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Giornalisti 12 Gen 2016

Il caso “Piazzapulita” e il diritto a tutelare le fonti, Fnsi accanto ai cronisti: «Precedente pericoloso»

Per aggirare il segreto professionale del giornalista e risalire all’identità della fonte, la Procura di Roma ha chiesto di sequestrare il servizio “incriminato” rivolgendosi all’editore, che non può opporsi, invece che al giornalista, che invece avrebbe appunto avvalersi della facoltà, prevista dall’ordinamento giuridico, di tutelare il suo informatore. «Quanto accaduto non dovrà più ripetersi», interviene perentoria la Fnsi.

Per aggirare il segreto professionale del giornalista e risalire all’identità della fonte, la Procura di Roma ha chiesto di sequestrare il servizio “incriminato” rivolgendosi all’editore, che non può opporsi, invece che al giornalista, che invece avrebbe appunto avvalersi della facoltà, prevista dall’ordinamento giuridico, di tutelare il suo informatore. «Quanto accaduto non dovrà più ripetersi», interviene perentoria la Fnsi.

La Fnsi dalla parte dei colleghi di “Piazzapulita” contro la decisione della Procura di Roma di chiedere a La7 il sequestro del materiale relativo al servizio di Antonino Monteleone nel quale un agente di polizia denunciava alcune inadeguatezze degli equipaggiamenti di sicurezza in dotazione alle forze dell’ordine.
Tutto ha inizio il 26 novembre scorso, data in cui il programma di Corrado Formigli ha trasmesso il servizio «andato in onda – spiegano il segretario generale Lorusso e il presidente Giulietti – con tutte le cautele necessarie ad impedire il riconoscimento del poliziotto». Era stata la stessa fonte a chiedere di essere “coperta”, precisa la redazione di Piazzapulita in una nota, «il che rendeva palese la volontà di tutelarla da parte del giornalista che ha realizzato quell’intervista», scrivono i giornalisti della trasmissione.
Nonostante questo, però, la Procura di Roma, per risalire all'identità di quel poliziotto, ha ora disposto il sequestro del filmato integrale dell'intervista, privo quindi degli accorgimenti tecnici impiegati a tutela della fonte, rivolgendosi all’emittente, che non può esimersi dal consegnare quanto in suo possesso, invece che al giornalista che, in base ai principi che regolano la professione, avrebbe invece potuto avvalersi del segreto professionale e continuare così a difendere, come prevede il nostro ordinamento giuridico, l'identità del suo informatore.
Una decisione, questa della Procura di Roma di voler aggirare il segreto professionale, giudicata «gravissima» dalla redazione di Piazzapulita, perché «mette a rischio il libero esercizio della nostra professione, oltre che le fonti che decidono, proprio perché tutelate dal nostro segreto, di dare informazioni che, diversamente, non giungerebbero all’opinione pubblica».
«Peraltro – osservano Lorusso e Giulietti –, come ha rilevato nel suo comunicato anche la redazione di “Piazzapulita”, tale decisione si pone in oggettivo contrasto con il segreto professionale dei giornalisti e con le stesse sentenze della Corte di cassazione e della Corte di Strasburgo».
I giornalisti della trasmissione chiedono quindi alla magistratura di tenere nel debito conto tali precedenti sentenze «che di norma – scrivono – comportano l’annullamento dei provvedimenti che le violano, ma troppo tardi per la tutela della fonte».
Immediata la solidarietà e il sostegno della Federazione nazionale della stampa ad Antonino Monteleone e agli altri giornalisti di “Piazzapulita”: «Condividiamo e facciamo nostre le preoccupazioni e la protesta espresse dalla redazione – fanno sapere segretario e presidente della Fnsi – e ci muoveremo in tutte le sedi affinché quanto accaduto oggi a Roma non abbia più a ripetersi e soprattutto non possa essere considerato un “grimaldello” da utilizzare per aggirare e vanificare il segreto professionale dei giornalisti. In quest’ottica ci attiveremo fin da subito per ottenere un incontro con il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Rodolfo Sabelli, al quale illustreremo le ragioni della categoria».

Foto: @PiazzapulitaLA7

@fnsisocial

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