a questo punto, nessuna azione di protesta. Perché è parso evidente che armonizzare i compensi sulla base dell'Accordo contrattuale sul lavoro autonomo produrrebbe impatti economici del tutto compatibili con i bilanci e piani di rilancio delle due aziende», commentano i lavoratori.

@fnsisocial

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