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Cronaca 16 Mar 2007

Inchiesta Vip, Serventi Longhi: “Distinguere il diritto di cronaca dal rispetto della dignità” Franco Siddi: “Tutela e rispetto sì, atti autoritari no” Unci: “Da un caso circoscritto bavaglio a tutta l’in

Bisogna distinguere il diritto di cronaca dal rispetto della dignità delle persone: è il richiamo di Paolo Serventi Longhi, segretario generale della Federazione nazionale della stampa, a proposito dell'inchiesta di Potenza sui vip in cui è stato fatto anche il nome del portavoce del governo Silvio Sircana.

Bisogna distinguere il diritto di cronaca dal rispetto della dignità delle persone: è il richiamo di Paolo Serventi Longhi, segretario generale della Federazione nazionale della stampa, a proposito dell'inchiesta di Potenza sui vip in cui è stato fatto anche il nome del portavoce del governo Silvio Sircana.

''Non sono d'accordo con Maurizio Belpietro - afferma Serventi - che ha rivendicato il diritto di esporre un politico al pubblico ludibrio comunque, in qualsiasi circostanza, purché vi sia il 'fumus' di una notizia. Intanto non risultano inchieste giudiziarie di alcun tipo nei confronti della personalità politica indicata; in secondo luogo, è assolutamente inutile e dannoso interferire nella sfera privata delle persone: terzo, si rischia, interferendo, di prendere clamorose cantonate, rovinando la vita delle persone e dandole in pasto alle critiche più feroci''. Per il segretario della Fnsi, ''la prudenza, ma soprattutto le regole etiche della professione. impongono di rispettare la sfera della salute, della sessualità e degli altri elementi sacri della libertà individuale. Tutto il resto appartiene al rischio evidente delle iniziative giudiziarie e dei singoli contro le possibili diffamazioni''. ''Occorre quindi distinguere - conclude Serventi - l'esercizio legittimo del diritto di cronaca, soprattutto sulle inchieste giudiziarie, dal rispetto della dignità delle persone che il giornalista deve garantire per quanto attiene alla sfera privata''. (ANSA) Il Presidente della Federazione della Stampa Italiana, Franco Siddi, ha dichiarato: “Tutela della privacy sì, museruola all’informazione no. A errori e qualche eccesso non si può rispondere con provvedimenti unilaterali che non risolvono i problemi della libertà di tutti ma inducono incomprensioni e autocensure che fanno deperire enormemente il significato complessivo dell’informazione quale pilastro fondamentale della libertà dei cittadini. L’esercizio responsabile della professione giornalistica va richiamato e ribadito con forza in questa circostanza. La sfera dei diritti alla dignità di ogni persona va rispettata e ogni violazione non giustificabile e contraria ai codici deontologici va considerata e analizzata caso per caso. Non si può essere liberali di notte e autoritari di giorno. Il provvedimento del Garante della Privacy, al di là delle intenzioni, colpisce nel mucchio e determina all’origine impedimento a informare persino su circostanze definite da atti pubblici. Negli Stati Uniti, da tanti presi come modello, non sarebbe mai successo. Un Paese democratico maturo come quello non ha mai pensato di imporre, perché l’avrebbe considerata un’inaccettabile compressione dei diritti della stampa, il silenzio sull’incidente di comportamento privato del Presidente degli Usa,avvenuto alla Casa Bianca. Siamo contro i ricatti di faccendieri fotografi e anche giornalisti che scelgono di tradire il dovere professionale della libertà e della correttezza, ma per colpa di pochi non può pagare genericamente, con misure coercitive, il diritto di cronaca. E’ evidente da tutto quanto si registra in questi giorni che serve maggiore accortezza da parte di tutti, ancora di più da parte degli uomini pubblici ed è altrettanto evidente che i giornalisti comunque debbono trovare, insieme con gli organismi di categoria, una più compiuta e definita linea di comportamento deontologico”. Comunicato dell'Unione Nazionale Cronisti italiani: "Il garante per la privacy ha preso a pretesto un episodio circoscritto, sul quale peraltro indaga la magistratura, per fare di ogni erba uno sfascio e per imporre un ulteriore giro di vite all’informazione, ricorrendo a sanzioni da galera (art. 170 codice privacy) finora mai applicate. Chi sbaglia tra i cronisti paga, chi ingiuria e diffama commette reato, ma è liberticida mettere alla gogna un’intera categoria, imbavagliare e intimidire chi compie il proprio dovere a suo rischio e pericolo. Non può essere il garante della privacy a stabilire confini sulla correttezza dell’informazione e sul diritto di cronaca e a piantare paletti sulla libertà di stampa tutelata dalla Costituzione, ma la coscienza e la responsabilità del giornalista che risponde sulla propria pelle dei reati a mezzo stampa. Semmai andrebbero riservati maggiore vigilanza e un occhio più attento agli eccessi delle intercettazioni e alle responsabilità delle gole profonde nella fuga delle notizie".

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