«Sabato scorso John Elkann ha respinto l'offerta di acquisto della Juventus con un video messaggio e la precisazione che 'la squadra, la nostra storia e i nostri valori non sono in vendita'. Vale per il calcio, ma non per il nostro giornale e i suoi oltre 150 anni di storia. Storia che si può serenamente svendere, senza nemmeno curarsi di capire a chi». Così il Cdr del quotidiano La Stampa, in un comunicato pubblicato anche sul sito web del giornale lunedì 15 dicembre 2025.
«Anche se negata per mesi - prosegue il Cdr -, la scelta della proprietà è dismettere l'intero gruppo Gedi, compresa Repubblica, le radio e le altre testate. La Stampa fa - anche se a questo punto è ormai tempo di scrivere, faceva - parte della stessa famiglia e dello stesso grande gruppo industriale che si sta via via disgregando, distruggendo valore e valori, dal 1926. Abbiamo profonde radici a Torino, nel Piemonte e nel Nord Ovest, guardiamo e parliamo all'Europa e al mondo. Difendiamo la nostra Costituzione e i valori ereditati da Norberto Bobbio e Galante Garrone e sempre tramandati. Siamo europeisti, democratici e sostenitori convinti e innamorati del pluralismo e della libertà di informazione. Valori fondanti non solo di un quotidiano come il nostro, ma di una Repubblica che può dirsi davvero democratica».
Lo scorso 30 novembre, «dopo l'assalto alla nostra redazione - conclude il Cdr -, anche John Elkann ha portato la sua solidarietà. Si è rivolto ai colleghi e alle colleghe parlando alla prima persona plurale, con l'inteso che proprietà, direzione e redazione fossero un tutt'uno. Menzogne. Nemmeno quindici giorni dopo è arrivata la dichiarazione ufficiale di Exor e la conferma della volontà di uscire dal settore dell'editoria. Gedi ceduta a un investitore greco, La Stampa chissà. Alla delusione si aggiungono amarezza, sconcerto e preoccupazione per i destini di lavoratori e lavoratrici. Non solo giornaliste e giornalisti, ma personale poligrafico e tecnico, amministrativo e collaboratori tutti. Posti di lavoro e vite di cui temiamo il governo non abbia troppa intenzione di farsi carico, almeno a giudicare dal palco di Atreju di ieri. La vendita del gruppo Gedi è stata menzionata dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni giusto il tempo di polemizzare con i suoi avversari politici, senza dare rassicurazioni sulle sorti di 1.300 lavoratori e lavoratrici». (mf)
La solidarietà del Cdr de Il Messaggero alle colleghe e ai colleghi delle testate Gedi
Il Cdr de Il Messaggero esprime solidarietà alle colleghe e ai colleghi delle testate del Gruppo Gedi, La Repubblica e La Stampa, che hanno proclamato lo stato di agitazione dopo l'annuncio della proprietà che conferma la cessione dei due giornali, senza che alcun progetto industriale sia stato esplicitato o illustrato alle redazioni.
Ancora una volta il settore della carta stampata, linfa e colonna dell'intero sistema dell'informazione in quanto fucina di notizie, rischia di essere svenduto. Tutto ciò nel vuoto dato dall'assenza di una visone generale di cosa e come dovrà essere l'informazione del futuro. E a farne le spese sono i giornalisti.